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"A lavoro nonostante il coronavirus perché dipendenti di una cooperativa", la segnalazione dalle portinerie

Per chi fa il portiere, il lavoro non termina dopo il decreto del 22 marzo sulle attività non indispensabili per limitare il contagio di coronavirus. Ce lo segnala una lettrice con una lettera firmata parlando della situazione a Pisa, nell'ateneo universitario, con una differenza tra dipendenti dell'Università e dipendenti di una cooperativa che ha l'appalto dell'attività di portierato. Ecco la missiva.

Molti lavoratori dipendenti di una cooperativa, che svolgono attività di portierato presso l'università di Pisa, sono costretti dai loro datori, ad andare a lavoro nonostante il decreto del 22 marzo. Tutti i dipendenti dell'Università che svolgono la medesima mansione di portierato sono, come da decreto, in cassa integrazione, visto che la loro attività non rientra tra quelle indispensabili. Mentre chi è dipendente della cooperativa, che detiene l'appalto delle portinerie universitarie, è costretto ad andare a lavoro, spesso muovendosi da altri comuni e mettendo a rischio la propria salute e quella dei loro familiari. Non si parla di poche persone ma di centinaia e, in alcuni giorni, migliaia di lavoratori. [...] Alla luce dell'ultimo tragico decesso avvenuto a Pisa di uno studente universitario ho deciso di contattarvi per segnalarvi questa attività lavorativa per questo periodo, che fa spostare e mette a rischio diversi lavoratori non tutelati a dovere [...]

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