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"Una nota sul 'Revisionismo'", a cura di Valerio Vallini

Il termine «revisionismo» non mi piace. Oltretutto esso fu adoperato nella storia del movimento socialista per insultare coloro che si permettevano di correggere il dogma marxista – correzione che avvenne clamorosamente e fortunatamente, lasciatemi dire, al Congresso di Bad Godesberg in Germania occidentale nel 1958. In quel congresso, come molti sapranno, il Partito socialdemocratico tedesco approvò la più profonda revisione programmatica abbandonando la prospettiva rivoluzionaria per accettare il riformismo. Di qui scattò la condanna di “revisionismo” da parte dei partiti comunisti obbedienti all’osservanza di Mosca, con in testa il Partito Comunista Italiano di Palmiro Togliatti. Tornando all’oggi, ciò che è senz’altro urgente e necessario è la ricerca della verità storica che prescinda da condizionamenti ideologici e che sia libera da schemi interpretativi preconfezionati.

“Vi sono Paesi – scrive Sergio Romano - in cui il termine <<revisionismo>> ha conservato un significato negativo e porta cucito sul petto, anche quando passa da un contesto all’altro, un marchio d’infamia. Sono quelli il cui linguaggio politico è stato marcato da una lunga presenza comunista. In Italia ad esempio, l’aggettivo “revisionista” quando fu applicato alle opere di Renzo De Felice sul fascismo conteneva una nota di biasimo, era pronunciato a bocca storta e suggeriva implicitamente ai lettori la stessa cautela che i preti raccomandano ai loro allievi nel momento in cui debbono autorizzare la lettura di un libro interdetto.”

Qualcuno, credendo di offendermi, mi ha dato talvolta del revisionista. Benissimo: sono orgoglioso di essere revisionista nel senso antidogmatico e libertario, perché come diceva il mio insegnante di storia alla Cesare Alfieri, il prof. Giovanni Spadolini, “la storia non è mai scritta una volta per sempre”. Quindi, mi permetto di aggiungere, la verità (storica) va accettata anche quando può dispiacere, quando l’eccidio (involontario) si scopre che è stato compiuto da chi ci ha liberato dal nazifascismo a costo di enormi perdite di vite umane.

Valerio Vallini

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