gonews.it

Contributi agli operatori sportivi, parla Scali (Uisp Empolese Valdelsa)

Alessandro Scali

Finalmente il decreto tanto atteso è giunto. Il Governo ha approvato importanti misure di sostegno allo sport di base: sono state definite le misure di sostegno al reddito per centinaia di migliaia di operatori sportivi e altre misure tese a garantire, attraverso il Credito Sportivo, la liquidità necessaria a riprendere l’attività per le associazioni e società sportive dilettantistiche. Attendevamo un segnale, e il segnale è giunto. Se per la definizione dei criteri per accedere al fondo di garanzia per le associazioni e società sportive bisognerà aspettare ancora qualche giorno, da martedì 7 aprile alle 14, migliaia di collaboratori sportivi hanno potuto iniziare a registrarsi sul sito di Sport & Salute per richiedere il contributo al reddito per il mese di marzo. Il primo giorno si sono già registrati 100.000 operatori sportivi.

Il segnale è di quelli importanti, quasi epocali, verrebbe da dire. Non possiamo non registrare che, per la prima volta nella storia di questo paese, il mondo sportivo di base sta beneficiando di aiuti assimilabili, per tipologia, non certo per entità, a quelli garantiti nei momenti di crisi, ai lavoratori e alle aziende degli altri settori economici. Quanto accaduto era tutt’altro che scontato perché, quando le istituzioni hanno cominciato a fare un’analisi dei comparti economici e sociali che avrebbero patito le conseguenze dell’esplosione pandemica, quello dello sport di base era non pervenuto. Se alla fine quel comparto è finito sul tavolo del Governo, lo dobbiamo alla sensibilità dei funzionari dei Dicasteri interessati (Economia e Sport), ma lo dobbiamo anche a quei soggetti del privato sociale, a partire dalla stessa UISP, che hanno posto il problema levando un grido d’allarme e una richiesta d’aiuto: il sistema era a rischio crack, come lo ha definito il Presidente Regionale dell’UISP Lorenzo Bani. Ed è inutile ribadire – lo facciamo ogni volta – quale sia il peso dell’associazionismo sportivo di base nel contesto sociale ed economico in cui questo svolge il suo ruolo attivo.

In un momento di difficoltà del sistema nel quale si fa fatica a vedere un orizzonte, il Decreto è stato dunque un elemento fondamentale, anche se non scevro da criticità, perché le somme stanziate, pur importanti, rischiano di non essere sufficienti ai bisogni di una platea vastissima. È di questi giorni il dibattito sul taglio degli stipendi dei calciatori professionisti. Un tema molto controverso all'interno della categoria che, per ovvie ragioni, riscuote una grande eco mediatica. Stiamo parlando di professionisti -appunto- il cui stipendio medio annuale in serie A supera di gran lunga in molti casi il milione di euro. Nello sport di base ci sono operatori sportivi -non professionisti- che con pochissime centinaia di euro al mese, a volte sostengono le loro famiglie. Il confronto appare stucchevole. Le misure adottate denotano quindi i limiti di un approccio alla materia sportiva che per decenni è stato inadeguato nel merito e nel metodo, ma hanno avuto l’indubbio pregio di segnare un confine netto tra un prima e un dopo. Il mondo delle associazioni e delle società sportive dilettantistiche chiede ora a gran voce che quanto accaduto sia un punto di partenza. Un’occasione per resettare il sistema, per immaginare e progettare un futuro più equo e più attento ai loro bisogni. Chiediamo quindi che, una volta passata la tempesta, giunga finalmente in porto la legge quadro sullo sport che invochiamo da sempre, che si alleggerisca il peso immane della burocrazia che grava sulle spalle di decine di migliaia di dirigenti volontari; è giunto il momento che il lavoro sportivo abbia finalmente una sua dignità e che alle organizzazioni sportive di base sia finalmente e concretamente riconosciuto il proprio ruolo sociale, erroneamente e sciaguratamente negato nella Legge di Riforma del Terzo Settore. Dopo l’emergenza ci sarà anche il problema di recuperare le risorse che lo Stato meritoriamente ha stanziato per farvi fronte, e allora il tema dell’utilizzo virtuoso dei denari pubblici nel sistema sportivo sarà centrale nelle politiche dei governi che verranno.

Insomma, se è vero che il maledetto virus ha segnato forse un limite tra due epoche e se, come da più parti sottolineato, lo sport è uno dei campi che saranno centrali nella ripartenza del paese, i tempi che verranno dovranno essere in assoluta discontinuità con quelli che li hanno preceduti. Noi saremo, come sempre, in prima fila, sperando di essere meno soli in questa battaglia per i diritti dello sport di base e che la politica, finalmente, ascolti questo mondo un po’ di più.

Alessandro Scali presidente del comitato Uisp Empoli Valdelsa

Exit mobile version