Vertenza Vibac, il PCI: "Solidarietà ai lavoratori. Serve cambio di tendenza a livello legislativo"

foto gonews.it

L'Italia è una Repubblica fondata sul Lavoro. Questo recita l'articolo 1 della nostra Costituzione, sempre più spesso disattesa. Infatti, quando nella pratica si lascia che la nostra Repubblica sia invece fondata sulle imprese e sugli imprenditori il sistema si inceppa e rischia di collassare. 

Portiamo ancora ad esempio di questa situazione lo stabilimento di Vinci della Vibac Spa, dove la situazione è ormai nota da settimane, con una proprietà che senza farsi mai vedere ha deciso di procedere con la messa in mobilità e quindi il licenziamento dei 120 dipendenti e con la chiusura dello stabilimento.

Tutto questo senza una giusta analisi e nessuno scrupolo dal punto di vista umano nei confronti dei lavoratori, che stanno subendo questa situazione. L'attuale situazione della Vibac è la conseguenza di vari passaggi, che hanno visto assumere dalla proprietà atteggiamenti e iniziative senza nessun filo logico e senza costrutto.

È notizia degli ultimi giorni il rifiuto a presentarsi al tavolo con il Mise, fissato per il 4 di febbraio, adducendo scuse del tipo: viaggi già organizzati e impegni già presi. A quel punto è stato programmato un nuovo tavolo al Ministero per il 19 febbraio.

Ciò si somma a tutte le negatività che questa vicenda si porta dietro. Infatti avendo negato la sua presenza nel primo appuntamento col Ministero, la proprietà ha fatto sì che si perdessero altri 15 giorni preziosi di tempo, nei quali gli operai si vedono ancora sbattuti fuori dai cancelli dell'azienda, senza poter fare quello che è un loro diritto: lavorare.

Inoltre sempre con una decisione più o meno incomprensibile l'azienda fa sapere alle organizzazioni sindacali che 12 persone, a breve, dovranno rientrare al lavoro, motivando il tutto con un fantomatico problema di sicurezza.

Va rammentato che Il giorno in cui gli operai hanno ricevuto l'esonero dall'attività lavorativa, prima di uscire dallo stabilimento hanno spento gli impianti e messo tutto in sicurezza. Allora cosa si cela dietro a questa presa di posizione della proprietà?

La cosa da fare subito sarebbe far ripartire lo stabilimento. La sicurezza, per il tipo di materiali che sono stoccati, verrebbe garantita dal normale processo produttivo e dalla presenza costante delle maestranze al lavoro. Come abbiamo detto all'inizio, quando la politica lascia mano libera all'imprenditore e l'unico interesse è quello del raggiungimento del profitto,  il costo viene sempre pagato dai dipendenti e dall'indotto.

Il Sindaco Giuseppe Torchia si è adoperato e si sta adoperando per trovare una soluzione, ma quando il problema è a monte, con vari governi dello stesso colore politico della Giunta Comunale di Vinci che negli anni hanno creato questa situazione di liberismo sfrenato al motto del "ce lo chiede l'Europa", le istituzioni locali stesse si trovano a fare i conti con dei problemi più grandi di loro. E quindi si può fare la solita amara, in questi casi, battuta: si prova a chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati.

Ancora una volta esprimiamo solidarietà ai lavoratori della Vibac di Vinci, in presidio costante davanti ai cancelli della loro azienda nonostante il freddo e la stagione invernale sperando in una soluzione positiva della crisi. Esortiamo tutte le istituzioni a fare sempre di più per il raggiungimento di una soluzione positiva, ma le invitiamo anche  e soprattutto a livello legislativo a invertire la tendenza degli ultimi trent'anni, che hanno visto l'approvazione di leggi e l'adozione di provvedimenti che hanno permesso profitti, rendite e delocalizzazioni, permettendo a industriali e speculatori di fare quel che vogliono e precarizzando sistematicamente il rapporto di lavoro.

PARTITO COMUNISTA ITALIANO - SEZIONE EMPOLESE VALDELSA

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