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Fiom: "In ricordo di una Strage sul lavoro e del nostro tempo inedito"

Il 13 marzo 1987 a Ravenna avvenne una grave strage sul lavoro. Sulla nave Elisabetta Montanari, presso il cantiere Mecnavi, 13 lavoratori morirono soffocati e bruciati. Gli operai nel bacino di carenaggio erano 18 e dipendevano da 6 società diverse.

Mentre alcuni si infilavano nelle stive con stracci e spazzole per eliminare i residui di petrolio, dove bisogna lavorare sdraiati sul ventre o sulla schiena, lottando quotidianamente con attacchi di panico o claustrofobia, altri riparavano con la fiamma ossidrica l’intercapedine.

La nave era una gasiera di cento metri simile a quelle che costruivamo anche alla Sec di Viareggio.

Quando facevo parte del consiglio di fabbrica alla Sec una volta, a seguito di una denuncia, accompagnai i tecnici dell’Asl nei doppi fondi di una nave gasiera e ad un certo punto andò via la luce. Restammo bloccati in quei cunicoli per qualche minuto, non potevamo muoverci perché rischiavamo di farci male, mi chiesero, “ma dove siamo” ? Mi venne spontaneo rispondere, “all’inferno”.

Avrebbero potuto salvarsi quei lavoratori se qualcuno li avesse correttamente informati sui rischi di quel lavoro; magari non sarebbero mai entrati nel ventre di una nave. In fondo bastava poco per risparmiare 13 vite, un po’ più di illuminazione, un piano di emergenza, il coordinamento delle squadre di lavoro. Ma niente di tutto questo era stato fatto.

Uccisi dalla logica del profitto selvaggio e da imprenditori senza scrupoli.

Durante questi anni il sistema degli appalti nei cantieri nautici é ulteriormente peggiorato e sarebbe giunto il momento, pur nell’anomalia del contesto dato e visto che molte aziende si sono fermate, per riflettere e ripensare al modello organizzativo produttivo.

Non possiamo morire per il lavoro, per l’aggiramento delle norme sulla sicurezza, ma non possiamo nemmeno vivere male con il lavoro, essere costretti a lavori mal retribuiti decisi dalle logiche del profitto.

Nell’inedito scenario in cui ci troviamo faremo l’impossibile affinché nessun lavoratore subisca soprusi o ricatti riguardo la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. Si può lavorare solo nel rigido rispetto delle norme e della dignità dei lavoratori, va tutelata l’integrità fisica e la personalità morale dei lavoratori.

Questo significa anche restituire al lavoro tutto il valore e la dignità che merita in un momento difficile e particolare, ma é proprio nei momenti difficili che siamo messi tutti a dura prova e chiamati a dare il meglio di noi stessi.

 

Fonte: Massimo Braccini, segretario generale Fiom Toscana

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