Spettacolo dal vivo, settore in ginocchio, proposte dei sindacati: live all'aperto e sanificazione
Spettacolo dal vivo, lettera aperta inviata da Cristina Pierattini (Slc Cgil Firenze-Prato-Pistoia) a lavoratori, pubblico e istituzioni:
“A seguito dell’emergenza sanitaria causata dalla diffusione del Covid19, tutto il settore della Produzione culturale e dello Spettacolo dal Vivo è stato interessato dai provvedimenti restrittivi dei decreti ministeriali che hanno imposto la chiusura delle attività che si protrae ormai da due mesi. La peculiarità del settore è il carattere di forte socialità delle attività, siano esse quelle legate alla preparazione degli spettacoli sia la messa in scena che la rappresentazione, alla quale si somma anche la presenza del pubblico e le attività di servizi ed accoglienza dello stesso. Tale peculiarità mal si coniuga con le esigenze di distanziamento imposte dall’emergenza sanitaria: non a caso il settore è stato uno dei primi a sospendere le attività e sarà, presumibilmente, tra gli ultimi a riaprire. Un settore in ginocchio.
Siamo tutti consapevoli della criticità del momento e della necessità del rispetto delle norme che preservino la salute di tutti. Nonostante ciò non possiamo fare a meno di essere fortemente preoccupati per le prospettive di ripresa delle attività del settore. Il mondo dello spettacolo dal vivo è molto variegato: moltissime sono le tipologie di eventi, tante sono le professionalità che vi operano, professionalità che si vedono (attori, danzatori, cantanti, musicisti, mimi, figuranti) e professionalità che non si vedono ma che sono necessarie affinché tutto funzioni (registi, scenografi, datori luci, costumisti, tutto il personale tecnico, tutti gli assistenti, ma anche tutta la parte organizzativa, di accoglienza). In Italia si stimano un milione e mezzo di persone che lavorano con contratti dipendenti a tempo indeterminato (pochi), a termine, precari, intermittenti, di collaborazione, a Partita Iva in settori che vanno dalla PA passando per le fondazioni liriche, i teatri, le imprese, le cooperative e le associazioni culturali anche nel settore no profit. Oltre ad un nutrito indotto che vive attorno a questa attività industriale ed economica. Da un giorno a l’altro spettacoli ed eventi sono stati cancellati, i laboratori e le lezioni sospesi e rinviati a data da destinarsi. Occorre pertanto trovare misure di supporto sia nell’immediato che in termini di prospettiva.
LE PROPOSTE PER LA RIPARTENZA
Oltre alla messa in campo di tutti gli strumenti di sostegno al reddito subitanei e necessari per gestire la quotidianità delle persone (che al momento risultano, a nostro avviso, insufficienti sia per misura che per possibilità di accessi), occorre ripensare una possibile ripartenza e gestire la fase del dopo emergenza. Possiamo cogliere questo forzato momento di pausa per riflettere e cercare soluzioni alternative e innovative per la parte produttiva e migliorare quella che riguarda le regole che governano questa parte di mondo del lavoro garantendo diritti e tutele universali a coloro che ci trovano sostentamento. Riconvertire le attività e i progetti già programmati, ripensare i progetti da mettere in atto in attesa della riapertura, separare le fasi in relazione alla peculiarità delle attività, consentire la ripresa delle attività dei laboratori di costruzione e della manutenzione conservativa del patrimonio scenografico e di archivio (ove esista), pensare alla stagione estiva utilizzando gli spazi all’aperto delle città per allestire gli spettacoli e rimettere in moto la funzione sociale del teatro per un riavvicinamento del pubblico, prevedere sostegni per agevolare il rispetto delle norme per la limitazione della diffusione del Covid 19 quali la sanificazione degli spazi di lavoro e di quelli destinati al pubblico, prevedere e condividere con le organizzazioni sindacali un protocollo opportunamente dedicato al settore, rivedere i tecnicismi che impedirebbero lo svolgimento di alcune attività e che invece sarebbero possibili (revisione e ampliamento dei codici ATECO), riconvertire la parte dei laboratori didattici nella scuola pubblica in DAD, agevolare e praticare la formazione e riqualificazione professionale, favorire le modalità di produzione attraverso i nuovi media non in sostituzione, ma a supporto e in complementarietà con le attività canoniche e istituzionali, integrare le modalità della produzione dell’emittenza e restituire così nuova vita e vocazione, anche in chiave di diffusione delle contemporaneità, agli spazi delle sedi di trasmissione radiotelevisiva (ad esempio le sedi Rai).
Sarà necessario, e lo chiediamo con forza, mettere in atto immediatamente percorsi di confronto a tutti i livelli, istituzionali, con le imprese, con le parti sociali, per lavorare a tutte le possibili soluzioni finalizzate alla creazione e alla ricomposizione del lavoro nel settore della produzione culturale e dello spettacolo dal vivo. Avviare da subito una analisi della qualità e della quantità del lavoro di settore nel territorio, rendere dignità e senso alle professioni culturali e artistiche riconoscendone il valore attraverso la giusta remunerazione e inquadramenti contrattuali. Valutare modalità semplificate e agevolate di accesso al credito per le imprese, immettere risorse che ritornino in un circolo virtuoso alla comunità anche nell’ottica di ricostituire un tratto identitario e di tenuta sociale di cui in questo momento tanto abbiamo bisogno”.
Fonte: Cgil Toscana e Firenze - Ufficio Stampa