Concerie chiuse, distretto nel silenzio: viaggio nel primo giorno di lockdown
Il Comprensorio del Cuoio si risveglia in mezzo al vuoto e al silenzio. Sembra una domenica d'agosto ma il calendario dice lunedì 30 marzo. Le strade delle zone industriali di Santa Croce sull'Arno, Castelfranco di Sotto, Fucecchio e Ponte a Egola sono libere da camion e auto, come succede raramente. Non si muove una foglia, i pochi veicoli che passano non si fermano. Il sole illumina le fabbriche quasi a spregio, come a dar loro più risalto nel momento peggiore post-crisi del 2008.L'emergenza Coronavirus ha fatto scattare il lockdown in tutta Italia e, da pochi giorni, ha chiuso le attività non necessarie. Le concerie, così come i calzaturifici e le altre realtà produttive del distretto del cuoio, hanno i cancelli e i portoni chiusi. Dalla decisione del premier Conte è passata solamente una settimana, ma la vera chiusura è arrivata solo mercoledì 22 marzo. Chi ancora doveva completare gli ordini ha ottenuta una deroga speciale fino a sabato 28. Tolta la giornata di domenica 29, dunque, è la prima vera mattinata in cui via Sant'Andrea, via delle Confina e le aree limitrofe sembrano disabitate.
Per chi è abituato al viavai frenetico e lavorativo del comprensorio può sembrare uno scenario da film post apocalittico, ma è una semplice misura per combattere il Covid-19. Si resta a casa, non si produce e si cerca di evitare il contatto con gli altri. Migliaia di operai e operaie sono rimasti tra le mura domestiche, la produzione riprenderà a nuovo ordine.
Le ripercussioni economiche dovute al Coronavirus si sentiranno soprattutto nel comparto conciario, ma ancora è presto per fare stime. Sta di fatto che una chiusura improvvisa in mezzo alla stagione non è un buon segno. "Un bel tacer non fu mai scritto" ma questo silenzio non fa pensare a niente di buono.
Elia Billero e Gianmarco Lotti