Coronavirus, Marchetti (FI): "Medici Asl Centro imbavagliati. È stato vietato di rilasciare interviste"

«Coronavirus: tutti zitti. Questo l’ordine impartito dalla direzione della Asl Toscana Centro a tutti i propri dipendenti, quindi compresi anche medici infettivologi e virologi specialisti, cui è stato vietato di rilasciare dichiarazioni. Così, su una materia nella quale è indispensabile massima informazione e trasparenza per consentire ai cittadini di proteggersi, invece la Asl nel cui territorio tra l’altro ricade Prato fa calare una cortina di silenzio di stampo cinese. Il divieto di parola è una misura grave»: la notizia della circolare è data dal Capogruppo di Forza Italia nel Consiglio regionale della Toscana Maurizio Marchetti.

QUI LA REPLICA DELL'ASL

«Si tratta di una circolare firmata dalla direzione aziendale emanata alle 10.57 del 29 gennaio scorso – riferisce Marchetti – tramite un’email avente oggetto “! Comunicazione a tutto il personale: Indicazioni per interviste e/o dichiarazioni su Coronavirus !”. L’indicazione è semplice: stare tutti zitti. “Si comunica”, scrive l’Azienda Usl Toscana Centro, il divieto di rilasciare interviste sull’argomento Coronavirus”. C’è un solo abilitato a parlare, per la Asl di Firenze, Prato e Pistoia – prosegue Marchetti – e l’Azienda lo indica con chiarezza. “Il portavoce dell’Azienda”, è stato scritto al personale, “è esclusivamente”, con la parola in grassetto, “il Dr. Renzo Berti, Direttore del Dipartimento della Prevenzione”. La circolare chiude ringraziando per la collaborazione e rivolgendo cordiali saluti».

Marchetti chiarisce: «Non è certo mia intenzione provocare allarmismi, ma trovo l’atteggiamento dell’Azienda Centro contestabile. Qui il ciaone è dato alla trasparenza e all’informazione chiara a cui i cittadini hanno diritto proprio per sentirsi seguiti, sicuri e al sicuro. Per di più nella Asl il cui territorio ospita la comunità cinese tra le più grandi d’Italia, ovvero quella che insiste tra Prato e l’hinterland fiorentino. A virus cinese, cortina di silenzio cinese? Noi non ci stiamo».

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