Solitudine, quando fa male alla salute: convegno a Firenze
La solitudine non è una situazione transitoria di vita solitaria, obbligata o deliberata, ma piuttosto un male che sta diventando endemico nella nostra società e che fa male alla salute. Di questa condizione umana, dei suoi effetti negativi, delle ricadute sociali e soprattutto degli strumenti per combatterla si parlerà a Firenze il 15 e 16 novembre prossimi, in un convegno dal titolo ‘Nemica solitudine’. Tra i partecipanti, anche Don Julian Carron, successore di Luigi Giussani alla guida di Comunione e Liberazione, e Sultana Razon Veronesi.
“Questo convegno è un momento straordinario per far vedere ciò che Firenze ha già messo in campo per combattere la solitudine soprattutto dei nostri anziani - ha detto il sindaco Dario Nardella -. La solitudine è un male sociale molto serio e sempre più diffuso. È una delle malattie di questo tempo, che va combattuta con gli strumenti che ci sono a disposizione. Spesso la condizione di solitudine coincide con quella di anzianità. Noi abbiamo dei progetti concreti al riguardo: ad esempio abbiamo in progetto di realizzare il Villaggio Montedomini, un quartiere vero e proprio dedicato agli anziani ma non solo, in cui anziani, bambini e giovani possono stare insieme. Anziani e bambini si alimentano a vicenda e la nostra società ha bisogno di entrambi e di farli vivere insieme perché ha bisogno di futuro e di passato. Non ha senso costruire il futuro senza radici”.
“Firenze è orgogliosa di ospitare il convegno - afferma l’assessore a Welfare e Lotta alla solitudine Andrea Vannucci, presentando l’iniziativa -, che sono sicuro offrirà importanti spunti di riflessioni e preziosi contributi su come combattere la solitudine, che è la peggiore nemica dei nostri anziani, ma non solo. La nostra attenzione per gli anziani è alta e siamo fortemente impegnati per offrire loro servizi di qualità e sempre più rispondenti ai loro bisogni. La nostra è una città con una forte incidenza di cittadini di età superiore ai 65 anni, sono pari al 27% della popolazione, e gli utenti anziani in carico ai Servizi sociali sono circa 5.500, ovvero il 42,3% del totale di circa 13.000 utenti seguiti”. “Siamo coscienti che l’essere soli può causare danni irreparabili alla salute degli anziani - aggiunge l’assessore - e per aiutarli a socializzare e allontanare la noia dalle loro vite offriamo varie iniziative come, ad esempio, i 26 Centri dell’età libera, dove sono impegnati in attività ludico-culturali, i soggiorni estivi in località marine, di montagna e termali e ‘Soli mai’, un progetto di solidarietà e volontariato promosso dalla Fondazione Montedomini con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze e la collaborazione del Comune”.
“La solitudine è patogena - afferma Andrea Ungar, professore associato di medicina interna e geriatria all’Università di Firenze e direttore di geriatria all’Ospedale di Careggi - e uno degli scopi del convegno è mettere a punto dati riguardanti le conseguenze sulla salute dell’individuo che vive in solitudine rilevati da studi trasversali nei quali la solitudine è definita come la sensazione soggettiva della mancanza di un supporto nel momento del bisogno. È stato infatti dimostrato che la solitudine abbrevia la vita e aumenta il rischio di malattie, in particolare la demenza. La solitudine esercita un’influenza negativa sulla salute i cui effetti sono paragonabili a quelli indotti dal fumo di sigarette per 15 anni”.
Un ulteriore aspetto che verrà affrontato nel corso dell’evento riguarda le risposte che le comunità possono offrire alla persona fragile che sperimenta una condizione di solitudine. Questo aspetto si riferisce alla capacità di porre rimedio alle crisi, da quella della famiglia, all’organizzazione delle città, alla prassi nei luoghi delle cure in ambito sanitario e assistenziale: per esempio la presenza dei parenti durante il ricovero in terapia intensiva, sottolinea Ungar, “riduce le complicanze cardiovascolari gravi dall’8,2 all’1,8%”. Si tratta di compiti complessi, ma ormai è coscienza diffusa che la perdita delle reti che collegano le persone ha un effetto deleterio e di lunga durata sulla qualità e sulla durata della vita.
In Italia, secondo l’Istat, la solitudine cresce in proporzione diretta con l’età: se tra i 25 e i 34 anni vive solo l’11% della popolazione, tra i 35 e i 54 la percentuale resta al 12% ma tra i 55 e i 74 anni vive solo il 16% della popolazione e oltre i 75 anni la percentuale degli italiani soli arriva al 38%. “La solitudine, inoltre, va a braccetto con malattie, cattiva alimentazione, progressivo isolamento sociale - aggiunge Ungar - la perdita delle reti che collegano le persone ha un effetto deleterio sulla qualità e sulla durata della vita”. È importante sottolineare che il fenomeno si estende ben oltre i confini nazionali; in alcuni Paesi ha richiamato l’attenzione delle autorità politiche e amministrative, dall’Inghilterra, all’Australia, agli Usa. In Giappone la condizione di solitudine sta diventando pervasiva in alcuni strati della popolazione con una progressione molto veloce, che sta seriamente preoccupando i responsabili delle politiche sociali.
“La solitudine - spiega Diego De Leo, vicepresidente della Società italiana di psicogeriatria - non è semplicemente vivere soli ma rappresenta la sensazione soggettiva e qualitativa di non far parte del contesto, di non avere relazioni sociali diffuse e soddisfacenti, di essere de-connessi con gli altri. Si tratta di una condizione estremamente sottovalutata in Italia, mentre in altri paesi, specialmente quelli anglosassoni, il problema è stato affrontato in maniera più decisa. Per questo il convegno e la Giornata contro la solitudine, promossa della società di psicogeriatria - vuole aumentare la consapevolezza in chi amministra e nei cittadini contro quella che è una vera e propria patologia in rapido aumento”.
“La solitudine - aggiunge De Leo - provoca malinconia, ansia, depressione, può spingere al suicidio. Ma sono molti anche i mali fisici: accorcia la vita, predispone alla demenza, aggrava la mortalità post infartuale. Secondo una ricerca inglese, la spesa annuale sanitaria in Gran Bretagna relativa ai danni legati alla solitudine è di 32 miliardi, un’enormità”. “Aggredire questo problema - conclude De Leo - non può limitarsi all’inviare un aiuto agli anziani soli per qualche ora al giorno ma deve partire dalla consapevolezza che buone relazioni sociali sono fondamentali fin dalla giovane età. Invece le moderne tecnologie, come gli smartphone, possono solo aggravare questo problema: ci connettono col mondo, ma ci allontanano da chi ci circonda”.
“Questo appuntamento - afferma Luigi Paccosi presidente di Montedomini - è un’occasione unica per riflettere e comprendere meglio questo fenomeno che sta dilagando nelle nostre città, soprattutto nella popolazione anziana. Montedomini insieme al Comune di Firenze è in prima linea per combattere la solitudine, soprattutto attraverso il progetto Soli Mai che in pochi anni è diventato un supporto fondamentale a tanti anziani soli della nostra città”.
Il convegno si aprirà venerdì 15 novembre alle 17.45 nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio e proseguirà il giorno successivo all’Odeon. Tra gli interventi quello di Carron (Sabato 16, ore 9.30, ‘Fede e solitudine’), e di Sultana Razon Veronesi (Sabato 16, ore 11.10, ‘La testimone di vita: ieri e oggi’). Ci saranno medici, specialisti, operatori tra i quali anche Marco Trabucchi, presidente dell’Associazione italiana psicogeriatria e Ilan Gonen della Long term care alliance.
Fonte: Comune di Firenze - Ufficio stampa