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Arci, Anpi e Cgil: da Empoli un fermo "No" alla guerra

L’evolversi dei fatti di questi ultimi giorni in Medio Oriente, hanno reso ben chiaro che l'uccisione, su ordine diretto del Presidente USA Donald Trump, di Qassem Soleimani, potentissimo leader delle Guardie rivoluzionarie di Teheran, l’uomo più temuto del Medio Oriente e il più importante in patria dopo il Grande Ayatollah, è stato un vero e proprio atto di guerra che sta provocando gravissime conseguenze. L'Iran dopo questo attacco, non ha fatto mancare la sua risposta armata alla base Usa ad Ambar a Assad in Iraq. Adesso preoccupa questa escalation di violenza, che rischia di trascinarci in una nuova guerra di dimensioni e conseguenze devastanti. Preoccupa soprattutto come Donald Trump sfoderi l’arma di distrazione di massa proprio nel momento in cui i sondaggi lo danno in costante calo e la procedura di impeachment prosegue per la sua strada: non è la prima volta che gli Stati Uniti scelgono di mandare il mondo nel caos per risolvere affari interni. La pratica messa ormai in atto da anni dai vari governi degli Stati Uniti di condannare a morte i propri nemici senza processo è inaccettabile e rappresenta la fine del diritto.

E preoccupa anche il Governo italiano, che, tramite il Ministro Di Maio, si è limitato con semplici frasi di circostanza a invocare l’Articolo 11 della Costituzione secondo cui l’Italia ripudia la guerra. Dichiarazioni a nostro avviso non sufficienti, dal momento che la Costituzione richiede di essere attuata con atti concreti, impedendo, per esempio, il continuo flusso di armamenti americani sul nostro territorio in direzione del Medio Oriente.

Come Arci, Anpi e Cgil del territorio ribadiamo il nostro fermo no alla guerra poiché non è attraverso l’uso delle armi e della forza che si possono risolvere i conflitti, ma solo con il primato e il rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani, con la cooperazione è possibile accompagnare le popolazioni verso un progetto di pace. Per questo le Nazioni Unite e la Comunità internazionale tutta non possono limitare la loro reazione a delle generiche dichiarazioni di condanna: c’è la necessità di arginare un Presidente Usa che ormai è disposto a tutto pur di vincere le prossime elezioni e di mettere in campo tutta la forza delle relazioni diplomatiche per evitare un’escalation militare dalle conseguenza imprevedibili.

Facciamo appello, attraverso le nostre rispettive associazioni e organizzazioni nazionali, Anpi, Arci e CGIL, al Governo Italiano, all'Unione Europea, alla Comunità internazionale affinché mettano in campo azioni concrete per la ricostruzione del dialogo, per una mediazione utile e la costruzione di rapporti di cooperazione tra Stati e popoli. Sul nostro territorio invitiamo invece i cittadini a monitorare gli avvenimenti che possono seguire, in attesa di promuovere forme di manifestazione, sebbene ci auguriamo fortemente che la diplomazia e le pressioni internazionali possano fare interrompere prestissimo lo spirare di questi venti di guerra.

 

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