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"Toscana sia zona rossa": la richiesta di 300 imprenditori fiorentini

Oltre 300 imprenditori della ristorazione fiorentina si sono uniti in un appello pubblico rivolto al Presidente del Consiglio On. Giuseppe Conte, al Ministro della Salute On. Giuseppe Speranza e al Presidente della Regione Toscana On. Enrico Rossi per chiedere di rendere la Toscana zona Rossa.

Gli imprenditori della ristorazione fiorentina si sono organizzati in un gruppo apartitico, slegato da ogni sigla o associazione di categoria ma solo come rappresentanti dei ristoratori.

Data la situazione sempre più grave legata alla diffusione del Covid 19, i ristoratori rivolgono alla Regione Toscana e allo Stato Italiano una serie di proposte tese ad arginare l’emergenza sanitaria e i sempre più gravosi riflessi che questa sta determinando sull’economia del settore.

Più in particolare i ristoratori riuniti chiedono di:
• ISTITUIRE LA ZONA ROSSA NELLA REGIONE TOSCANA.
Con le conseguenti tutele:
• CASSA INTEGRAZIONE STRAORDINARIA
• SOSPENSIONE DI TUTTI I CONTRIBUTI, ONERI E TRIBUTI FISCALI
• Mediazione pubblica in UNA TRATTATIVA CON I PROPRIETARI DEI FONDI PER SOSPENDERE IL PAGAMENTO DEGLI AFFITTI
• ELIMINAZIONE DEGLI ONERI BANCARI
“Il senso di responsabilità ci impone di tutelare i nostri dipendenti da un punto di vista della salute che di mantenimento del posto di lavoro, di tutelare i nostri clienti e noi stessi e cosi arginare la epidemia di Covid 19 sempre più in espansione” dichiarano i ristoratori firmatari di questo appello. “Crediamo che l’esempio cinese sia la strada da seguire per arginare la diffusione della malattia.
Pur consapevoli di non poter rappresentare i colleghi di altre regioni d’Italia, i ristoratori toscani uniti in questo appello auspicano che tali misure possano essere estese all’interno territorio nazionale “Non ha alcun senso tenere aperti esercizi commerciali che da una parte rappresentano un aiuto costante al diffondersi del virus, mentre dall’altra non producono fatturato ma solo ulteriori costi che a lungo andare diventano sempre più insostenibili mettendo a rischio la vita stessa delle nostre attività”.

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