Decreto dignità: il calcio italiano perde 100 mln di introiti
La lotta alla ludopatia costa caro ai club di serie A
Juventus, Roma Lazio e Bologna. Sono queste le squadre finora penalizzate dal Decreto Dignità che hanno dovuto modificare le proprie strategie di sponsorizzazione dopo il divieto del Governo italiano finalizzato alla lotta per la ludopatia. Un divieto che non riguarda solo le scommesse sportive di tipo calcistico ma che limita fortemente l’intero mondo del betting e del gaming con restrizioni che riguardano gli sponsor di maglia del Campionato Italiano di Serie A e le inserzioni pubblicitarie delle aziende di settore sui motori di ricerca. Salve per ora insegne dei negozi e marchi. Ma andiamo con ordine e vediamo in dettaglio, caso per caso, la situazione attuale.
Casino online e operatori di betting: cosa prevede il decreto dignità
Gli operatori di settore, gaming e betting, che operano online e offline sono, al 2019, numerosissimi, come mostrato da questo sito. Questi e moltissimi altri sono dunque coinvolti nel Decreto Legge normalmente conosciuto come Decreto Dignità emanato dal Ministero del Lavoro e dello Sviluppo Economico italiano, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 12 luglio 2018. Il decreto punta essenzialmente a combattere il problema della ludopatia considerata una vera e propria forma di dipendenza patologica. È stata quindi vietata a partire dal 1°gennaio 2019 ogni forma di pubblicità, anche indiretta, di giochi e scommesse con vincite in denaro, realizzata su qualunque mezzo comprese manifestazioni sportive, culturali e artistiche, programmi radio e tv, sponsorizzazioni sportive, eventi, citazioni visive ed acustiche e sovraimpressione di nome, marchio, simboli attività e prodotti. Con la sola eccezione dei marchi e delle insegne delle attività commerciali, tutto il resto è confermato. Vi spieghiamo perché e quali sono le differenze.
Le squadre di calcio penalizzate
Juventus, Lazio, Roma e il Bologna di Sinisa Mihajlovic. Sono queste le principali società di Serie A ad aver subito ingenti perdite per mancate sponsorizzazioni con società di betting. In Italia si stimano 100 milioni annui, secondo quanto segnalato da Agcom al Governo. La soluzione seguita dai club è stata così quella di siglare accordi di sponsorship con aziende del settore betting fuori dai confini nazionali, specialmente in Asia, a Malta, in Svezia e Irlanda. Squadre come Roma e Lazio, invece, hanno dovuto rinunciare rispettivamente ad accordi di 45 e 7 milioni di euro con i partner commerciali del mondo delle scommesse. Per ora l’Italia è l’unico paese con limitazioni simili, mentre Spagna e soprattutto Inghilterra sono ai vertici per sponsorizzazioni analoghe.
La pubblicità legale consentita dal decreto
Parlavamo dei marchi e delle insegne delle attività commerciali. Ad oggi tali attività sono le uniche a poter esporre il logo del brand che si occupa di scommesse sportive in quanto, secondo l’Agcom, non si tratta di una forma di pubblicità ma di marchi che servono commercialmente a distinguere le imprese legali da quelle illegali. Salvi, dunque, agenzie, ricevitorie, bar, sale giochi, agenzie ed edicole. Marchi e insegne sono dunque legittimi. Resta tuttavia una limitazione ovvero l’impossibilità di mostrare annunci pubblicitari di ogni tipo che promettono vincite di denaro facili e/o cospicui ai giocatori.
L’ultimo aspetto ricade sull’online e riguarda la pubblicità a pagamento sui motori di ricerca. Per fare un esempio, i cosiddetti Annunci Google che compaiono tra i primi risultati di ricerca sono banditi. Le società non possono più attuare forme di pubblicità simili sui “motori” come Yahoo, Bing e altri ancora.
Le società di gaming e betting hanno adesso la necessità di trovare nuove strategie legali di pubblicità che non contrastino con il Decreto Dignità e che non incrementino il problema della ludopatia in Italia. Sicuramente è necessario un approccio etico in un settore che ad oggi resta indubbiamente uno dei più redditizi in assoluto per aziende e società sportive.