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#Quarantenadilibri, noi come Rosaspina ci risveglieremo dall'incantesimo
In questo momento storico triste e assai difficile, essere propositivi e speranzosi è il miglior antidoto per non lasciarsi abbattere o rattristarsi. Almeno per un po’, lo sappiamo, bisognerà lasciare da parte tutto quello che ci sembrava impossibile da trascurare: le cene con gli amici, le passeggiate in comitiva la domenica pomeriggio, l'andare per negozi e librerie tutte le volte che ne avevamo voglia. Serve, da parte di ciascuno di noi, rigida disciplina e rispetto. Si deve e si può fare, soprattutto nel rispetto dei tanti medici, infermieri, farmacisti, commessi, personale scolastico, operatori e ricercatori che lavorano senza sosta. Noi dobbiamo restare a casa.
Leggere una #quarantenadilibri
I nostri antidoti contro la solitudine di queste settimane possono essere i film, la musica, le ricette e la lettura. Abbiamo tempo per riscoprire le storie trascurate e mai approfondite dei libri lasciati nel sonno delle loro pagine, riposti in pila sui nostri comodini. Perché, allora, non trarre beneficio da questo tempo sospeso nel focolare delle nostre case , per approfondire fiabe, favole e romanzi che non abbiamo mai tempo di leggere, o leggere ai nostri figli e nipoti? Torniamo a raccontare le fiabe, favole e a leggere ad alta voce.
La favola di Rosaspina, meglio conosciuta come "La bella addormentata nel bosco".
Il tema del grande sonno nel quale cade tutta la corte a causa di un brutto maleficio, mi sembra adatto al periodo. Perché? Ecco la storia della principessa Rosaspina.
Rosaspina, ovvero “la bella addormentata nel bosco”, narrata dai fratelli Grimm, è una delle storie più celebri degli scrittori tedeschi. Rosaspina è la fiaba del tempo interrotto e del tempo sospeso; del grande sonno in cui cade vittima la principessa insieme alla sua corte, a causa di un maleficio lanciato cento anni prima, per l'invidia di una fata che non era stata invitata al banchetto del re, per festeggiare la nascita della figlia tanto desiderata. «A quindici anni la principessa si pungerà con un fuso e cadrà a terra morta». La maledizione diventa un soffio gelido che aleggia silenzioso per anni tra le mura del castello, e nonostante il re avesse proibito l'uso dei fusi, e imposto di bruciali, uno rimase integro, nella stanza di una torre del castello.
Rosaspina è una fiaba intessuta di tempo, fin dal suo inizio. L’inizio è un’attesa. La lunga attesa di un figlio desiderato, poi del tempo della gravidanza, poi dell'arrivo dei quindici anni della bella principessa, quando si sarebbe verificato il misfatto della maledizione, infine l'attesa che questa venisse scongiurata. Quando nasce la bambina, il re e la regina suoi genitori, colmi di gioia, festeggiano l’evento insieme a parenti, amici e alle fate. Grazie ai doni delle fate si apre per la bambina un futuro colmo di ogni augurabile bene. Ma un brivido freddo attraversa la sala. È entrata la fata cattiva con il suo dono di morte. Ciò che è pronunciato non si può cancellare. Ma c’è una fata buona che ha conservato le ultime parole per formulare un antidoto e attenuare la morte: commutarla in cento anni di sonno. Paralizzare la corte, fermare ogni cosa fin quando un principe amorevole e coraggioso, in cammino attraverso gli anni, non riuscirà a penetrare oltre i rovi che attanagliano il castello darà un bacio di amore alla principessa, per sciogliere l'incantesimo e riportare tutto alla normalità.
Il grande sonno in cui sprofondano la principessa e tutta la corte, per salvarsi, o per ingannare la morte, è un antidoto che ritroviamo anche nell'opera di Shakespeare. Giulietta,, figlia dei Capuleti, pur di non sposare l'uomo a cui è destinata perché innamorata follemente di Romeo Montecchi, la famiglia nemica dei Capuleti, decide di acquistare da Frate Lorenzo una fiala contenente un potente sonnifero, che le procura un sonno simile alla morte, in questo caso però, l'inganno di morte dura solo per quarantadue ore. Eccomi a te, Romeo. Lo bevo a te.
Il grande sonno, la sospensione, il fermarsi è una strategia potente in entrambe le storie, e forse non solo in quelle, per ingannare la morte e tornare alla vita. A quel punto, la meraviglia sarà quella di riprendere tutto esattamente da dove era stato interrotto, la vita di sempre, fiduciosi che ogni cosa tornerà migliore di prima. E quando questo avverrà, Nel presepio incantato rientra il tempo: i gesti interrotti si compiono e tornano a scorrere, uno dopo l’altro, come se non fosse mai esistito questo strappo nell’aria, questo intervallo di morte.