Abusi sessuali su minori, si indaga su 9 religiosi a Prato
Dopo la soppressione della ex comunità 'Discepoli dell'Annunciazione', le ripercussioni sarebbero anche giudiziarie per 9 religiosi della diocesi di Prato. Lo riporta il quotidiano La Nazione spiegando che le presunte vittime sarebbero 2 fratelli, all'epoca minorenni, affidati alla comunità. Dopo anni sono partite le indagini che riguardano 5 sacerdoti, 3 religiosi e un frate. Tra questi anche don Giglio Giglioli, fondatore della comunità. Negli scorsi giorni le perquisizioni sono avvenute nelle tre sedi della ex comunità: oltre a Prato, ci sono immobili ad Aulla (MS) e Calomini (Lucca).
Avrebbe fatto la sua parte nell'avanzamento delle indagini il vescovo di Prato Giovanni Nerbini, denunciando lo scorso dicembre alla procura di Prato di alcuni fatti meritevoli di attenzione per gli investigatori, proprio sulla ex comunità. L'inchiesta penale canonica era partita in un periodo precedente all'insediamento di monsignor Nerbini di settembre del 2019. Quest'oggi a palazzo vescovile una conferenza stampa darà notizia di questi fatti.
La ex comunità fu soppressa a dicembre scorso dal Vaticano, dopo una visita canonica.
Quando venne sciolta la comunità
La Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata della Santa Sede ha comunicato lunedì 16 dicembre, con una lettera inviata al Vescovo mons. Giovanni Nerbini, di aver soppresso l’Associazione pubblica di fedeli «Discepoli dell’Annunciazione», che ha la propria sede principale a Prato.
Si tratta di una comunità religiosa, fondata dieci anni fa da don Giglio Gilioli, sacerdote veronese trasferitosi nella nostra diocesi qualche anno prima. Particolarmente dedita alla spiritualità mariana – da qui la denominazione – la comunità aveva raccolto diversi giovani, provenienti da varie parti del mondo, intenzionati a diventare sacerdoti religiosi. Riconosciuta, dal punto di vista del Diritto canonico, come «associazione pubblica di fedeli» nel 2010, aveva mostrato diverse criticità, non riuscendo a radicarsi né per quanto riguarda la messa a punto del carisma originario né per la struttura comunitaria né per il numero degli aderenti: infatti, in questi anni, molti membri dell’associazione sono usciti: alcuni hanno abbandonato la vita religiosa, altri hanno chiesto di diventare sacerdoti della Diocesi di Prato. Per questi motivi già nel 2013 la Diocesi di Prato aveva disposto una verifica ufficiale – si chiama «Visita canonica» – a cui ne era seguita un’altra nel 2018, voluta direttamente dalla Santa Sede.
Così, al fronte del perdurare delle inadempienze suddette e del numero ormai esiguo di aderenti, la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata ha disposto lo scioglimento dell’associazione. In particolare la detta Congregazione elenca nelle motivazioni: limiti nel reclutamento e nella formazione dei membri, la non adeguata distinzione tra foro interno e foro esterno – vale a dire la separazione tra l’ambito della coscienza, spettante al confessore, e quello della disciplina, di pertinenza del superiore religioso – e deficienze nell’esercizio dell’autorità. Il documento spiega: «Persistendo le medesime criticità acuite da un ulteriore riduzione numerica, da atteggiamenti di diffidenza e di distacco nei confronti dell’autorità diocesana e da forti perplessità sullo stile di governo del fondatore e sulla sua idoneità nel ricoprire tale ruolo», decreta, con effetto immediato, lo scioglimento dell’associazione pubblica di fedeli «Discepoli dell’Annunciazione».
Il vescovo: "Primo interesse è la ricerca della verità"
Il Vescovo di Prato mons. Giovanni Nerbini, di fronte alla diffusione della notizia di avvisi di garanzia che la Procura di Prato ha inviato ad alcuni membri - attuali e passati, sacerdoti e non – dell’ex Associazione pubblica di fedeli «Discepoli dell’Annunciazione», esprime piena fiducia nella Magistratura e continua a offre agli Inquirenti la fattiva collaborazione della Diocesi.
Le ipotesi di reato sono gravissime e addolorano l’intera comunità diocesana pratese. «Non nascondo il mio dolore e la mia viva preoccupazione e vorrei sperare che gli addebiti mossi non risultino veri, ma voglio chiaramente dire – afferma mons. Nerbini - che il primo interesse che la Chiesa di Prato ha è quello della ricerca della verità. Per questo auspico che la Magistratura, nell’interesse di tutti, possa portare quanto prima a termine le indagini».
La vicenda aveva avuto inizio nel giugno dello scorso anno quando all'allora vescovo di Prato Franco Agostinelli era stata presentata una denuncia da parte di un giovane il quale raccontava che diversi anni prima - all’epoca lui era minorenne - aveva subìto abusi sessuali e psicologici all’interno della comunità in questione. Della notizia il Vescovo aveva dato immediatamente comunicazione alla Congregazione per la Dottrina della Fede, la quale nel settembre scorso aveva disposto la celebrazione di un processo amministrativo penale.
Il Vescovo attuale aveva così immediatamente provveduto all’apertura di tale procedimento – tuttora in corso – secondo le norme del Diritto canonico. Senza attenderne le conclusioni, il Vescovo diocesano si era recato lo scorso dicembre, di propria spontanea iniziativa presso la Procura della Repubblica di Prato.
Fin da subito il Vescovo aveva accolto e ascoltato il denunciante.
Poche settimane fa la Diocesi aveva dato notizia della soppressione, voluta dalla Santa Sede, dell’associazione di fedeli «Discepoli dell’Annunciazione»: questo provvedimento, assunto dalla Congregazione vaticana per la vita religiosa prima e indipendentemente dell’avvio del procedimento penale canonico e delle indagini da parte della Procura pratese, è basato – come già reso noto – su gravi mancanze riguardanti il carisma e lo svolgimento della vita religiosa all’interno della comunità, oltre che dal venir meno degli aderenti.