Consiglio regionale: no al glifosato, stretta sulle droghe e consultori al centro della sanità
Si è riunito oggi, 14 gennaio, il Consiglio regionale della Toscana. Tra i temi dibattuti in aula, una particolare attenzione all'ambiente. Si torna a parlare di Bekaert a Figline e Incisa Valdarno. Approvata mozione sulla salvaguardia delle autorizzazioni in essere per quanto concerne i capanni di caccia sul lago Massaciuccoli. Tartufaie, l'assessore Remaschi, dati alla mano, risponde alla Lega. La Regione si appella al legislatore nazionale per terminare lo sfruttamento degli animali nei circhi. Approvata la mozione che sollecita la Giunta regionale ad attivarsi con ogni iniziativa utile affinché il Comune di Pisa individui una nuova collocazione, centrale e ben visibile, in cui ricollocare e riqualificare l'Edicola della Legalità. Divertimento sicuro, promosso in Aula il contrasto dell’abuso di alcol e droghe nei centri di aggregazione giovanile. Sanità, arriva la proposta per limitare la vendita di ‘energy drink’ ai minorenni. I consultori dventano parte integrante della Rete per la gestione delle gravidanze a rischio, del relativo Comitato strategico toscano e dei Coordinamenti di settore di area Vasta.
Ambiente
Ambiente, 'Cippatino' al posto del glifosato
Approvata la mozione a sostegno della sperimentazione di produzione di 'cippatino' da pacciamatura come sostituto del glifosato e altri diserbanti.
“Riuscire a sfruttare nel miglior modo possibile le risorse del bosco, dando loro valore e creando occupazione in loco, con conseguenze positive anche per la preservazione dell’equilibrio idrogeologico. Questo è l’obiettivo della mozione approvata oggi dal Consiglio regionale sul sostegno della sperimentazione di produzione di “cippatino” da pacciamatura come sostituto del glifosato e altri diserbanti”. Così Massimo Baldi, consigliere regionale di Italia Viva, spiega l’atto di cui è primo firmatario approvato oggi dall’Aula. “Il sostegno della sperimentazione nasce – spiega Baldi - dal virtuoso progetto Mo.To.R.E. (Montagna Toscana Ricerca Energia) un consorzio formato da 7 aziende, provenienti da diversi settori del mondo produttivo, tra loro complementari, con sede a Campo Tizzoro (Comune di San Marcello Piteglio) che rappresenta una grande opportunità per le aziende agricole e per l’ambiente. Una valida alternativa all’uso di fitofarmaci e i cui primi risultati della sperimentazione, specie nel settore vivaistico, hanno già dato riscontri positivi”. La mozione impegna la Giunta toscana a sollecitare il Governo affinché siano valutate possibili misure di sostegno economico alla produzione massiccia di “cippatino” da pacciamatura, quale alternativa green all’utilizzo di glifosato nel floro-vivaismo, nel rispetto della sostenibilità ambientale e della valorizzazione della risorsa bosco di cui è ricco il nostro Paese. Ma anche a mettere in atto azioni di sensibilizzazione finalizzate a rendere noti gli effetti positivi della sperimentazione come sostituto del glifosato e altri diserbanti.
Ambiente, individuate tre nuove zone vulnerabili ai nitrati
L’area delle Vulcaniti di Pitigliano (Gr), quella del Lago di Chiusi (Si) e quella dell’ Invaso di Santa Luce (Pi) sono da oggi inserite, in aggiunta a quelle già individuate in passato, tra le zone vulnerabili ai nitrati di origini agricola sul territorio regionale. Lo stabilisce la proposta di delibera approvata a maggioranza dal Consiglio regionale.
Ad illustrare l’atto è stato il presidente della commissione Ambiente e territorio, Stefano Baccelli, che ha spiegato che la decisione di inserire i tre nuovi siti tra le aree vulnerabili è maturata a seguito delle osservazioni della Ue trasmesse allo stato italiano nel novembre del 2018. Tra gli addebiti contestati alle Regioni italiane, infatti, alla Toscana veniva contestato “un significativo abbandono delle stazioni di controllo in stato eutrofico o inquinato” e di essere “venuta meno all’obbligo di designare nuove zone vulnerabili in tutte le zone che scaricano nelle acque dolci superficiali e nelle acque sotterrane contenenti più di 50 mg/l di nitrati o che potrebbero contenere più di 50 mg/l se non si interviene; oppure in laghi di acqua dolce, altre acque dolci, estuari, acque costiere e marine che risultano eutrofiche o possano diventarlo, nell’immediato futuro, se non si interviene”.
Riguardo al primo addebito, la Regione Toscana ha dimostrato che le stazioni di controllo funzionano in tutte le zone vulnerabili; alcune dismissioni, segnalate dalla Ue, riguardano stazioni non localizzate in zone vulnerabili. Rispetto al secondo addebito, dopo controlli e verifiche condotti con la collaborazione di Arpat, la Regione ha individuato le tre nuove aree da inserire tra quelle vulnerabili ai nitrati di origine agricola.
In sede di dibattito i consiglieri Giacomo Giannarelli (Movimento 5 stelle), Paolo Marcheschi (Fratelli d’Italia), Monica Pecori (gruppo misto) hanno annunciato voto di astensione perché l’atto, definito tecnico e dovuto, arriva a seguito di un richiamo dell’Europa. “Interveniamo su tre aree ma in altri territori sono presenti sforamenti. Manca un Piano regionale specifico” ha spiegato Giannarelli. Anche per Marcheschi l’inadempienza è evidente e la proposta di delibera poteva essere “occasione per inserire altre zone”. Stesso argomento peraltro usato da Pecori che ha chiesto il senso di un atto che “interviene su alcuni territori ma non si interviene su altri già segnalati, come di evince dall’annuario ambientale di Arpat”.
Voto a favore è stato annunciato da Stefano Scaramelli (Italia Viva) che ha “apprezzato” il lavoro svolto e “ringraziato” la commissione presieduta da Baccelli. “Aumenta il numero delle zone sotto tutela in Toscana, miglioriamo il livello qualitativo a dimostrazione che resta una nostra priorità” ha spiegato citando anche “misure compensative” previste dal Programma di sviluppo rurale.
A favore si è espressa anche Elisa Montemagni (Lega) che pure ha chiesto “maggiore attenzione mancata negli anni”. “Siamo stati richiamati dall’Europa e non possiamo trascurare la situazione. L’attenzione deve rimanere alta, dobbiamo tutelare la salute dei cittadini e garantire una migliore aspettativa di vita” ha spiegato.
Sulla stessa lunghezza d’onda Maurizio Marchetti (Forza Italia) che ha chiesto di “allargare il campo d’azione alle zone già indicate. Il problema è diffuso ma il voto non può che essere favorevole”.
Roberto Salvini (gruppo misto) ha affermato che il tema “va approfondito per le ricadute sulla salute dei cittadini”. Secondo il consigliere occorre “investire risorse oggi per migliorare il futuro”. Sì, quindi, a “invasi e depuratori” con un’attenzione particolare alle zone ortofrutticole, quelle “maggiormente a rischio” a detta del consigliere.
Ambiente, Nitrati. Marchetti (FI):"Atto tardivo"
«L’utilizzo dei nitrati per tanti anni è stato sostanzialmente libero o comunque non regolato, e oggi finalmente questa giunta si pone il problema delle ricadute ma solo a seguito di un richiamo per inadempienza. Ecco, noi questa tardività la stigmatizziamo fortemente»: così il Capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti, intervenuto poco fa in aula nel dibattito sull’Individuazione delle zone vulnerabili ai nitrati di origine agricola del Lago di Chiusi, dell’invaso di Santa Luce, e delle Vulcaniti di Pitigliano ai sensi dell’art. 92 del D.Lgs 152/2006.
«Ciò nonostante – ha dichiarato Marchetti – esprimiamo sul provvedimento un voto favorevole a mo’ di incoraggiamento affinché si allarghi l’orizzonte e si prenda questo atto a presupposto per estendere l’azione non soltanto a queste zone, ma a tutte le realtà toscane in cui il problema esiste e che non sono poche».
Ambiente marino
Ambiente marino. Delfini, definita l’area del Sito di interesse comunitario
La Regione Toscana istituirà un Sito di interesse comunitario (Sic) marino in un'area di particolare concentrazione di esemplari di delfini della specie Tursiops Truncatus (il delfino ‘con il naso a bottiglia’). L’area sarà frontale rispetto alla costa tirrenica nord, posta tra il Comune di Piombino e il Comune di Pietrasanta e con un'estensione che include le isole di Capraia e Gorgona. Lo prevede la proposta di delibera approvata all’unanimità dal Consiglio regionale e illustrata in aula dal presidente della commissione Ambiente e territorio, Stefano Baccelli.
La definizione dell’area di Sic marino, che andrà ad arricchire l’elenco dei Siti Natura 2000 – così si chiama la rete ecologica diffusa su tutto il territorio dell'Unione per la conservazione della biodiversità -, è stata condivisa con gli uffici regionali competenti, e in particolare con il Settore Attività faunistico venatoria, Pesca dilettantistica e Pesca in mare.
Rispetto alla proposta avanzata da Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), che prevedeva di inserire nel Sic a mare oltre un milione di ettari di superficie marina e costiera utili alla salvaguardia del delfino e di molti specie di uccelli, il Sic individuato dalla delibera regionale interessa un’area di 374 mila ettari.
Una porzione di mare ‘tutta per i delfini’ nella costa tirrenica nord, all’interno del santuario Pelagos, che riguarda il triangolo tra il Comune di Piombino e il Comune di Pietrasanta, con un’estensione che include le isole di Capraia e Gorgona, per una superficie di oltre 3.740 chilometri quadrati. Con l’istituzione del Sito di interesse comunitario (SIC) - denominato “Tutela del Tursops Truncatus o Tursiope” - istituito oggi dal Consiglio regionale nella seduta di oggi con voto unanime, l’obiettivo è quello di garantire la protezione della natura e una gestione sostenibile della attività umane sia dal punto di vista economico che ecologico. I SIC fanno parte di Natura 2000, una rete ecologica diffusa in tutto il territorio dell’Unione Europea che rappresenta il principale strumento dell’Unione per la tutela della biodiversità.
“Con questo provvedimento, già approvato all’unanimità in Commissione Territorio e ambiente, la Toscana compie un altro passo in avanti per la salvaguardia dei cetacei e di tutto l’ecosistema marino – dichiara Stefano Baccelli, consigliere regionale Pd e presidente della Commissione Territorio e ambiente illustrando la delibera durante la seduta dell’Assemblea toscana – Il Ministero dell’Ambiente con sollecitazione della Commissione Europea ha segnalato l’Arcipelago toscano come area rilevante per questa tipologia di delfini; successivamente uno studio di Ispra insieme a monitoraggi e approfondimenti realizzati con il supporto di Arpat hanno riscontrato un’alta concentrazione di esemplari proprio nel perimetro che ora andiamo a delimitare come sito di interesse comunitario. Un’area dove, così come prevede la Direttiva Habitat dell’Unione Europea, saranno salvaguardate le biodiversità assicurando una gestione conciliabile tra l’attività dell’uomo e la tutela dell’ambiente. Non possiamo che essere soddisfatti di compiere questo passo in avanti verso il mantenimento di un equilibrio tra uomo e natura, non più prorogabile”.
Ambiente: mitigazione rischio idraulico, accelerare realizzazione opere
Il Consiglio approva la mozione con primo firmatario Tommaso Fattori e sottoscritta da Monica Pecori del gruppo misto. Tra gli interventi giudicati prioritari, il sistema di laminazione di Figline, la diga di Levane e la cassa di espansione dei Renai.
La mitigazione del rischio idraulico del territorio toscano deve restare al centro dell’agenda politica accelerando la realizzazione di opere prioritarie tra cui il sistema di laminazione di Figline, la diga di Levane e la cassa di espansione dei Renai. È quanto chiede la mozione approvata dal Consiglio di cui è primo firmatario il capogruppo di Sì-Toscana a sinistra Tommaso Fattori e sottoscritta dalla consigliera Monica Pecori (gruppo misto/Tpt).
L’atto impegna la Giunta a concentrarsi anche sul ristoro dei danni conseguenti alla recente ondata di maltempo e in particolare a proseguire il percorso avviato con la dichiarazione dello stato di emergenza, procedendo con una stima dei danni effettivamente subiti e mettendo in campi le conseguenti risorse necessarie.
Ambiente, Giannarelli (M5S) su bonifica amianto
“Le Regione Toscana non attenda un minuto: ci sono oltre dieci milioni di euro per le bonifica dall’amianto negli edifici pubblici, in particolare per la rimozione e lo smaltimento negli edifici scolastici e ospedalieri. Lo prevede il ‘Piano di bonifica da amianto’ (previsto nel secondo Addendum al Piano operativo ‘Ambiente’ approvato dal Cipe nel 2016), adottato adesso con un provvedimento odierno dal Ministro Costa”, dichiara il Presidente del Gruppo regionale del MoVimento 5 Stelle Giacomo Giannarelli.
“Nel piano sono individuati i soggetti beneficiari delle risorse (Regioni e Province autonome di Trento e Bolzano) e le modalità di trasferimento. I soggetti beneficiari individuano, a loro volta, gli interventi da finanziare e ne curano la gestione, il controllo e il monitoraggio sulla realizzazione” spiega Giannarelli. “Tutti gli interventi dovranno essere realizzati entro il 31 dicembre 2025. E’ fondamentale accelerare la messa in sicurezza dei nostri edifici dal pericolo amianto perché i soldi ci sono e vanno spesi. I cittadini hanno atteso abbastanza. Lo dobbiamo alle tantissime morti per amianto”.
Agricoltura: tartufaie in Toscana, abilitazioni e introiti
“Il numero dei cercatori attivi di tartufi ammonta in Toscana a 4mila100 unità, i proventi derivanti dal rilascio dei tesserini abilitativi negli ultimi anni è di 382mila498 euro per il 2019, 370mila970 nel 2018 e 365mila817 nel 2017”. Queste alcune risposte dell’assessore regionale all’Agricoltura, Marco Remaschi all’interrogazione presentata in Aula da Lega nord sulla situazione della raccolta dei tartufi nel territorio regionale.
L’assessore ha poi ricordato che “le somme dei proventi derivanti dal pagamento dei tesserini annuali per la raccolta, destinati ad incentivare interventi di tutela, valorizzazione e ripristino ambientale, sono di 108mila240 euro nel 2019 (proventi 2018), 120mila668 nel 2018 (proventi 2017) e di 108mila nel 2017 (proventi 2016)”. Tra i beneficiari del 2018 risultano i comuni di Montalcino, Asciano e Monteroni d’Arbia in provincia di Siena; San Miniato e Palaia in provincia di Pisa; Capolona in provincia di Arezzo; Barberino di Mugello in provincia di Firenze; Castell’Azzara in provincia di Grosseto; tra le associazioni, quella dei tartufai delle colline Alta Val di Cecina, bassa Val d’Elsa e delle valli aretine. I progetti finanziati hanno tutti come oggetto iniziative di valorizzazione della risorsa tartufo mediante la realizzazione di eventi di promozione e valorizzazione anche economica.
“Non possiamo assolutamente dichiararci soddisfatti – ha risposto Marco Casucci (Lega nord)- perché l’assessore ha esplicitato una serie di problemi che restano sul tappeto e vanno affrontati. La mappatura delle tartufaie controllate non è tra le finalità: andrebbe fatta, e sarebbe buona azione politica, per definire le percentuali adibite alla libera ricerca”. Nell’interrogazione si chiedeva poi di verificare “se la Regione si fosse adoperata per un controllo inerente alla legittimità delle tartufaie riservate negli ambiti afferenti al reticolo idrogeografico” e “le azioni intraprese per sanare eventuali irregolarità”. Casucci precisa: “ci risulta che il 90per cento delle tartufaie siano nell’ambito del reticolo idrogeografico e mi stupisco che ci siamo mossi solo a seguito di segnalazioni”. “Il problema di fondo – conclude - è il rispetto della legalità anche in questa materia”.
No agli animali nei circhi
L’aula di Palazzo Panciatichi ha approvato, con i voti di tutti i gruppi di maggioranza e opposizione, la mozione presentata dalla vicepresidente del Consiglio Lucia De Robertis che insieme alla collega Monia Monni ha lavorato al testo intitolato “Per una legislazione nazionale di disciplina e di sostegno al superamento dell'utilizzo degli animali nelle attività circensi e negli spettacoli viaggianti”.
“Da tempo è il tempo di una nuova normativa dello stato che superi finalmente la legge di riferimento per lo svolgimento degli spettacoli circensi – spiega con un gioco di parole De Robertis - . Il circo è un patrimonio culturale di questo Paese, ma la legge che ne regola l’attività è vecchia di cinquantadue anni ed è figlia di una cultura diversa, di una sensibilità diversa e di minori conoscenze scientifiche sulla natura ed il ’sentire’ degli animali”.
“Il ministro Franceschini ha annunciato - aggiunge la vicepresidente del Consiglio – di voler procedere con una legge organica, specificamente dedicata. L’impegno posto della nostra mozione è proprio per sollecitare Parlamento e Governo a procedere rapidamente in questo riordino, perché la stragrande maggioranza degli italiani è contraria al’impiego degli animali negli spettacoli circensi, come dimostra anche il consistente calo di spettatori. Occorre una legge che sostenga le imprese nel passaggio a spettacoli ‘animal free’ e garantisca la presa in carico in strutture adeguata degli animali oggi utilizzati”.
“Oltre a chiedere una rapida nuova legislazione – conclude De Robertis - la mozione invita la Giunta regionale a promuovere un protocollo con l’associazione dei comuni toscani per coordinare i controlli sul benessere degli animali impiegati nei circhi, e ad assumere tutte le iniziative utili, nell’ambito delle competenze regionali in materia di spettacolo e salute degli animali, per favorire l’offerta di spettacoli circensi senza il loro utilizzo”.
Caccia
Le linee guida individuate nell’informativa preliminare sul Piano faunistico venatorio della Toscana, illustrate dall’assessore Marco Remaschi, sono state oggetto di un dibattito in Consiglio e la futura pianificazione dovrà tenere conto anche di alcune volontà votate dall’Aula. Il principale gruppo di maggioranza intende infatti impegnare la Giunta su un punto specifico: la salvaguardia delle autorizzazioni in essere per quanto concerne i capanni di caccia sul lago Massaciuccoli. Nella proposta di risoluzione approvata e illustrata dal presidente della commissione Ambiente Stefano Baccelli, la Giunta dovrà “valutare le forme più opportune per consentire a cessione in vita o dopo la morte dei titolari”.
Nella proposta definitiva di Piano faunistico venatorio regionale la giunta regionale dovrà tenere conto, anche avviando la opportuna concertazione con le organizzazioni del mondo agricolo e venatorio, della possibilità di salvaguardare le autorizzazioni in essere per quanto concerne i capanni di caccia sul lago di Massaciuccoli, anche valutando le forme più opportune per consentire ai titolari di cedere la propria autorizzazione o in vita, o dopo la morte.
E’ questo l’impegno votato oggi dal Consiglio regionale con un’apposita risoluzione presentata dal consigliere regionale e presidente della commissione Ambiente e territorio Stefano Baccelli (Pd). Il documento era collegato all’informativa che l’assessore regionale Marco Remaschi ha tenuto in aula per informare il Consiglio sulla definizione del nuovo Piano faunistico della Toscana.
«Questa risoluzione – ha spiegato Baccelli intervenendo in aula – nasce per richiamare i contenuti di una mozione approvata nel marzo scorso e che si faceva carico del problema dei capanni di caccia sul lago di Massaciuccoli, ricordando che la determina della Provincia di Lucca 3427/2015 fa rientrare il lago medesimo ed il padule di Massaciuccoli nei “Siti rete Natura 2000” che presentano densità di appostamenti fissi superiori alla densità media provinciale (1,4 appostamenti/100 ettari) e in cui quella venatoria è segnalata come attività critica. Questa misura di contingentamento impedisce a chiunque sia attualmente titolare di autorizzazione, di cederla in vita o di farvi subentrare altri dopo la morte. Tale situazione di stallo normativo verrà superata con l’approvazione del nuovo piano faunistico venatorio regionale il cui iter oggi ha visto il suo importante avvio.
Credo – ha chiarito Baccelli – che sia l’occasione giusta per salvaguardare una tradizionale forma di caccia che in quei territori tanto ha dato in termini di cultura, non solo al mondo venatorio dato che i medesimi cacciatori titolari di autorizzazione, nella preparazione dell’appostamento, svolgono anche attività di interesse ambientale, provvedendo alla manutenzione ed alla pulizia dell’ambiente. Si tratta quindi – ha concluso – di trovare il consueto equilibrio tra tutela della risorsa e attività venatoria
Il Consiglio ha approvato anche alcune proposte delle opposizioni a cominciare da quelle presentate dalla Lega per “incrementare azioni di contrasto alla proliferazione di specie ibride; limitare la presenza del lupo in aree dedite alla pastorizia; proteggere i raccolti e gli animali da pascolo”. Il gruppo guidato da Elisa Montemagni chiede inoltre il “rimborso completo dei danni subiti da agricoltori e allevatori per il sovrannumero di alcune specie animali”.
Votata anche una proposta di risoluzione presentata da Sì-Toscana a sinistra per l’incremento delle risorse previste a sostegno dei centri di recupero della fauna selvatica. Il Consiglio ha respinto invece gli atti presentati dal Movimento 5 stelle che puntavano all’ampliamento delle fasce di rispetto e di divieto assoluto di caccia in zone adiacenti a quelle colpite da incendi; per vietare la pratica dei richiami vivi e per il superamento delle munizioni contenenti piombo.
In sede di dibattito è emerso il “ritardo” della Giunta nel predisporre la nuova pianificazione. In particolare Montemagni ha ricordato che si parla del Piano “dal 2015. Le colpe della maggioranza penalizzano tutta la Toscana che aspetta risposte da anni”. Secondo la capogruppo della Lega, l’informativa è “solo un contentino per qualche associazione ambientalista in vista del voto per le regionali”.
Per il consigliere del gruppo misto Roberto Salvini, è “inutile parlare di ritardo. Occorre fare un buon lavoro e tracciare indirizzi concreti su produzioni e sicurezza dei territori”. Il vecchio Piano, per Salvini, è “superato” perché “disegnato su una fauna che non esiste più”.
Per la consigliera del Movimento 5 stelle Irene Galletti, la nuova pianificazione dovrebbe essere “più improntata alla tutela ambientale e all’attività agricola. Lo spopolamento – ha osservato – è un altro aspetto da tenere di conto”. Galletti ha riconosciuto la “grave mancanza” dell’esecutivo a guida Enrico Rossi e ha aggiunto che in “cinque anni, e dopo molti atti di indirizzo votati, qualcosa si poteva fare.
Critico è stato anche il capogruppo di Sì-Toscana a sinistra, Tommaso Fattori: “Il Piano si preannuncia modellato sui desiderata del mondo venatorio. Si dimentica che è previsto da norme nazionali soprattutto per tutelare la fauna selvatica”. A detta del consigliere dovrebbero “tornare centrali le politiche di salvaguardia della biodiversità” e si dovrebbero “estendere le aree protette di Padule del Fucecchio”.
Plauso alle linee guida tracciate da Remaschi è arrivato dai consiglieri Pd Simone Bezzini e Andrea Pieroni. Il primo ha rilevato come il Piano sia una “valida cornice” e ha anche ricordato il ruolo strategico del volontariato venatorio: “Non deve essere sottovalutato perché la gestione della fauna passa dalla pratica diffusa del no profit”. Pieroni ha invece giudicato il lavoro della Giunta “serio” e, citando la conferenza sulla caccia svoltasi a Grosseto nel giugno 2019, già ricordata dall’assessore toscano, ha elogiato il lavoro di “confronto e condivisione” giudicandolo un “punto di svolta”. “La strada da percorrere è quella del rafforzamento dell’alleanza tra i diversi soggetti in campo”.
In chiusura Remaschi ha annunciato un intervento della Toscana per sollecitare una revisione della normativa nazionale che sia “funzionale ai cambiamenti avvenuti negli anni”. “La materia è complessa – ha ribadito – ma l’approccio del confronto e della condivisone è la strada giusta da seguire”.
“Arriviamo in ritardo rispetto alla tempistica prevista, perché la pianificazione complessiva nasce alla fine del 2018; poi c’è stato il dibattito serrato che si è acceso anche grazie alla conferenza sulla caccia a Grosseto nel giugno 2019”. Dai diversi contributi è scaturita la volontà di realizzare uno strumento pianificatorio “estremamente importante che poggia le sue basi su normative nazionali e regionali. Questo documento attesta volontà di governo della Toscana e qui si definiscono gli indirizzi che si intendono seguire”. Così l’assessore regionale alla caccia, Marco Remaschi, nell’informativa preliminare sul Piano faunistico venatorio regionale che ha tenuto in aula.
Obiettivo principale del piano è la conservazione delle specie di fauna selvatica viventi in Toscana e la programmazione di un prelievo venatorio compatibile con le esigenze di tutela, impostato in modo biologicamente corretto, sulla base di una corretta stima quantitativa per le specie sedentarie e della valutazione dello stato di conservazione per le specie migratrici.
Il piano individua, all’interno del comprensorio, le zone e le oasi di protezione, le zone di ripopolamento e cattura, i centri pubblici di riproduzione di fauna selvatica allo stato naturale, i centri privati di riproduzione di fauna selvatica allo stato naturale, le aziende faunistico venatorie, le aziende agrituristico venatorie, le aree di addestramento e allenamento cani, le zone in cui sono collocabili appostamenti fissi, le aree vocate e non vocate per ciascuna specie di ungulato, i parchi nazionali e le aree protette, tutte le ripartizioni del territorio necessarie per l’organizzazione del prelievo venatorio. Le zone residuali sono destinate alla caccia programmata e sono gestiti da Ambiti territoriali di caccia.
La Giunta regionale provvede annualmente alla ripartizione finanziaria delle risorse disponibili e a definire i criteri per il monitoraggio della fauna, per la gestione delle risorse per la prevenzione e per il risarcimento danni in favore degli imprenditori agricoli per i danni arrecati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole.
Il piano faunistico venatorio costituisce presupposto per l’eventuale deroga ai termini di apertura e chiusura della caccia, così come indicati nel calendario venatorio regionale.
Dato che il numero dei cacciatori in Toscana è in costante calo (erano 124 mila nel 2000, 73 mila nel 2018 e si stima che nel 2030 oscilleranno tra il 35 e i 40 mila), sarà necessario istituire metodi di valorizzazione dell’impegno profuso da chi presta servizi di volontariato e migliorare la disciplina degli Ambiti territoriali di caccia. Per quanto riguarda i danni provocati dalla fauna selvatica, la creazione di un’unica banca dati è fondamentale per avere una visione complessiva. Negli ultimi anni i conflitti maggiori si sono avuti con gli ungulati, in particolare cinghiale e capriolo, e con il lupo. Situazioni problematiche sono state riscontrate anche con i piccioni, i corvidi e le specie ittiofaghe, in particolare i cormorani. Altri obiettivi strategici dell’attuale programmazione sono la salvaguardia della biodiversità, migliorare la governance, incentivare la cultura della sicurezza e del rispetto reciproco.
Il crono programma prevede, nel corso del 2020, che dopo l’informativa si avvii il procedimento, si produca il documento preliminare di Vas, e si arrivi infine alla proposta finale entro fine anno. “Sono convinto che non riusciremo a chiudere il lavoro prima della fine della legislatura, ma questo confronto servirà ad approfondire il tema e a disegnare una fotografia esaustiva” ha concluso l’assessore.
Piano faunistico venatorio regionale, dibattito sull’informativa della giunta.
Gli interventi di Simone Bezzini e Andrea Pieroni
“Credo che l’informativa sia un passo importante nella giusta direzione, perché è frutto di un confronto schietto e approfondito con i molteplici soggetti interessati del mondo venatorio e agricolo. Un documento che recepisce le indicazioni espresse dal gruppo del Partito Democratico e traccia indirizzi ampiamente condivisibili da tutti e in linea con la strada tracciata nella conferenza sulla caccia di Grosseto che rappresenta, a mio avviso, un momento fondamentale di questo confronto – dice Simone Bezzini –. Disegna una cornice valida che ben inquadra i mutamenti degli ultimi anni, quelli che dobbiamo tenere in considerazione. Inoltre, ritengo molto positiva l’attenzione rivolta al volontariato venatorio: una tradizione fortemente radicata in Toscana che spesso ha valore anche pubblico per le attività che svolge e che abbiamo il compito di proiettare nel futuro. Nei mesi che ci separano dalla conclusione del mandato abbiamo il compito di portare più avanti possibile il percorso verso il nuovo Piano faunistico venatorio regionale e arrivare al più presto all’approvazione della modifica della legge 3 a partire dalla proposta elaborata dalla giunta”.
“La conferenza sulla caccia di Grosseto ha segnato indubbiamente il punto di svolta sul tema delle politiche venatorie regionali perché si è dato nuovo impulso al confronto tra tutti coloro che sono parte attiva in materia e quindi il mondo agricolo e venatorio. Quest’informativa è uno dei primi frutti di questo lavoro che adesso dobbiamo portare avanti al meglio – commenta Andrea Pieroni –. La sfida che dobbiamo raccogliere è quella di mettere insieme sensibilità ed interessi diversi perché c’è lo spazio necessario e non certo scegliere da che parte stare, con gli ambientalisti o con i cacciatori, non è una battaglia ma lavoro per un obiettivo comune: mantenere l’equilibrio ambientale e naturale; anche perché i cacciatori sono preziose sentinelle sul territorio e dovremmo semmai preoccuparci del fatto che il numero di cacciatori è dimezzato in pochi anni e contemporaneamente è aumentata la superficie boschiva, il che significa territorio non presidiato e potenzialmente rischioso dal punto di vista ambientale e della prolificazione di animali selvatici”.
Piano faunistico venatorio regionale, Galletti (M5S): “La Regione è in grave ritardo"
“Dopo 5 anni di richieste da parte del MoVimento 5 Stelle alla Giunta di dotare la Regione Toscana di un Piano Faunistico Venatorio (scaduto nel 2015), finalmente, con grave ritardi e per di più a fine legislatura, la Regione ha varato il percorso per approdare al piano, così come annunciato dall’Informativa. Di fatto, sta scaricando le responsabilità e le azioni da intraprendere al governo che verrà, dopo 5 anni di provvedimenti tampone e piani stralcio del tutto inefficaci alla programmazione che sarebbe stata necessaria.
Persino la legge obiettivo, su cui erano poste le speranze soprattutto degli agricoltori per abbassare il numero degli ungulati, è stata di fatto basata su piani provinciali e piani stralcio: e come avevamo previsto è fallita, ma non solo per queste ragioni.
Va ricordato infatti che il piano è l’unico strumento con il quale vengono stabiliti gli indirizzi e gli obbiettivi delle politiche regionali in materia di gestione del territorio agricolo-forestale e fauna selvatica, e infatti dovrebbe avere come obiettivi principali la tutela dell’ambiente e del territorio: invece sembra che si mantenga sulla stessa linea improntata a tutelare le ragioni della caccia e dei suoi sostenitori, senza un adeguato bilanciamento con gli altri interessi che vi si contrappongono. Noi vogliamo che la Toscana si doti di un piano che guardi maggiormente alla tutela dell’ambiente e alla fauna selvatica che è maggiormente minacciata, comprese le specie migratorie. Si parla tanto di turismo ambientale ma ci si dimentica che l’attività venatoria spesso pone dei pericoli alla sicurezza dei turisti e talvolta anche degli abitanti. Per questo secondo noi dovrebbe essere aumentata la distanza tra la fascia di sicurezza tra le abitazioni e le aree dove è possibile esercitare la caccia. Dobbiamo sostenere maggiormente gli agricoltori e gli allevatori con una tutela efficace, pianificata e strutturata secondo le singolarità dei territori e le attività economiche presenti. Abbiamo presentato alcuni ordini del giorno, che sono solo alcuni delle nostre proposte: un’attenzione al piombo utilizzato nelle munizioni, il contenimento dell’uso dei richiami vivi per andare verso un’abolizione a livello nazionale ed europeo, un maggiore ascolto degli esperti e degli specialisti che hanno ben operato nelle altre regioni per la prevenzione dei danni da predazione, la necessità di prevedere l’ampliamento delle aree cuscinetto con divieto assoluto di caccia nelle aree adiacenti a quelle colpite da incendi, con l’impegno ad adempiere in tempi rapidi all’obbligo di tabellazione e maggiori controlli contro le pratiche illecite come quelle del foraggiamento.
Ribadiamo poi la necessità di dare maggiore voce e supporto all’associazionismo ambientale che si spende quotidianamente per il soccorso ed il recupero della fauna selvatica e la vigilanza ambientale, che sono stati penalizzati in questi anni dalla scarsa attenzione e finanziamenti che gli assessorati all’ambiente e all’agricoltura hanno dedicato loro. Non vogliamo più sentirci raccontare la storiella del cacciatore come sentinella dell’ambiente: l’attività venatoria deve essere disciplinata correttamente senza favori e sconti per nessuno e le istituzioni si devono prendere la responsabilità di fare scelte che tutelino l’intero territorio e l’intera popolazione, non soltanto alcune categorie. Questa è l’unica vera gestione faunistico-venatoria che consideriamo ammissibile.”
“Nel marzo del 2019-afferma Elisa Montemagni, Capogruppo in Consiglio regionale della Lega-avevamo presentato una proposta di risoluzione(senza tralasciare un altro atto, sempre della Lega, votato, a suo tempo, nel comune di Massarosa) in cui chiedevamo di modificare le norme relative agli appostamenti di caccia, tipo quelli presenti sul lago di Massaciuccoli; non ci sembrava giusto, ad esempio, che non ci potesse essere un automatico passaggio delle concessioni da padre in figlio.” “Ebbene-prosegue il Consigliere-sono trascorsi ben dieci mesi ed il Pd, nella figura del Consigliere Baccelli(tra l’altro, firmatario del nostro predetto precedente documento)non fa altro che riproporre in Aula un atto che non risolve minimamente la problematica; inoltre, l’Assessore Remaschi ha già detto che non ritiene urgente la cosa…..” “Ci chiediamo come mai, il mio collega, in tutti questi mesi, non abbia, quindi, interloquito con la Giunta, affinché il problema venisse risolto come da noi puntualmente richiesto.” “Se qualcuno è in regola con i pagamenti-precisa l’esponente leghista-non capiamo come mai debba essere in qualche modo ostacolato nella sua attività venatoria ed i criteri selettivi sul tema proposti dalla maggioranza, lasciano decisamente a desiderare.” “Insomma-conclude Elisa Montemagni-come al solito, chi governa(speriamo ancora per poco) questa Regione, disattende ogni lecita richiesta dei cittadini, risultando inconcludente e con una spiccata tendenza, per scarsa capacità o inventiva, ad imitare gli altri….”
Edilizia scolastica
Edilizia scolastica: fondo di rotazione per anticipo di cassa, mozione Forza Italia
La Regione istituisca con urgenza un fondo di rotazione per un anticipo di cassa in favore degli Enti locali interessati a riqualificare l’edilizia scolastica. È quanto chiede la mozione presentata dal capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale Maurizio Marchetti che di fatto punta allo sblocco dei mutui della Banca europea ancora indisponibili. Lo schema tipo che dovrà consentire alle Regioni di contrarre concretamente i mutui, e quindi attingere alle risorse secondo procedure univoche, è fermo al ministero dell’Economia. Lo stallo, secondo Marchetti, deve essere risolto con un intervento da parte della Giunta a guida Enrico Rossi e attraverso un fondo di rotazione che consenta agli enti locali di avviare le procedure di progettazione.
Secondo quanto ricostruito nel testo della mozione, c’è un decreto ministeriale che autorizza gli Enti locali a spendere la quota 2018 dei finanziamenti che hanno ottenuto e che devono arrivare da mutui della Banca europea degli investimenti. Lo stesso decreto, da un lato vincola gli attuatori delle ristrutturazioni, Province e Comuni, ad arrivare a progetto o aggiudicazione di gara in 180 o 365 giorni, a seconda di quello che devono fare; dall’altro subordina la stipula del mutuo da parte della Regione, con oneri di ammortamento a totale carico dello Stato, alla validazione di uno schema tipo da parte del Mef. In pratica, c’è l’autorizzazione a spendere, sono state redatte le linee guida per contrarre il mutuo, manca solo il via libera ministeriale.
Lavoro
Lavoro: Bekaert, mozione per scongiurare chiusura
Approvato l’atto presentato da Sì – Toscana a Sinistra. La Giunta deve approntare iniziative e strumenti “anche di tipo finanziario” per consentire alla cooperativa di lavoratori “Steel Coop Valdarno” di acquisire lo stabilimento.
Via libera alla mozione presentata da Sì – Toscana a Sinistra che impegna la Giunta ad approntare ogni strumento utile, “anche di tipo finanziario”, per consentire alla cooperativa di lavoratori “Steel Coop Valdarno” di acquisire lo stabilimento Bekaert di Figline Valdarno, “in modo da scongiurarne la chiusura” attraverso l’avvio del piano industriale presentato al Ministero dello sviluppo economico.
L’atto, firmato da Tommaso Fattori e Paolo Sarti e approvato dall’aula, ricorda la mozione già approvata dal Consiglio regionale nel 2018, con la quale s’impegnava la Giunta regionale a “favorire strutturalmente lo sviluppo delle iniziative di trasformazione delle imprese in crisi in cooperative di lavoro, “prevedendo la possibile implementazione delle risorse finanziarie già stanziate” e favorendo l’utilizzazione degli strumenti finanziari previsti “a sostegno delle cooperative di lavoratori, anche attraverso Fidi Toscana”.
Nel 2019, ricorda la mozione di Sì, è stata disposta la cassa integrazione straordinaria per i 196 lavoratori rimasti nello stabilimento, prorogata poi il 23 dicembre scorso per ulteriori 6 mesi e quindi con scadenza prevista nel giugno 2020.
Il Piano industriale proposto dalla Cooperativa “Steel Coop Valdarno”, portato anche al Ministero dello sviluppo economico – si legge infine – ha l’obiettivo di continuare la produzione di steelcord ( una cordicella metallica), la principale attività dello stabilimento di Figline Valdarno “che in questo rappresenta un’avanguardia mondiale, anche grazie alla tradizionale attività di ricerca e sviluppo”. La produzione di steelcord prevista sarebbe, a regime, nella quantità di circa 12mila tonnellate/anno, con una previsione di ricavi di 2,5 milioni di euro all’anno.
Bekaert, Capirossi e Tartaro (Pd):"L'attenzione della Regione per il futuro dell'azienda e i lavoratori non si ferma"
“La Regione Toscana – spiegano i consiglieri Pd a Palazzo del Pegaso - ha costantemente seguito l'evolversi della vicenda dello stabilimento, non da ultimo sostenendo la richiesta di proroga della Cassa integrazione per ulteriori sei mesi dei lavoratori e dei sindacati, portandola direttamente al tavolo del Ministero dello sviluppo economico e sottoscritta proprio a Firenze lo scorso 23 dicembre 2019. Rimane però necessità di mettere in atto, quanto prima, ogni azione utile per scongiurare la chiusura e sostenere la reindustrializzazione dello stabilimento di Figline, salvaguardando prima di tutto il lavoro e il territorio, a partire dalla valutazione delle due ipotesi di reindustrializzazione presentate, ovvero quella delle Trafilerie Meridionali e quella della cooperativa costituita dagli ex lavoratori Bekaert. Quello che chiediamo con questa mozione – concludono Fiammetta Capirossi e Simone Tartaro - è dunque di proseguire in tutte le iniziative, mettendo in campo tutti gli strumenti utili e necessari per arrivare prima possibile alla reindustrializzazione del sito e al massimo riassorbimento occupazionale dei lavoratori Bekaert, a partire dalle ipotesi attualmente in campo”.
Trasporto merci, salvaguardare la forza lavoro e aumentare il trasporto su ferro
Scaramelli, capogruppo Italia Viva: “La Regione Toscana si attivi immediatamente per arrestare l'emorragia di forza lavoro, potenziare la mobilità delle merci su ferro e ridurre le emissioni”.
"La Regione Toscana si attivi immediatamente per arrestare l'emorragia di forza lavoro e il depotenziamento degli impianti e delle strutture del trasporto merci in ferrovia". A dirlo Stefano Scaramelli, capogruppo di Italia Viva in Consiglio regionale, che interviene sul taglio dei ferrovieri addetti al trasporto merci passati dai 270 del 2016 ai 160 di oggi. "Investire su rotaia, far viaggiare le merci non su gomma ma incrementare la mobilità, riduce le emissioni e risponde alle istanze ambientali e di economia sostenibile che - prosegue Scaramelli - devono essere al centro dell'agenda politica. La Regione, che in questi anni ha investito su ferro, deve farsi sentire e rappresentare le istanze dei lavoratori e quelle ambientali che riguardano tutti i cittadini con Merci Italia Retail ". Scaramelli oltre a sottolineare l’importanza dell'aspetto ambientale di far viaggiare le merci su rotaia, sottolinea come la questione occupazionale sia di ampio respiro regionale incidendo su Grosseto con 26 macchinisti, Chiusi (SI) con 25 macchinisti, Pisa e Livorno complessivamente con 64 macchinisti, mentre nella Direzione e organizzazione del lavoro (uffici e gestione del personale) nel territorio livornese sono 45 gli addetti. “Con i colleghi Titta Meucci e Massimo Baldi abbiamo scritto – conclude Scaramelli – una mozione per chiedere alla Giunta di attivarsi in merito e aprire un tavolo di concertazione per raggiungere i parametri fissati dalla Comunità europea per il trasferimento del 30% delle merci su ferro entro il 2030 e del 50% entro il 2050.”
Legalità
Edicola della legalità di Pisa
Approvata a maggioranza dall’aula del Consiglio regionale la mozione promossa dai consiglieri pisani del Partito Democratico Antonio Mazzeo, Alessandra Nardini e Andrea Pieroni che sollecita la Giunta regionale ad attivarsi con ogni iniziativa utile affinché il Comune di Pisa individui una nuova collocazione, centrale e ben visibile, in cui ricollocare e riqualificare la struttura favorendo anche un sostegno economico per far sì che possa essere utilizzata a scopo sociale. “La lotta alla mafia è fatta prima di tutto di simboli e l’edicola di Borgo Stretto a Pisa era, è, un simbolo. La sua rimozione è stata un gesto grave e provocatorio da parte dell’amministrazione comunale leghista nei confronti di chi promuove la cultura della legalità; un gesto su cui esprimiamo forte contrarietà e su cui auspichiamo si possa porre al più presto rimedio. Dispiace, ma non stupisce, il voto contrario della Lega che ancora una volta ha scelto di stare dalla parte opposta del rispetto e della memoria” spiegano i consiglieri illustrando l’atto in aula.
“In Toscana sono 572 i beni confiscati alla criminalità organizzata, distribuiti in 67 Comuni, di questi sono 145 quelli destinati al riuso. L’edicola di Borgo Stretto in cui campeggiava l’insegna “Questo è un bene confiscato alla mafia” è stato il primo laboratorio regionale di riutilizzo sociale di un’azienda sottratta alla criminalità: il progetto “I saperi della legalità” nato nel 2014 e inaugurato alla presenza di Don Luigi Ciotti è andato avanti fino a marzo 2018; ne facevano parte la Regione Toscana, il Comune e tutte le associazioni del coordinamento provinciale di Libera – continuano Mazzeo, Nardini e Pieroni -. A seguito della chiusura del 2018 il bene ha continuato a rappresentare un simbolo della lotta alla malavita organizzata, ospitando studenti e comitive all’interno di azioni di sensibilizzazione alla legalità. Per questo la rimozione avvenuta per mano dall’Amministrazione e il successivo ritrovamento in una discarica sono uno schiaffo quantomeno simbolico a chi si occupa di promuovere la cultura della legalità e all’intera comunità. Non a caso a seguito dell’inaspettata rimozione c’è stata un’importante mobilitazione della cittadinanza, dalla stessa Libera alle scuole, dalle associazioni studentesche ai Rettori delle Università di Pisa e della Scuola Superiore Sant’Anna, fino alle organizzazioni sindacali, per ribadire la necessità di non depennare un pezzo importante della recente storia cittadina. La Regione Toscana si è sempre contraddistinta per l’impegno volto all’adeguamento e alla ristrutturazione di beni confiscati alla criminalità organizzata con l’obiettivo di valorizzarne al massimo l’uso sociale. Quello che è successo a Pisa merita l’attenzione delle istituzioni, a tutti i livelli, perché è inaccettabile cancellare con un colpo di spugna anni di impegno e partecipazione nella lotta contro la piaga che più di ogni altra affligge il nostro Paese”.
Movida
Divertimento sicuro: Italia Viva promuove il contrasto dell’abuso di alcol e droghe
Aumentare la consapevolezza sui fenomeni di dipendenza da alcol e droghe per i giovani, informare e responsabilizzare i giovani e le loro famiglie sui danni per la salute e per la vita relazionale derivanti dall’assunzione di alcol e sostanze illegali, sui comportamenti a rischio correlati alla guida dopo l’assunzione di sostanze alcoliche e psicotrope. Ancora, dare contributi ai gestori di locali di intrattenimento che provvedano a dotare il loro esercizio di uno o più defibrillatori semiautomatici, a seconda della capienza autorizzata del locale e di apparati di video sorveglianza all’esterno e all’interno dei locali, gestiti da addetti al controllo, oltreché dispositivi per contapersone e controlli sul livello di alcol. Questi i contenuti della proposta di legge “Disposizioni regionali per il divertimento sicuro” presentata oggi in Consiglio regionale dal capogruppo di Italia Viva Stefano Scaramelli. “Abbiamo lavorato e analizzato il tema dello 'sballo' dei giovani mediante l’uso di alcol e droghe. Un tema – dice Scaramelli – che dovrebbe occupare l’attenzione e l’impegno di tutti, a partire dalla politica, ben oltre i giorni successivi all’ennesima tragedia del ‘sabato sera’. Questa legge può aiutare, spero, i ragazzi e le loro famiglie ad essere e sentirsi sicuri nei giorni e nei luoghi in cui dovrebbero divertirsi e vivere”. Secondo i dati del Ministero della Salute spesso già a 12 anni arriva la prima sbornia e il 55% degli adolescenti dai 14 ai 19 anni beve alcolici, il 24% ne ha abusato fino a star male.
“Dati allarmanti che si legano agli incidenti stradali alcol correlati – continua Scaramelli, che aggiunge - la legge punta a informare ma anche a comunicare ovvero non solo a dare conto dei rischi ma anche dell’importanza di essere consapevoli del divertimento. È evidente che il problema è culturale ma anche sociale e psicologico. Per questo la legge non si ferma a normare e promuovere un nuovo approccio al divertimento del sabato sera, ma anche a formare il personale dei locali. Ad esempio gli alcol test all’ingresso, la presenza di soccorritori di livello avanzato, associazioni di volontariato fuori dalle discoteche. Ma anche anticipare l’ingresso e la chiusura di locali, dotare le strutture di strumenti di video sorveglianza e di defibrillatori con personale formato per utilizzarlo. Ma anche strumenti come il conta persone e i metal detector. Su questi punti, che saranno oggetto del “Codice di informazione e comportamento” che dovrà essere siglato tra le associazioni rappresentative di categoria dei gestori dei locali di intrattenimento, la Regione Toscana concederà finanziamenti e un logo che potrà essere esposto per informare i giovani e le loro famiglie delle regole che all’esterno e all’interno di quel locale si devono rispettare”.
Sanità
Sanità: limitare la vendita di ‘energy drink’ ai minorenni
Lo chiedono, con una mozione, i consiglieri regionali Andrea Quartini (M5S) e Ilaria Giovannetti (Pd)
Considerato che secondo molti studi le bevande cosiddette “Energy drink” producono effetti nocivi sulle persone, in particolare “sui giovani che, per una serie di motivi sociali e culturali, ne sono grandi consumatori”, la Giunta regionale deve impegnarsi “ad attivare un tavolo tecnico presso il ministero della Salute per approfondire il fenomeno del consumo degli Energy drink fra i minorenni” e nel caso si riscontri che il fenomeno è “problematico e rischioso sia per la salute che per la spesa sanitaria” si devono progettare “misure di limitazione della vendita di tali bevande ai minorenni e in determinate fasce orarie”.
Lo prevede l’impegnativa della mozione presentata dai consiglieri Andrea Quartini (M5S) e Ilaria Giovannetti (Pd), che richiama studi condotti sul fenomeno dalla Perdue University dell’Indiana, dai quali si evince che nel “cervello degli adolescenti esposto a una combinazione di bevande a base di caffeina e alcol, si verificano cambiamenti chimici simili a quelli osservati in chi fa uso di cocaina” . I giovani, insomma, sarebbero esposti a un problema “di dipendenza indotta destinata a durare tutta la vita”.
Nella narrativa del testo si legge che il fenomeno era stato indagato anche dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare e già nel 2013 si stimava che “il 68% dei giovani europei bevesse Energy drink”. Sulla base di questo studio, in Gran Bretagna si era giunti a ipotizzare la vendita di queste bevande “ad alcune fasce di età” della popolazione. I firmatari sottolineano che, pur non ricorrendo a un divieto totale, “sarebbe opportuno” limitare “la vendita ai minori, almeno nelle fasce orarie in cui è vietata la vendita di alcolici”.
Sanità: salvaguardare il servizio sanitario nazionale
L’atto presentato da Andrea Quartini (M5S) impegna la Giunta ad attivarsi in sede di Conferenza Stato-Regioni
Attivarsi salvaguardare il Servizio sanitario nazionale (Ssn) pubblico e universalistico, garantendone le esigenze di pianificazione e organizzazione nel rispetto dei principi di equità, solidarietà e universalismo che da 40 anni lo caratterizzano. E’ quanto prevede la mozione di Andrea Quartini (M5S), che impegna la Giunta a presentare “proposte di iniziative” in Conferenza Stato-Regione, per garantire “una sostenibilità economica effettiva ai livelli essenziali di assistenza attraverso un adeguato finanziamento del fondo sanitario nazionale”, assicurando altresì “certezza delle risorse destinate” e “recupero di quelle adeguate”.
La mozione, ancora, impegna la Giunta a valutare “le opportune iniziative” sia per definire una soglia minima di rapporto spesa sanitaria-prodotto interno lordo, sia per fissare un incremento percentuale annuo in termini assoluti del fabbisogno sanitario nazionale “anche in funzione anticiclica”.
L’atto cita l’ultimo rapporto della Fondazione Gimbe 2019 sullo stato del Servizio sanitario nazionale. “Il quadro che offre il rapporto è sconfortante” si legge nella mozione, “basti pensare che attualmente la sanità assorbe solo il 6 per cento del prodotto interno lordo e l’intera filiera della salute ne produce circa l’11”. Ancora: “E’ emerso che, nel periodo 2010-2019 sono stati sottratti al Ssn circa 37 miliardi di euro” e secondo le stime del rapporto “per riallineare il Ssn a standard di altri Paesi europei sarà necessaria nel 2025 una spesa sanitaria di 230 miliardi di euro”.
Secondo la mozione appare necessario recuperare integralmente tutte le risorse economiche sottratte in questi anni con le diverse misure di finanza pubblica.
Sanità: gravidanze a rischio, consultori parte integrante della Rete clinica regionale
Il Consiglio approva la mozione con prima firmataria Serena Spinelli del gruppo misto e sottoscritta da Sì-Toscana a sinistra e Monica Pecori.
La Regione deve “considerare i consultori come parte integrante della Rete per la gestione delle gravidanze a rischio, del relativo Comitato strategico toscano e dei Coordinamenti di settore di area Vasta”. È quanto chiede la mozione approvata dal Consiglio di cui è prima firmataria Serena Spinelli (gruppo misto) e sottoscritta anche da Sì-Toscana a sinistra e da Monica Pecori (gruppo misto/Tpt).
L’atto di indirizzo si concentra sul ruolo dei consultori nella rete clinica regionale per il management delle gravidanze ad alto rischio materno e fetale, riconoscendo come “essenziale la costituzione di un sistema che tenga conto di tutte le risorse territoriali, ospedaliere e universitarie, valorizzando ciascun ruolo e garantendo multidisciplinarietà”. Un’efficiente articolazione dei servizi, si legge nel testo, rappresenta un elemento positivo per la qualità di vista della gestante.
La mozione ricorda inoltre che le attività consultoriali in Toscana “rappresentano una rete qualificata per la quale la Regione ha avviato un’opera di riorganizzazione e riqualificazione”. È necessario “garantire il diritto di ricevere le cure appropriate nella sede più prossima a quella di residenza e usufruire dei nodi di rete più idonei per gli specifici approfondimenti clinico/diagnostici disponibili sul territorio toscano” si rileva ancora nella mozione.
Alberti: “Nostro compito tenere alta attenzione su super batteri”
Da novembre 2018 a oggi, 155 casi isolati nei pazienti, ma per il caso della donna di 51 anni di Scandicci non si è trattato di New Delhi.
“Vigileremo come opposizione sulla promessa di Saccardi sui laboratori di microbiologia, la cui delibera ha detto di voler portare in Giunta entro la fine del mese – dice il Portavoce dell’opposizione in consiglio regionale, Jacopo Alberti – in questo modo, poco dopo la presa in carico dei pazienti, gli operatori potranno sapere se hanno a che fare con casi di farmaco resistenza. Il nostro compito è tenere alta l’attenzione su questa piaga dei batteri killer, anche per aiutare a veicolare le informazioni utili ai cittadini in quanto a prevenzione e all’uso degli antibiotici. E con interrogazione forse abbiamo dato slancio a questa delibera così importante. Sosteniamo quindi l’iniziativa dell’assessore sulla riorganizzazione dei laboratori e auspichiamo anche la ripresa della campagna informativa su questo importante tema”.
Manifestazione pro-terme
Luciana Bartolini, Consigliere regionale e comunale, Segretaria della sezione Montecatini-Valdinievole della Lega afferma che parteciperà con molto piacere alla manifestazione che si terrà a Firenze per sostenere il comparto termale cittadino.” “Auspico che il tutto si possa svolgere tra febbraio e marzo, in occasione di una riunione del Consiglio regionale, in modo tale da poter avere maggiore attenzione sia da parte dell’intera assise regionale che dei media.” “Propongo, inoltre-precisa l’esponente leghista-che la nostra città si ponga, dunque, come capofila di tutte le altre realtà termali toscane, anch’esse in palese ed atavica sofferenza.” “Occorre, infatti rilanciare tutto il settore a livello regionale, perché è impensabile ed assurdo abbandonare al loro triste destino quelle località che, in un tempo purtroppo ormai lontano, avevano ottimi riscontri economici dal termalismo, è il caso di dire:”Ora, o mai più” visto che il tempo stringe ed il baratro si avvicina pericolosamente.”
Fonte: Consiglio regionale della Toscana - Uffici Stampa