Teatro Era, sguardo globale sul mondo con Ozpetek, Zingaretti e Andò
Le linee di sviluppo della stagione 2019 / 2020 del Teatro Era si diramano a partire da un rapporto solido con compagnie e nomi della scena nazionale e internazionale portato avanti dal CSRT - Centro per la Sperimentazione e la Ricerca Teatrale, che ne sottolineano l’aspetto di luogo di indagine dei linguaggi teatrali contemporanei. La presenza dell’artista e regista Jan Fabre, della danza firmata da Lisbeth Gruwez e Claire Chevallier, dell’Odin Teatret, per arrivare agli italiani Motus, Emma Dante, Lino Musella, Pippo Delbono, Alessandro Serra, delineano un panorama ricco e fertile su cui si inseriscono l’ultima creazione Svegliami e il Progetto Oblomov di Roberto Bacci.
Fondamentale, da questa prospettiva, il lavoro costante con la drammaturgia che trova in Michele Santeramo la figura di congiunzione tra la stagione teatrale, la formazione e progetti territoriali di sempre maggior respiro come il Festivaldera, di cui Santeramo è autore centrale. Il rapporto testo/contesto ha del resto l’obiettivo di ridisegnare il territorio attraverso la spinta dello spettacolo dal vivo e attività di qualità che ripartano dal Teatro Era quale luogo riconosciuto di identità e riferimento della Valdera e possano mostrare il fare teatro anche da prospettive inedite. L’idea di attivare nel tempo una rete progettuale delle eccellenze territoriali si muove verso un ampliamento relazionale costante che sta ponendo le basi per una piattaforma di pensiero, dialogo e confronto sempre più vitale e aperta.
Si struttura infine con ancora maggior solidità rispetto al passato il profilo del Teatro della Toscana quale Teatro Nazionale in cui il Teatro Era trova – tra innovazione e tradizione – ulteriori modalità di avvicinamento del pubblico anche verso proposte immaginate per comunità di spettatori eterogenee e diversificate, moltiplicando le possibilità di incroci tra sguardi e proposte di qualità. Sotto questa spinta entrano in stagione nomi del calibro di Filippo Dini, Valeria Solarino e Giulio Scarpati, Ferzan Özpetek, Gianni Clementi, Roberto Andò, Vinicio Marchioni, Luca Zingaretti.
"Quando nel 2015 lavorammo all’accordo tra il Teatro la Pergola di Firenze ed il nostro Teatro Era per offrire a Pontedera una stagione teatrale articolata e ricca – afferma il Sindaco di Pontedera Matteo Franconi - che non perdesse la propria caratterizzazione originaria ma che contestualmente assumesse una rilevanza nazionale, eravamo convinti che la sinergia avesse le basi per dispiegare i propri effetti positivi per entrambe le realtà. Nel corso di questi anni abbiamo avuto la prova che quella scelta lungimirante e questo rapporto di collaborazione tra il comune di Pontedera e quello di Firenze ha prodotto la qualità che cercavamo ed il gradimento di un pubblico sempre più numeroso e fidelizzato.
La nuova Stagione 2019/2020 del Teatro Era riesce perfettamente a raccontare questa contaminazione positiva che ha generato il Teatro della Toscana: un connubio importante tra sperimentazione e ricerca teatrale (che fanno di questi spazi un luogo di indagine dei linguaggi teatrali contemporanei) e proposte immaginate per avvicinare un pubblico più vasto incrociando interessi eterogenei e diversificati degli spettatori con la qualità indiscutibile di proposte condotte da artisti di fama nazionale ed internazionale. La comunità di Pontedera che io ho l'onore di rappresentare crede davvero che sia possibile sviluppare e migliorare la qualità della vita dei cittadini costruendo legami territoriali ampi, dentro la Valdera ed attraverso le realtà della provincia e dell'intera regione, attraverso una sollecitazione culturale variegata di cui l'attività teatrale è architrave insostituibile.
L’idea di attivare nel tempo una rete progettuale delle eccellenze territoriali, così come abbiamo fatto con Firenze e La Pergola, così come abbiamo fatto nell'estate con l'esperienza di Festivaldera in collaborazione con Peccioli e Ponsacco, si muove dentro questa idea che intendiamo portare avanti con determinazione ed energia: il teatro di qualità e la creazione di occasioni di dialogo della cultura e delle culture è uno straordinario volano in dotazione agli enti locali per disegnare prospettive di futuro delle comunità che amministrano. Per questo ringrazio il comune di Firenze, Regione Toscana, il Ministero, tutte le istituzioni presenti, la direzione artistica ed amministrativa e l'intera governance della Fondazione Teatro della Toscana. Concludo ringraziando inoltre tutti gli artisti e le professionalità che a vario titolo rendono possibile la realizzazione di stagioni teatrali così importanti come quella che oggi presentiamo: il mio auspicio è che i cittadini di Pontedera e della Valdera partecipino numerosi come sempre".
“È con grande piacere ed emozione – dichiara Tommaso Sacchi, Assessore alla Cultura, alla Moda e al Design del Comune di Firenze e Presidente della Fondazione Teatro della Toscana - che annunciamo una stagione che saprà mischiare la classicità - con la riproposizione di opere immortali come “Il Misantropo” di Moliere - alla ricerca e alla sperimentazione di linguaggi artistici più contemporanei - assicurate ad esempio dall’opera autobiografica di Jan Fabre o dallo spettacolo di danza nato dalla collaborazione tra due professioniste del calibro di Lisbeth Gruwez e Claire Chevallier -. A impreziosire una stagione che si preannuncia veramente notevole ci saranno, tra gli altri, nomi di indiscussa fama come quelli di Ferzan Ozpetek, Luca Zingaretti e Roberto Andò.
Il consorzio dei Teatri della Toscana rappresenta un valore da preservare, un modello che aiuta il nostro territorio e la nostra regione a raccontarsi al mondo attraverso una piattaforma culturale in cui il Teatro Era riesce a esprimere a pieno la sua identità forte e riconoscibile, ovvero quel connubio straordinario tra innovazione e tradizione che da sempre lo contraddistingue”.
"Un esempio, questo, di positiva sinergia tra territori. Stamani è stato presentato un programma che propone un'offerta artistica ricca e variegata, e mostra come Pontedera sia un palcoscenico importante, anche dal punto di vista culturale, per la Valdera, per la nostra Provincia e per la Toscana tutta.
A livello regionale da sempre siamo convinti che il teatro, e più in generale la cultura e l'arte, siano pilastri fondamentali su cui continuare a investire, sostenendo e valorizzando esperienze preziose come questa", spiega il consigliere regionale Alessandra Nardini.
L'inaugurazione della Stagione è affidata alla Prima Nazionale di “Anfitrione”, grande classico del teatro latino, in scena martedì 29 e mercoledì 30 ottobre nella nuova versione firmata dal regista Filippo Dini, che ne attualizza il senso e riesce a parlare dell'oggi attraverso una rilettura brillante affidata a un cast da cui emergono i nomi di Antonio Catania, Barbora Bobulova e Valerio Santoro. Verità e inganno, intesi e malintesi, situazioni comiche, bizzarre e spiazzanti fanno da specchio alle sempre più grottesche e disorientanti vicende di un dilettante populista dei giorni nostri.
Giulio Scarpati e Valeria Solarino il 9 e il 10 novembre sono i protagonisti del “Misantropo” di Molière diretto da Nora Venturini, una commedia amara in cui non è previsto il lieto fine. Attorno a loro si muove un carosello di tipi umani: il politico con velleità da scrittore, i giovani bene, vanesi e modaioli, la dama di carità, ipocrita e bigotta, parodie dei vizi e dei difetti dell’alta società di ieri, di oggi e di domani.
Tanta attesa per l'arrivo a Pontedera della Compagnia Pippo Delbono che il 15 novembre porta al Teatro Era “La Gioia”: “Una parola – spiega il regista - che mi fa paura, che mi evoca immagini di famiglie felici, di bambini felici, di paesaggi felici. Tutto morto, tutto falso. Penso a questo spettacolo “La Gioia” come ad un racconto semplice, essenziale. Come qualcosa che c’entra con l’uscita dalla lotta, dal dolore, dal nero, dal buio”.
Il drammaturgo Michele Santeramo dal 21 al 24 novembre è in scena con la Prima Nazionale del lavoro “Di qua dall'infinito” che, a partire dalla “ricostruzione” della creazione dell'“Infinito” di Leopardi, dà forma a una girandola di azioni teatrali in cui testo e improvvisazione si intrecciano e si avvalgono delle musiche dal vivo di Sergio Altamura e Giorgio Vendola.
L'autore del pluripremiato “Macbettu”, Alessandro Serra presenta in Stagione due lavori particolarmente intriganti: dal 30 al 1 dicembre “L'ombra della sera”, un ritratto dal vivo ispirato alla vita e all’opera di Alberto Giacometti, con in scena la performer Chiara Michelini e il 12 gennaio la rilettura de “Il giardino dei ciliegi” di Anton Čechov, in una versione corale che porta sul palcoscenico Arianna Aloi, Andrea Bartolomeo, Leonardo Capuano, Marta Cortellazzo Wiel, Massimiliano Donato, Chiara Michelini, Felice Montervino, Fabio Monti, Massimiliano Poli, Valentina Sperlì, Bruno Stori e Petra Valentini.
Comicità lieve e spumeggiante nella commedia di Gianni Clementi “Le signorine”, affidata all'abilità interpretativa di Isa Danieli e Giuliana De Sio, che il 7 e l'8 dicembre danno vita a un testo irriverente e poetico che ricorda come la famiglia sia il luogo dove ci è permesso dare il peggio di noi, senza il rischio di perdere i legami più importanti.
Uno dei protagonisti della nuova scena teatrale è certamente Lino Musella, presente al Teatro Era con due titoli come “Play Duett” (18 e 19 gennaio) e “The Night Writer” di Jan Fabre (14 febbraio). E se nel primo, insieme a Tonino Taiuti, l'attore campano crea un gioco teatral-musicale attorno alcune tra le più divertenti scene del teatro napoletano, da Basile a Moscato, da Viviani a Iacobelli, in “The Night Writer” viene fuori un autoritratto del regista Jan Fabre attraverso un mosaico fatto di estratti diaristici e testi prodotti nel corso di un'esistenza espressa sempre al limite.
Il 25 e il 26 gennaio Vinicio Marchioni dirige e interpreta con Giuseppe Zeno “I soliti ignoti”, in una inedita versione teatrale del mitico film di Mario Monicelli, uscito nel 1958 e diventato con il tempo un classico imperdibile della cinematografia italiana e non solo. Le gesta maldestre ed esilaranti di un gruppo di ladri improvvisati sbarcano sulle scene rituffandoci nell’Italia povera ma vitale del secondo dopoguerra. Uno spettacolo divertente ed emozionante.
Ancora cinema che diventa teatro con uno dei titoli più intriganti del 2020: “Mine Vaganti” di Ferzan Özpetek. L'8 e il 9 febbraio Francesco Pannofino, Paola Minaccioni, Arturo Muselli e Giorgio Marchesi interpretano l'adattamento del film del 2010 (2 David, 5 Nastri d’argento, 4 Globi d’oro) che arriva in teatro, diretto dallo stesso Özpetek, al debutto nella prosa.
Si prosegue il 22 e 23 febbraio con “Ditegli sempre di sì” di Eduardo De Filippo. Roberto Andò dirige Gianfelice Imparato, Carolina Rosi e la Compagnia Luca De Filippo e accompagna lo spettatore in quello che lo stesso regista definisce “un clima sospeso tra la surrealtà di Achille Campanile e un Luigi Pirandello finalmente privato della sua filosofia, irresistibilmente proiettato nel pastiche”.
La prestigiosa firma di Luca Zingaretti alla regia, arricchisce ulteriormente l'attrattiva di uno spettacolo come “The Deep Blue Sea” di Terence Rattigan con Luisa Ranieri, Maddalena Amorini, Giovanni Anzaldo, Alessia Giuliani, Flavio Furno, Aldo Ottobrino, Luciano Scarpa. Una una straordinaria storia d’amore e di passione. Una riflessione su cosa un uomo o una donna sono capaci di fare per inseguire l’oggetto del loro amore.
Dal 3 al 8 marzo Prima Nazionale di “Svegliami”, nuova produzione di Roberto Bacci, scritta da Michele Santeramo e interpretata da Elisa Cuppini, Maurizio Donadoni e Francesco Puleo. Le musiche sono firmate da Ares Tavolazzi. “I protagonisti sono teatranti – spiega Santeramo - una compagnia di giro che li costringe a lavorare sotto le direttive di uno di loro, convinto che il teatro sia ancora il posto nel quale, a cercar bene, si possa trovare qualcosa di vero”.
Il 17 e 18 marzo Luca De Fusco firma l'adattamento e la regia di “Salomè” di Oscar Wilde. Gli attori Eros Pagni, Gaia Aprea e Anita Bartolucci, insieme a un cast eccelso, rappresentano sul palcoscenico una Salomè inafferrabile, un enigma, che lo fa solo in apparenza somigliare a una tragedia greca, mentre in realtà ci troviamo di fronte a un’opera straordinaria, unica nel suo genere. Uno spettacolo che contamina teatro, danza, musica, cinema: quella forma “spuria” che il regista predilige da molto tempo.
La grande danza internazionale il 21 marzo regala un'anteprima assoluta con “Piano Works Debussy” della coreografa Lisbeth Gruwez, che insieme alla pianista Claire Chevallier regala al pubblico un incontro fisico e sonoro che indaga lo spazio tra le note nelle composizioni di Claude Debussy.
Tra i nomi più amati dal pubblico di un certo modo di fare teatro, Emma Dante svetta per quel dialogo aperto tra contemporaneo e le tradizioni del Sud, ogni volta reinventati al servizio di un modo inedito del saper narrare. “Misericordia” (in programma il 27 marzo) racconta una realtà squallida, intrisa di povertà, analfabetismo e provincialismo, ed esplora l’inferno di un degrado terribile, sempre di più ignorato dalla società. Racconta la fragilità delle donne, la loro disperata e sconfinata solitudine.
L'Odin Teatret di Eurgenio Barba il 3 aprile arriva al Teatro Era con “Il libro di Ester”, di Iben Nagel Rasmussen. Nell’ambiente chiuso, ovattato e confortevole di un ospizio, madre e figlia dialogano. L’azione fisica è minima. Parole ripetute e ricordi ostinatamente rievocati fanno trapelare i sogni, le conquiste e i naufragi della vita di Ester.
Dal 7 al 10 maggio, Roberto Bacci firma la regia di “Oblomov, quando ci si sveglia si è morti”, per la drammaturgia di Stefano Geraci a partire da Ivan Goncarov, e l'interpretazione di Maurizio Donadoni e Francesco Puleo. “Lo svegliarsi ed il morire - sottolinea Bacci - sono i due capi di un unico bastone a cui si appoggia la nostra intera esistenza, un bastone che può essere usato in un verso o nell’altro”.
Gran finale di Stagione con protagonista Silvia Calderoni e Motus in un ritorno con il capolavoro “MDLSX” (l'8 maggio) e l'ultimo “Chroma Keys” (10 maggio). E se MDLSX viene descritto come “ordigno sonoro, inno lisergico e solitario alla libertà di divenire, all’essere altro dai confini del corpo, dal colore della pelle, dalla nazionalità imposta, dalla territorialità forzata, dall’appartenenza a una Patria”. “Chroma Keys” è una incursione dentro al cinema, nella meraviglia della finzione e dei suoi vecchi “trucchi” stereoscopici. La possibilità della comparsa e sparizione repentina di un corpo “alieno” nella scena fittizia di un film, per un sabotaggio sfrontato del frame”.
LE MATINÉE PER LE SCUOLE
Tra gli appuntamenti più attesi in Valdera, la Stagione delle matinée dedicate ai ragazzi, ormai punto di riferimento per docenti e scuole che vogliano avvicinare l'arte scenica ai più giovani attraverso lo strumento della fantasia. Per il 2019/2020 si inizia con quel che Michele Santeramo ha costruito attorno alle figure di Leonardo e di Leopardi. Dal 4 al 7 novembre “Leonardo da Vinci. L’opera nascosta”, racconta lo slancio dell'“invenzione” del suo genio attraverso l'“invenzione” delle storie che ruotano attorno alla figura di Leonardo. Il racconto affidato a Fabio Facchini (iNUOVI) dialoga in scena con le immagini di Cristina Gardumi, primi piani di una umanità che ha a che fare con Leonardo e la sua opera nascosta. Dal 26 al 29 novembre “Di qua dall’infinito” muove dalla cronaca presunta di come hanno preso ispirazione, forma e vita i versi de “L'infinito” di Giacomo Leopardi.
Cambio di atmosfera con “Arianna nel labirinto” di Arianna Gambaccini, che dal 5 al 12 dicembre accompagna in un racconto epico, fatto di scenografie mobili e teatrini di carta, dove è il superamento della paura il vero protagonista.
Sempre tessendo il filo delle storie e del mito, dal 16 al 17 dicembre arriva “Discorso sul mito/ Nel labirinto” scritto e interpretato da Vittorio Continelli, con le musiche originali di Ares Tavolazzi.
Un immersione nell'antichità per parlare del presente attraverso il filtro della metafora. Il 2020 si apre con il pluripremiato “I paladini di Francia. spada avete voi, spada avete io! Vita, morte e disavventure di Orlando e altri strani paladini” di Francesco Niccolini e la regia di Enzo Toma. Una produzione Cantieri Teatrali Koreja che il 23 gennaio porterà in scena la storia in questo caso comica e tragica dei paladini di Carlo Magno – dall’arrivo a corte della bella Angelica al massacro di Roncisvalle. Sempre Cantieri Teatrali Koreja dietro a “Giardini di plastica”, regia di Salvatore Tramacere, con Giovanni De Monte, Maria Rosaria Ponzetta, Andjelka Vulic, che il 12 febbraio daranno vita a un viaggio sorprendente alla scoperta di mondi magici dove colori, luci e suoni assecondano i desideri. Il 3 marzo la lezione-spettacolo sul circo contemporaneo “Spettacolare conferenza” di Giacomo Costantini apre lo sguardo e tutti i sensi allo stupore attraverso parole, gesti e macchine cangianti che catturano l'immaginazione con cura e originalità. Un classico come “Cappuccetto rosso” il 13 marzo arriva nella versione di Michelangelo Campanale che dirige i danzatori - acrobati della Compagnia EleinaD affrontando la più popolare tra le fiabe.
Il 31 marzo ultimo appuntamento con “Lulù”, un racconto per bambini di e con Claudio Milani. Lulù è un mostro azzurro e morbido che si nasconde a tutti tranne a chi lo sa vedere, e non solo con gli occhi. (Inizio matinée ore 10, ingresso 5 euro).
29 – 30 ottobre | Prima Nazionale
Valerio Santoro per La Pirandelliana
in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana
Gigio Alberti, Barbora Bobulova, Antonio Catania, Giovanni Esposito, Valerio Santoro, Valeria Angelozzi
ANFITRIONE
di Sergio Pierattini
scene Laura Benzi
costumi Alessandro Lai
luci Pasquale Mari
musiche Arturo Annecchino
regia Filippo Dini
Verità e inganno, intesi e malintesi, situazioni comiche, bizzarre e spiazzanti fanno da specchio alle sempre più grottesche e disorientanti vicende di un dilettante populista dei giorni nostri.
Filippo Dini dirige Anfitrione di Sergio Pierattini con Gigio Alberti, Barbora Bobulova, Antonio Catania, Giovanni Esposito, Valerio Santoro, Valeria Angelozzi.
Una rilettura del classico di Plauto che diventa una riflessione profonda, quasi archetipica, del nostro essere mortali, del nostro rapporto con noi stessi, con le nostre paure. In definitiva, con il nostro doppio.
Abbiamo sentito il desiderio di “riscrivere”, proprio perché abbiamo sentito la necessità di iscrivere questa storia nell’oggi, nel nostro quotidiano, con la speranza che pur mantenendo lo stesso divertimento, la stessa comicità, possa incidere ancora più prepotentemente nella nostra coscienza, nel nostro intimo, facendoci ritrovare forse, un dialogo con il nostro doppio, con quella zona remota e temibile del nostro essere, quel dio appunto, che tutto può, che tutto vede e domina, a nostra insaputa.
Filippo Dini
9 – 10 novembre
Gli Ipocriti - Melina Balsamo
Giulio Scarpati, Valeria Solarino
MISANTROPO
di Molière
traduzione Cesare Garboli
con Blas Roca Rey, Anna Ferraioli, Matteo Quinzi, Federica Zacchia, Mauro Lamanna, Matteo Cecchi
scena Luigi Ferrigno
costumi Marianna Carbone
luci Raffaele Perin
musiche Marco Schiavoni
regia Nora Venturini
Un uomo e una donna con torti e ragioni equamente distribuiti, protervi nel non cedere alle richieste dell’altro, attaccati tenacemente alle proprie scelte di vita, in perenne conflitto tra loro.
Giulio Scarpati e Valeria Solarino sono i protagonisti del Misantropo di Molière diretto da Nora Venturini, una commedia amara in cui non è previsto il lieto fine.
Attorno a loro si muove un carosello di tipi umani: il politico con velleità da scrittore, i giovani bene, vanesi e modaioli, la dama di carità, ipocrita e bigotta; parodie dei vizi e dei difetti dell’alta società di ieri, di oggi e domani.
In questo capolavoro sempre in equilibrio tra commedia e tragedia l’aspetto privato del tormento amoroso è dal punto di vista teatrale altrettanto interessante di quello sociale, perché ne evidenzia il fattore umano e ce lo rende sempre attuale a distanza di secoli. Tragici e comici insieme, Alceste e Célimène sono nostri contemporanei come coppia sentimentalmente impossibile: non si capiscono, ma si amano, si sfuggono, ma si cercano, si detestano, eppure faticano a separarsi. Nei loro difetti possiamo ritrovarci e riconoscerci; e ne ridiamo, guardandoci allo specchio.
Nora Venturini
15 novembre
Compagnia Pippo Delbono
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione Teatro Nazionale, Théâtre de Liège, Le Manège
Maubeuge – Scène Nationale
LA GIOIA
uno spettacolo di Pippo Delbono
con Dolly Albertin, Gianluca Ballarè, Margherita Clemente, Pippo Delbono, Ilaria Distante, Simone Goggiano, Mario Intruglio, Nelson Lariccia, Gianni Parenti, Pepe Robledo, Zakria Safi, Grazia
Spinella e con la voce di Bobò
Ho scelto di intitolare il mio nuovo spettacolo “La Gioia”, una parola che mi fa paura, che mi evoca immagini di famiglie felici, di bambini felici, di paesaggi felici. Tutto morto, tutto falso. Mi ha colpito “La morte di Ivan Il’ič” di Tolstoj, in cui il protagonista, nei suoi ultimi giorni di vita, si riconcilia con tutta la sua esistenza, anche con i momenti più tristi e grigi. E da qui mi era venuto in mente come possibile titolo “La morte gioiosa”. Ma poi un amico mi ha detto: “Ma chi viene a teatro a vedere uno spettacolo in cui c’è la parola morte?”
Mi ricordo tanti anni fa in India, a Varanasi, la città dove vanno a morire gli Indiani, mi ha avvicinato un folto gruppo di bambini che saltavano, ridevano come animali impazziti. I loro piedi erano grandi, deformi, gonfi come palloni. Ma i loro visi, i loro occhi, mi trasmettevano un senso di verità, di lucidità, di vitalità, di gioia.
Penso a questo spettacolo “La Gioia” come ad un racconto semplice, essenziale.
Penso alla gioia come a qualcosa che c’entra con l’uscita dalla lotta, dal dolore, dal nero, dal buio.
Penso ai deserti, penso alle prigioni, penso alle persone che scappano da quelle prigioni, penso ai fiori.
Pippo Delbono
21 - 24 novembre | Prima Nazionale
Fondazione Teatro della Toscana
DI QUA DALL’INFINITO
di e con Michele Santeramo
musiche dal vivo di Sergio Altamura (chitarra) e Giorgio Vendola (contrabbasso)
e la partecipazione di Fabio Facchini (iNuovi)
Le cronache raccontano con sufficiente certezza che Giacomo Leopardi scrisse L’Infinito dalle 12 e 45 di una mattina di primavera. Questa che si racconta qui è la vera, verissima ricostruzione di quel che accadde durante quella mattina, fino alle 12 e 45 e oltre, addirittura fino a “in questo mare”.
Da dove viene l’ispirazione? Su cosa si costruisce l’abitudine alla scrittura? Dov’è che appare l’infinito, e per quale motivo, e come si trovano le parole per scriverlo?
A tutte queste domande nessuno sa rispondere, ma cercando tra le piccole storture di quella che sembrava una mattina qualunque, ecco apparire alcuni appoggi, delle ipotesi, una possibile spiegazione.
Quella mattina non sembrò diversa dalle altre.
Giacomo si alza dal letto col passo arzillo e svelto di uno che va incontro alla vita con la speranza che la vita non lo deluda anche oggi. Con questo spirito nel cuore apre la tenda alla finestra e tra lui e il paesaggio scopre ancora un pezzo di notte velato da una tristissima nebbiolina che sembra confondere sguardo e speranze.
Poi, alle 12 e 45, arriva l’Infinito.
Michele Santeramo
30 novembre e 1 dicembre
Compagnia Teatropersona
L’OMBRA DELLA SERA
regia, scene e luci Alessandro Serra
con Chiara Michelini
in coproduzione con Sardegna Teatro
con il sostegno di Fondazione Centro Giacometti, Regione Toscana Sistema regionale dello spettacolo dal vivo
L’ombra della sera si ispira alla vita e all’opera di Alberto Giacometti. La scelta di confrontarsi con questo artista nasce dalla potenza della sua opera che colpisce e suscita quel genere di emozione che si prova quando si riconosce, in ciò che si vede, qualcosa di familiare. Giacometti ha saputo cristallizzare la vita vivente in opere capaci di raccontare una profonda umanità. Nelle sue opere è possibile trovare un interlocutore privilegiato che ci pone di fronte a un corpo svelato, dotato di una forza sovrumana, pesante come il bronzo ma in grado, diceva Cocteau, di far pensare alle impronte degli uccelli sulla neve.
La grande avventura per Giacometti consisteva forse nel veder sorgere qualcosa di ignoto ogni giorno sullo stesso viso. In questo senso lo spettacolo si ispirerà soprattutto al suo sguardo. Le sue opere nascono dall’ossessione di ritrarre esattamente ciò che vedeva, nel modo in cui lo vedeva. Non si tratta di figure inquietanti ed estranee, nulla di più reale è mai stato scolpito da artista. È di ritrattistica dal vero che si sta parlando non di arte astratta.
Sarà un ritratto dal vivo.
Alessandro Serra
7 – 8 dicembre
Isa Danieli, Giuliana De Sio
LE SIGNORINE
di Gianni Clementi
la voce del Mago è di Sergio Rubini
scene Carmelo Giammello
costumi Chiara Aversano
luci Luigi Biondi
regia Pierpaolo Sepe
Le Signorine è una commedia di Gianni Clementi che sa sfruttare abilmente la comicità che si cela dietro al tragico quotidiano, soprattutto grazie a due attrici come Isa Danieli e Giuliana De Sio, dirette da Pierpaolo Sepe, che trasformano i litigi e le miserie delle due sorelle, in occasioni continue di gag e di risate.
Nella loro veracità napoletana, Rosaria e Addolorata sanno farci divertire e commuovere, raccontando con grande ironia, gioie e dolori della vita familiare.
Un testo irriverente e poetico che ci ricorda come la famiglia sia il luogo dove ci è permesso dare il peggio di noi, senza il rischio di perdere i legami più importanti.
12 gennaio
Sardegna Teatro, Accademia Perduta Romagna Teatri, Teatro Stabile del Veneto, TPE – Teatro Piemonte Europa, Printemps des Comédiens (Montpellier), in collaborazione con: Compagnia Teatropersona,Triennale Teatro dell’Arte di Milano
IL GIARDINO DEI CILIEGI
di Anton Čechov
regia Alessandro Serra
con Arianna Aloi, Andrea Bartolomeo, Leonardo Capuano, Marta Cortellazzo Wiel, Massimiliano Donato, Chiara Michelini, Felice Montervino, Fabio Monti, Massimiliano Poli, Valentina Sperlì, Bruno Stori, Petra Valentini
Comicità garbata, mai esibita, perfetto contrappunto in un’opera spietata e poetica. I personaggi ridono e si commuovono spesso, il che non significa che si debba piangere davvero, è piuttosto uno stato d’animo - scrive Čechov in una lettera - che deve trasformarsi subito dopo in allegria.
Velando di lacrime gli occhi dei suoi personaggi, Čechov suggerisce la visione sfocata della realtà sensibile, una realtà spogliata dai contorni. Come i vetri delle vecchie case, opachi, deformi, pieni di impurità, fornivano una versione estetica della vita oltre la finestra, così le lacrime agli occhi erodono le forme: gli oggetti e le persone sfumano l’uno nell’altro, i colori si sfaldano in mezzetinte, i lineamenti e le voci si disciolgono. L’opera è cosparsa di piccoli impedimenti e fraintendimenti, anche linguistici, rotture sintattiche, pianti, canti, apnee, borbottii e filastrocche, e poi i suoni. Tutto concorre a una partitura musicale che, scrive Mejerchol’d, è come una sinfonia di Čajkovskij.
Alessandro Serra
18 e 19 gennaio
Casa del Contemporaneo
PLAY DUETT
di A.A.V.V. da Basile a Moscato, da Viviani a Iacobelli
con Tonino Taiuti, Lino Musella
musiche dal vivo di Marco Vidino
Play Duett è un gioco. In scena due dei migliori interpreti del teatro napoletano, Tonino Taiuti e Lino Musella, vincitori del premio Le Maschere 2014. Lo spettacolo vede come elemento dominante l’improvvisazione, un’apparente costruzione giocosa, che rende la pièce ricca di sfaccettature e molteplici sfumature e per effetto di tali primarie caratteristiche ogni replica ricca di differenti varietà che i due costruiscono, di volta in volta, mediante l’introduzione di elementi differenti e giochi improvvisati.
Due attori, due volti, due voci, si cercano tra le macerie dove si mescolano vecchio e nuovo. Si parlano attraverso un concerto improvvisato, non di note ma di lingue, dove i frammenti di classici del teatro napoletano si trovano in faccia ai contemporanei, senza tempo. Si apre con una fiaba tratta da “Lo cunto de li cunti” di Giambattista Basile che si intreccia con “Trianon” di Enzo Moscato, passando per il “Don Fausto” di Petito e i versi di Viviani fino ad arrivare ai Sonetti di Shakespeare tradotti in napoletano da Dario Iacobelli. Una performance che regala divertimento e spensieratezza ma che, attraverso la tecnica scenica più carnale e veritiera, infonde cultura attraverso il gioco.
25 – 26 gennaio
Gli Ipocriti - Melina Balsamo
Vinicio Marchioni, Giuseppe Zeno
I SOLITI IGNOTI
adattamento teatrale Antonio Grosso e Pier Paolo Piciarelli
tratto dalla sceneggiatura di Mario Monicelli, Suso Cecchi D’Amico, Age & Scarpelli
con Augusto Fornari, Salvatore Caruso, Vito Facciolla, Antonio Grosso, Ivano Schiavi, Marilena Anniballi
scene Luigi Ferrigno
costumi Milena Mancini
luci Giuseppe D'Alterio
regia Vinicio Marchioni
Vinicio Marchioni dirige e interpreta con Giuseppe Zeno I soliti ignoti, la prima versione teatrale del mitico film di Monicelli, uscito nel 1958 e diventato con il tempo un classico imperdibile della cinematografia italiana e non solo.
Le gesta maldestre ed esilaranti di un gruppo di ladri improvvisati sbarcano sulle scene rituffandoci nell’Italia povera ma vitale del secondo dopoguerra.
L’adattamento di Antonio Grosso e Pier Paolo Piciarelli è fedele alla sceneggiatura di Age e Scarpelli, senza rinunciare a trovate di scrittura e di regia per rendere moderna quell’epoca lontana.
Uno spettacolo divertente ed emozionante.
8 – 9 febbraio
Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo
in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana
Francesco Pannofino, Paola Minaccioni, Arturo Muselli, Giorgio Marchesi
MINE VAGANTI
regia Ferzan Özpetek
Il testo racconta della difficoltà di dire la propria diversità, nel quadro di una “famiglia” anticonvenzionale.
Mine vaganti, il film del 2010 di Ferzan Özpetek, grande successo di botteghino e critica (2 David, 5 Nastri d’argento, 4 Globi d’oro) arriva per la prima volta in teatro, diretto dallo stesso Özpetek, al debutto nella prosa. Il giovane Tommaso torna nella grande casa di famiglia a Lecce con l’intenzione di comunicare al variegato clan dei parenti chi veramente è; un omosessuale con ambizioni letterarie e non un bravo studente di economia fuori sede come tutti credono.
Ma la sua rivelazione viene bruciata sul tempo da una rivelazione ancora più inattesa e scioccante del fratello Antonio. Tommaso è costretto a fermarsi a Lecce, rivedere i suoi piani e lottare per la verità, contro un mondo famigliare pieno di contraddizioni e segreti.
14 febbraio
Troubleyn / Jan Fabre e Aldo Grompone e FOG Triennale Milano Performing Arts / LuganoInscena / Teatro Metastasio di Prato / TPE – Teatro Piemonte Europa / MARCHE TEATRO / Teatro Stabile del Veneto
THE NIGHT WRITER. Giornale notturno
testo, scene e regia Jan Fabre
con Lino Musella
musica Stef Kamil Carlens
drammaturgia Miet Martens, Sigrid Bousset
traduzione Franco Paris
The Night Writer. Giornale notturno è un autoritratto.
Jan Fabre di notte scrive e disegna. The Night Writer raccoglie, come in un flusso, i suoi pensieri sull’arte e sul teatro, sul senso della vita, sulla famiglia, sul sesso, sull’amore: dai vent’anni di un giovane di provincia, sino alla maturità dell’artista celebrato in tutto il mondo.
“La lettura del diario ci introduce alle molteplici, contraddittore e intriganti sfaccettature di Jan Fabre, che si rivela di volta in volta visionario, disarmante e scaltro, pungente e commovente, provocatorio ed esitante, sovversivo e orgoglioso della propria tradizione figurativa fiamminga. L’affermazione di una curiosità senza limiti e di un’inesauribile energia ruotano già in queste pagine intorno al ruolo del corpo, un corpo che è nel contempo spirituale e materiale, culturale e viscerale, sede del pensiero ma anche di sangue, urina, sperma, nucleo dell’eterno flusso di nascita-morte-rinascita.” Franco Paris
22 – 23 febbraio
Elledieffe – La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo, Fondazione Teatro della Toscana
DITEGLI SEMPRE DI SÌ
di Eduardo De Filippo
con (in ordine di apparizione) Carolina Rosi, Paola Fulciniti, Massimo De Matteo, Edoardo Sorgente, Vincenzo D'Amato, Gianfelice Imparato, Federica Altamura, Andrea Cioffi, Nicola Di Pinto, Viola Forestiero, Boris De Paola, Gianni Cannavacciuolo
scene e luci Gianni Carluccio
costumi Francesca Livia Sartori
aiuto regia Luca Bargagna
aiuto scene Sebastiana Di Gesu
aiuto costumi Pina Sorrentino
regia Roberto Andò
Ditegli sempre di sì è una commedia in bilico tra la pochade e un vago pirandellismo, un congegno bizzarro in cui Eduardo De Filippo si applica a variare il tema della normalità e della follia, consegnando al personaggio di Michele Murri, il protagonista, i tratti araldici della sua magistrale leggerezza. Roberto Andò dirige Gianfelice Imparato, Carolina Rosi e la Compagnia Luca De Filippo.
Via via che si avvicina al finale, il fantasma delle apparenze assume un andamento beffardo, sino a sfiorare, nel brio del suo ambiguo e iperbolico disincanto, una forma spiazzante: è commedia o tragedia?
Il tema della pazzia ha sempre offerto spunti comici o farseschi, ma di solito è giocato a rovescio, con un sano che si finge pazzo. Invece, in Ditegli sempre di sì il protagonista è realmente pazzo, il dolore e il senso di minaccia pervadono l’opera. Tra porte che si aprono e si chiudono, equivoci, fraintendimenti, menzogne, illusioni, bovarismi, lo spettatore si ritrova in un clima sospeso tra la surrealtà di Achille Campanile e un Luigi Pirandello finalmente privato della sua filosofia, irresistibilmente proiettato nel pastiche.
Roberto Andò
29 febbraio e 1 marzo
Zocotoco Srl, Teatro di Roma, Fondazione Teatro della Toscana
THE DEEP BLUE SEA
di Terence Rattigan
regia Luca Zingaretti
con Luisa Ranieri, Maddalena Amorini, Giovanni Anzaldo, Alessia Giuliani, Flavio Furno, Aldo Ottobrino, Luciano Scarpa
The Deep Blue Sea è una straordinaria storia d’amore e di passione. Una riflessione su cosa un uomo o una donna sono capaci di fare per inseguire l’oggetto del loro amore.
È una pièce sulle infatuazioni e gli innamoramenti che sconvolgono mente e cuore: l’amore folle che tutto travolge, a cominciare dal più elementare rispetto di se stessi.
Cosa siamo capaci di fare per inseguire l’oggetto del nostro amore? E com’è possibile che, pur di raggiungerlo, siamo disposti a sacrificare qualunque cosa?
È una storia di strade perse e ritrovate, di fatalità e indeterminatezze che risolvono, ma, soprattutto, una storia sulla casualità delle vite umane.
Rattingan disegna personaggi di potenza straordinaria e forza assoluta. In mezzo a loro emerge, come una regina, la protagonista – Hester Collyer Page – che incarna l’essenza stessa della capacità di amare, resistere e rinascere delle donne.
3 - 8 marzo | Prima Nazionale
Fondazione Teatro della Toscana
SVEGLIAMI
di Michele Santeramo
regia e spazio scenico Roberto Bacci
con Elisa Cuppini, Maurizio Donadoni, Francesco Puleo
“Questa è la storia di una famiglia. Moglie, marito, suo fratello. Una famiglia affogata nei rancori e nella ripetizione. Le presenze sono troppo ingombranti, e quando diventa impossibile vivere bene, quando le persone che vedi ogni giorno sono quelle che sei costretto a vedere ogni giorno, allora le reazioni possono essere estreme. Gente che non si è scelta, che è capitata, gente alla quale si è legati da un solo legame affettivo che ha a che fare col dovere dell’affetto, il nucleo delle insoddisfazioni e della violenza, il luogo primigenio dell’insofferenza.
In scena, qui, tre personaggi dimostrano la necessità dell’evasione da quella prigione di affetti.
La libertà dalle cose è indispensabile. L’assenza di legami è a volte alla base della costruzione di legami veri e scelti. Questi tre non sono soltanto costretti a stare insieme dai legami di sangue.
Sono teatranti: una compagnia di giro che li costringe a lavorare sotto le direttive di uno di loro, convinto che il teatro sia ancora il posto nel quale, a cercar bene, si possa trovare qualcosa di vero. Una famiglia. Il contesto inventato dalla violenza per affermarsi incontrastata”.
Michele Santeramo
17 – 18 marzo
Teatro Stabile di Napoli, Teatro Nazionale di Genova, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Teatro Stabile di Verona
Eros Pagni, Gaia Aprea, Anita Bartolucci
SALOMÈ
di Oscar Wilde
traduzione Gianni Garrera
con Alessandro Balletta, Silvia Biancalana, Paolo Cresta, Gianluca Musiu, Alessandra Pacifico Griffini, Giacinto Palmarini, Carlo Sciaccaluga, Francesco Scolaro, Paolo Serra, Enzo Turrin
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
disegno luci Gigi Saccomandi
musiche Ran Bagno
coreografie e aiuto regia Alessandra Panzavolta
installazioni video Alessandro Papa
assistente alla regia Lucia Rocco
assistente alle scene Francesca Tunno
assistente ai costumi Sandra Banco
direttore di scena Teresa Cibelli
adattamento e regia Luca De Fusco
Salomè è un grande archetipo, un simbolo eterno di amore e morte. I registri del capolavoro di Oscar Wilde oscillano tra il drammatico, l’ironico, l’erotico, il grottesco. Luca De Fusco dirige Eros Pagni (Erode), Gaia Aprea (Salomè), Anita Bartolucci (Erodiade) in una Salomè inafferrabile, un enigma, che lo fa solo in apparenza somigliare a una tragedia greca, mentre in realtà ci troviamo di fronte a un’opera straordinaria, unica nel genere.
Uno spettacolo che contamina teatro, danza, musica, cinema: quella forma “spuria” che il regista predilige da molto tempo.
Credo che l’amore/odio di Salomé per Giovanni sia figlio di quel desiderio mimetico su cui il grande antropologo René Girard ha scritto pagine memorabili. In sostanza, a mio avviso, Salomé ama talmente il profeta da volersi trasformare in lui stesso. Non può e non vuole uscire da una dimensione narcisistica dell’amore e quindi si specchia nel profeta. Questa intuizione, spero felice, porta a un finale sorprendente che preferisco non rivelare.
Luca De Fusco
21 marzo | Anteprima assoluta
Voetvolk – Lisbeth Gruwez
PIANO WORKS DEBUSSY
coreografia Lisbeth Gruwez
con Lisbeth Gruwez
musiche dal vivo Claire Chevallier
in coproduzione con KVS - Royal Flemish Theatre, Le Fonds de dotation du Quartz (Brussel), Theater Freiburg, Klarafestival, ADC Geneve & Vooruit Gent, residenze Arts Centre BUDA & Troubleyn, Jan Fabre
Piano Works Debussy è un incontro fisico e sonoro tra la coreografa Lisbeth Gruwez e la pianista Claire Chevallier, insieme sulla scena per indagare lo spazio tra le note nelle composizioni di Claude Debussy, Maestro nel ricercare e riflettere sull’egemonia delle regole.
Lisbeth Gruwez (Belgio, 1977) dopo aver studiato danza classica, nel 1991 entra alla Royal Ballet School Antwerp di Anversa dove si diploma. Successivamente inizia ad avvicinarsi allo studio della danza contemporanea. Dal 1999 lavora con Jan Fabre, che nel 2004 crea per lei Quando l’uomo principale è una donna. Sono inoltre da ricordare le collaborazioni con Ultima Vez, Jan Lauwers | Needcompany, Grace Ellen Barkey, Riina Saastamoinen e Sidi Larbi Cherkaoui.
Claire Chevallier è una celebre pianista franco-belga, specializzata in recital, concerti da camera e concerti con orchestra. È famosa nel mondo per le sue esibizioni e registrazioni. Insegna al “Conservatoire Royal de Bruxelles” ed è esperta in particolare delle opere di compositori francesi come Ravel, Debussy, Satie e Poulenc. Ha lavorato a lungo con artisti e compagnie come Rosas, David Claerbout, Josse De Pauw e Jan Lauwers (Needcompany).
27 marzo
Piccolo Teatro di Milano - Teatro d’Europa, Teatro Biondo di Palermo, Atto Unico / Compagnia Sud Costa Occidentale
MISERICORDIA
testo e regia Emma Dante
con Italia Carroccio, Manuela Lo Sicco, Leonarda Saffi, Simone Zambelli
Tre puttane e un ragazzo menomato vivono dentro un tugurio. Durante il giorno le donne lavorano a maglia e confezionano sciarpe e sciallette, poi al tramonto si mettono sulla soglia di casa e offrono ai passanti i loro corpi cadenti. ‘U picciutteddu ritardato si muove frenetico nella stanza, non sta mai fermo, ogni tanto si siede davanti alla finestra e parla con lo spigolo del palazzo di fronte. Anna, Nuzza e Bettina l’hanno ereditato da Lucia, ancora in fasce. Lucia partorisce Arturo e poi muore. Anna, Nuzza e Bettina se lo crescono come se fosse figlio loro, in un monovano lercio e miserevole.
Ma a un certo punto della storia non se lo possono più tenere. Gli preparano la valigia e lo lasciano andare. Prima, però, gli raccontano la verità. Lucia era zoppa. Teneva i bigodini ‘ncapo perchè voleva assomigliare a Marilin Monroy e aveva una radiolina scassata da dove ascoltava la musica e abballava pi tutti! A 38 anni viene uccisa a calci e pugni dal padre di Arturo.
“Misericordia” racconta una realtà squallida, intrisa di povertà, analfabetismo e provincialismo, esplora l’inferno di un degrado terribile, sempre di più ignorato dalla società. Racconta la fragilità delle donne, la loro disperata e sconfinata solitudine.
3 aprile
Odin Teatret
IL LIBRO DI ESTER
di Iben Nagel Rasmussen
consigliere alla regia Eugenio Barba
con Iben Nagel Rasmussen, Elena Floris
Nell’ambiente chiuso, ovattato e confortevole di un ospizio, madre e figlia dialogano. L’azione fisica è minima. Parole ripetute e ricordi ostinatamente rievocati fanno trapelare i sogni, le conquiste e i naufragi della vita di Ester. Le canzoni di una lontana giovinezza e i filmini di famiglia ripercorrono mezzo secolo di vicende personali, tra gli avvenimenti storici che scossero la sua generazione.
Quando nel 2003 mia madre, a 85 anni, sprofondò nella demenza senile e fu ricoverata in una casa per anziani, decisi di portare a termine lo spettacolo che avevo cominciato ad abbozzare: il racconto della sua vita.
La storia di mia madre è anche una riflessione sull’invecchiare oggi in Danimarca, sulla solitudine e sul distacco.
Nessuno nasce vecchio. Ho voluto prolungare la voce di mia madre. Io sono il “Libro di Ester”.
Iben Nagel Rasmussen
7 - 10 maggio
Fondazione Teatro della Toscana
OBLOMOV
quando ci si sveglia si è morti
da Ivan Goncarov
drammaturgia Stefano Geraci
regia Roberto Bacci
con Maurizio Donadoni, Francesco Puleo (cast completo in corso di definizione)
Oblomovismo sta ad Oblomov (il personaggio letterario di Gonciarov) come Amletico sta ad Amleto.
Così accade con quei personaggi letterari che si identificano o ci fanno identificare con particolari tipi o comportamenti umani: nel caso di Oblomov, la sua supposta pigrizia o incapacità di agire.
Lo spettacolo va ad analizzare la complessità che si cela dietro questo personaggio, tentando di attraversare lo specchio in cui esso si riflette: il romanzo.
Per interrogarci più profondamente, ci siamo serviti di una sfinge, una frase apparentemente paradossale di René Daumal: “quando ci si sveglia si è morti”.
Ora, lo svegliarsi ed il morire sono i due capi di un unico bastone a cui si appoggia la nostra intera esistenza, un bastone che può essere usato in un verso o nell’altro. Svegliarsi significa ritornare da uno stato di sonno a uno stato di veglia, ma anche questi termini si aprono a tanti significati possibili: lo svegliarsi può essere un ritorno alle nostre funzioni ordinarie, quotidiane, oppure il rendersi conto che esiste una vita, un destino dell’uomo a cui è necessario ri-svegliarsi.
Roberto Bacci
8 maggio
Motus 2015
MDLSX
di Daniela Nicolò e Silvia Calderoni
regia Enrico Casagrande e Daniela Nicolò
con Silvia Calderoni
MDLSX è ordigno sonoro, inno lisergico e solitario alla libertà di divenire, al gender b(l)ending, all’essere altro dai confini del corpo, dal colore della pelle, dalla nazionalità imposta, dalla territorialità forzata, dall’appartenenza a una Patria. Di “appartenenza aperta alle Molteplicità” scriveva R. Braidotti in “On Becoming Europeans”, avanzando la proposta di una identità post-nazionalista… Ed è verso la fuoriuscita dalle categorie – tutte, anche artistiche – che MDLSX tende. È uno “scandaloso” viaggio teatrale di Silvia Calderoni che – dopo 10 anni con Motus – si avventura in questo esperimento concepito nel formato di un eccentrico Dj/Vj set.
In MDLSX collidono brandelli autobiografici ed evocazioni letterarie e sulla confusione tra fiction e realtà MDLSX oscilla – da Gender Trouble a Undoing Gender. Citiamo Judith Butler che, con “A Cyborg Manifesto” di Donna Haraway, il “Manifesto Contra-sexual” di Paul B. Preciado e altri cut-up dal caleidoscopico universo dei Manifesti Queer, tesse il background di questa Performance-Mostro.
10 maggio
Motus con Santarcangelo Festival
CHROMA KEYS
di Enrico Casagrande, Daniela Nicolò e Silvia Calderoni
con Silvia Calderoni
Chroma Keys è una incursione dentro al cinema, nella meraviglia della finzione e dei suoi vecchi “trucchi” stereoscopici. La possibilità della comparsa e sparizione repentina di un corpo “alieno” nella scena fittizia di un film – che di per sé è alla base degli artifici di tanto cinema delle origini – ci incuriosiva da tempo, ma mai avremmo immaginato di arrivare a fare un sabotaggio così sfrontato del frame.
(durata 20’, ingresso gratuito)
BIGLIETTI
Intero € 20,00 – Ridotto € 18,00 – Under 26 € 12,00
Spettacoli in sala Cieslak
Intero € 12,00 – Ridotto € 10,00 – Studenti € 8,00
(DI QUA DALL’INFINITO, L’OMBRA DELLA SERA, SVEGLIAMI, IL LIBRO DI ESTER, PROGETTO OBLOMOV)
I singoli biglietti della Stagione sono in vendita dall’8 ottobre
Avranno diritto all’abbonamento e ai biglietti ridotti:
Over 60, soci Unicoop Firenze, Arci, Feltrinelli, CTT Nord, e altre associazioni convenzionate.
Biglietteria Teatro Era
Via Indipendenza, s.n.c. – Pontedera (Pisa)
Mail: teatroera@teatrodellatoscana.it – Telefono: 0587.213988
Biglietteria online
www.ticketone.it
I biglietti sono in vendita anche presso il Circuito Regionale Box Office
c/o Teatro Era – Via Indipendenza, s.n.c. – 56025 Pontedera (PI)
tel: +39 (0)587 213988
teatroera@teatrodellatoscana.it
Teatro Era
Parco Jerzy Grotowski - Via Indipendenza
56025 - Pontedera (PI)
tel. +39 0587 55720/57034 - fax +39 0587 213631
Fonte: Teatro della Toscana