Coronavirus, Confagricoltura “Emergenza latte. Ecco le nostre richieste a Regione e GDO”
Le Organizzazioni agricole toscane hanno incontrato l'assessore regionale all'agricoltura Marco Remaschi per affrontare i problemi degli allevatori e per valutare il ruolo che può svolgere la GDO in questa fase di particolare difficoltà.
“Il latte di mucca – spiega Marco Neri, presidente di Confagricoltura Toscana – sta scontando la crisi dovuta alla chiusura dei ristoranti, dei bar e di altre attività come, ad esempio, le mense scolastiche. Quello di pecora, che ha una filiera meno strutturata, composta in larga parte da produttori piccoli e molto piccoli, vive una situazione drammatica: l'export di formaggi è bloccato e anche le vendite dirette o attraverso la rete dei mercati rionali e dei negozi di vicinato sono ferme. A questo va aggiunto un problema non nuovo, ovvero l'importazione di latte dall'estero o dalle regioni del Nord Italia a prezzi inferiori. I piccoli caseifici che fino ad oggi avevano creato i propri ricavi da canali diversi dalla Gdo sono in profonda crisi, sia per quanto riguarda i prodotti freschi che per quelli stagionati”.
Per questa ragione, Confagricoltura ha chiesto all'assessore Remaschi di farsi portavoce presso le Autorità nazionali della richiesta di ampliare il ventaglio di prodotti che già oggi vengono ritirati per essere distribuiti alle famiglie indigenti: “Oggi questo è possibile solo per i prodotti Dop – prosegue Neri – Chiediamo che lo si possa fare per tutti i prodotti stagionati: in questa fase aiuterebbe non solo le famiglie indigenti, ma anche i produttori”.
Nei riguardi della GDO, Confagricoltura ha chiesto invece di prestare attenzione ai prodotti locali, accogliendo sui propri scaffali anche quelli di aziende che fino ad oggi non hanno sottoscritto accordi commerciali con i supermercati: “La Gdo è cruciale in questa fase – conclude Neri – non solo per molti prodotti del "fresco", ma anche per le carni: con la Pasqua imminente, ci sarà il problema degli agnelli la cui carne non potrà essere venduta perché i macelli sono chiusi. Significherà una caduta consistente di reddito per gli allevatori che dovranno provvedere anche al loro successivo mantenimento”.
Fonte: Confagricoltura Toscana - Ufficio Stampa