Dopo la rassegna “le settimane dell’Edicola confiscata” tenutasi dal 20 maggio al 9 giugno 2019 l’Amministrazione Comunale, davanti alle telecamere e per bocca del Sindaco, l’aveva promesso: troveremo una soluzione. In effetti, è stato di parola, la soluzione è stata trovata: dopo i botti di fine anno, nel silenzio, l’Edicola è stata rimossa.
È stata rimossa nonostante le rassicurazioni e nonostante gli accorati appelli di tutta la cittadinanza. Anche l’Università, coerentemente con l’attribuzione della laurea honoris causa a Don Luigi Ciotti, si era messa a disposizione. Purtroppo, l’Amministrazione non ha rispettato i tempi della concertazione, del dialogo e della progettazione attenta delle forze della società civile.
Non solo l’Edicola è stata rimossa, ma nessun soggetto che si era fatto promotore del problema è stato avvertito. Un atto, non abbiamo paura di dirlo, vile che ha portato con sé anche le molte lettere dei ragazzi delle Scuole che avevano animato le “Settimane dell’Edicola” lasciando una testimonianza del loro passaggio: ieri, quelle testimonianze, sono state caricate su qualche cassone e portata chissà dove.
Quelle lettere hanno dimostrato che l’Edicola non era solo un problema da gestire, ma era divenuta un simbolo dell’attenzione alle infiltrazioni mafiose nell’economia locale; un simbolo di come un’azienda confiscata alla criminalità organizzata potesse essere riutilizzata per fini sociali.
Nella divergente visione del problema, ci saremmo accontentati di un atto di coraggio e di chiarezza: annunciare la sua rimozione senza se e senza ma.
Le Associazioni si sarebbero battute, forse avremmo perso, ma avremmo fatto capire all’Amministrazione Comunale l’importanza del riutilizzo sociale dei beni confiscati portato dalla pietra miliare della lotta alla criminalità organizzata: la legge n. 109/1996 che lo ricordiamo - per la prima volta – ha codificato il principio che i beni confiscati alle mafie debbano tornare alla Collettività e che lo Stato (oggi per il tramite dell’Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati) è parte attiva di questo processo virtuoso.
Oggi invece si è scritta una pagina buia per la Città di Pisa: si è lanciato il messaggio che i beni confiscati sono un problema e che – se possibile – vanno rimossi. E porta con sé un’altra conseguenza devastante: il problema della lotta sociale alla criminalità organizzata non è nell’agenda dell’Amministrazione Comunale.
Ferme queste considerazioni chiediamo formalmente un incontro con l’Amministrazione Comunale. Un incontro pubblico, dove chiederemo di mostrare alla cittadinanza le motivazioni politiche e giuridiche di un simile atto.
Non ci accontenteremo di riposte formali, di adempimenti che dovevano essere compiuti, di lamentele e/o di autorizzazioni ricevute da altri Enti o Istituzioni: chiediamo fin da subito che l’Amministrazione chiarisca una volta per tutte se è consapevole o meno della portata negativa di questo atto e se ritiene che la lotta alle mafie possa essere calpestata e cancellata con un colpo di spugna.
Il Presidio di Libera Pisa “Giancarlo Siani”, nonostante la brutale rimozione del loro simbolo dell’impegno alla lotta alle mafie nella città di Pisa, continuerà le sue attività cercando – nonostante non vi sia un terreno fertile per tali ideali – di promuovere, ogni giorno, i valori dell’antimafia sociale ed il riutilizzo dei beni confiscati nella provincia di Pisa insieme a tutto il Coordinamento Provinciale di Libera Pisa.
Fonte: Presidio Libera Pisa - Ufficio stampa
Notizie correlate
Tutte le notizie di Pisa
<< Indietro