Carcere di San Gimignano, Cisl Fns a Rossi: "Non è caso Cucchi"
Dopo i fatti della casa di reclusione di San Gimignano, si è tenuta l'audizione delle organizzazioni sindacali di polizia penitenziaria. La Cisl Fns Toscana ha presentato un documento alla commissione consiliare.
Nel ringraziare per l’invito a questa audizione siamo qui anche per chiarire alcuni aspetti, non delle recenti vicende andate all’attenzione delle cronache giornalistiche, ma perché siano invece comprese le difficoltà del sistema penitenziario – partendo specificatamente dalla casa reclusione di San Gimignano – ed esprimendo però la nostra critica a come si è voluta trattare tutta la categoria dei lavoratori e delle lavoratrici del Corpo di Polizia penitenziaria. Vogliamo quindi contestare le affermazioni rilasciate lo scorso 23 settembre dal Presidente Rossi che dichiarava, all’indomani dei fatti di cronaca su San Gimignano: “… l’Opinione Pubblica è sensibile a queste violenze inaudite. L’emersione e la verifica giudiziaria di questa condotta illegale e violenta nelle carceri – pensiamo al caso Cucchi – è diventata una spinta all’impegno civile e alla libertà d’informazione”. Bene vogliamo chiarire al Pres. Rossi, tramite anche questa Commissione Consiliare, che il “caso Cucchi” è il più evidente caso di disinformazione e strumentalizzazione giornalistica contro gli Appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria, caso che come emerso nelle sentenze giudiziarie ha escluso qualsiasi coinvolgimento dei Poliziotti Penitenziari che sono stati assolti dopo averli danneggiati, denigrati, creandogli gravi difficoltà nelle loro Famiglie e nel lavoro, mentre invece tutto ruotava intorno ad un complotto che la stessa Arma dei Carabinieri ha denunciato al proprio interno. Usare quel caso mediatico per commentare i fatti di San Gimignano lo riteniamo grave verso una categoria di Lavoratori e Lavoratrici che forse – anzi quasi sicuramente – il Pres. Rossi neanche immagina cosa affrontino quotidianamente qui nella Nostra toscana. Ed allora veniamo ad informare questa Commissione Consiliare di quale sia la reale situazione nel sistema penitenziario toscano ed in particolare a San Gimignano. In toscana insistono 16 Istituti Penitenziari per adulti ( a questi si aggiunge il “minorile” di Firenze ) con circa 3.141 posti disponibili che però vedono una condizione di sovraffollamento con 3.760 presenti ( 3.650 detenuti uomini e 110 donne) e tra i quali quasi il 50% è straniero (1.830 presenti). San Gimignano è una delle Strutture con maggiori difficoltà perché a fronte di 235 posti ha presenti oltre 350 detenuti e di questi circa 70 sono stranieri. L’Istituto gestisce detenuti in regime di media ed alta sicurezza. Questa situazione appena descritta fa i conti con quella nazionale dove il sistema vede operare in 189 Istituti per detenuti adulti, per 50.469 posti letto ma con una presenza totale di detenuti pari a circa 63.400 (di questi 60.740 sono uomini e 2.660 donne) e con una incidenza di Stranieri per 20.350 presenti. San Gimignano rientra tra le Sedi che l’Amministrazione Penitenziaria classifica tra quelle definite “disagiate” perché complicata da raggiungere, con problemi strutturali esistenti dalla sua apertura (un caso su tutti riguarda la difficoltà nell’approvvigionamento idrico non essendo il penitenziario di “Ranza” collegato alla rete idrica pubblica). La casa reclusione ha poi una evidente carenza di Personale, dove l’incarico di un Direttore ed un Comandante del Reparto è decisione solo dei giorni scorsi, dopo mesi e mesi di proteste sindacali proprio perché con una situazione come quella descritta diventa ancor più difficile operare senza Vertici Locali che determinano scelte ed indirizzi per una così importante realtà penitenziaria. Rispetto agli Addetti segnaliamo che il Ministero della Giustizia determinò con specifico Decreto nel 2017 una dotazione assolutamente insufficiente a gestire questo penitenziario con un totale di 229 unità di cui 170 agenti/Assistenti, 55 tra Ispettori e Sovrintendenti e 4 Direttivi/Dirigenti. Risultano invece assegnati solo una quindicina di così detti “sottufficiali” (mancandone quindi circa 40) e con la quasi totale assenza di Funzionari (il Comandante è arrivato in questi ultimi giorni). Per dimostrare che la previsione di organico del Reparto di Polizia è sbagliata basterebbe valutare la proposta di revisione che il DAP illustrerà in questi giorni al tavolo di contrattazione nazionale, dove ipotizza un fabbisogno di circa 253 unità. Basterebbero questi semplici dati per farvi comprendere le difficoltà che questo Istituto deve quotidianamente affrontare, tra l’altro dovendo altresì assicurare con lo stesso numero di unità in servizio anche l’attività del Nucleo Traduzioni e Piantonamenti detenuti, il Settore che si occupa dei detenuti da trasferire quotidianamente ad altri penitenziari, coloro che partecipano alle udienza nei processi, coloro che accompagnano e scortano i detenuti a visite in luoghi esterni di cura, piantonandoli 24 ore su 24 se per caso rimangono poi ricoverati negli ospedali civili. Veniamo infine ai fatti che hanno determinato questa grande attenzione mediatica su un presunto pestaggio di un detenuto avvenuto al carcere di Ranza nel 2018 e per il quale sono stati emessi alcuni provvedimenti da parte dell’Amministrazione Penitenziaria e dall’Autorità Giudiziaria. Rispetto a questo abbiamo immediatamente dichiarato, non appena sono emersi i fatti, che siamo e restiamo fiduciosi che la Magistratura accerterà con celerità i fatti e che molte delle cose che abbiamo letto anche sui giornali saranno chiarite, nell’interesse generale di Tutti. Spiace rilevare che però le Istituzioni, la politica, compresa quella della Regione e quella Locale, siano state giustamente pronte ad indignarsi e chiedere giustizia su eventuali fatti come quelli diffusi dalla stampa ma niente, neanche una sola parola di vicinanza, abbiano letto espressa al Personale di Polizia penitenziaria che dal 1° gennaio di quest’anno, nella sola Toscana, ha visto accadere in danno dei Poliziotti circa 50 eventi critici, con aggressioni ad un numero più ampio ancora di Colleghi e Colleghe che sono ricorsi alle cure sanitarie dopo aggressioni etc etc…. e di questi casi circa il 20% ha riguardato proprio San Gimignano. E’ vero che tra i rischi di un Poliziotto Penitenziario può esserci anche la propria incolumità individuale ma questo non significa che essendo questo un rischio insito in questo lavoro si possa far passare per “normale” che questo accada ripetutamente e sempre con un crescente livello di violenza. Questo oggi rappresentiamo a questa Commissione Consiliare ed auspichiamo che Tutti i Componenti, a partire dallo stesso Presidente, possano da oggi operare anche verso questi lavoratori che a differenza di altri non hanno ricevuto neanche una giusta attenzione, le così dette “pacche sulle spalle”, subendo piuttosto i calci ed i pugni che spesso subiscono nel quotidiano impegno per la sicurezza dei Cittadini
Fonte: CISL FNS TOSCANA