Deceduti due ex operai di Breda Costruzioni Ferroviarie, Ugl Pistoia: "Hitachi non abbandoni i lavoratori"
Apprendiamo dai giornali che altri due ex lavoratori di Breda Costruzioni Ferroviarie sono deceduti, si sospetta, "potrebbe essere", sia a causa delle lavorazioni d'amianto che dell'ormai famosa scoibentazione del tetto. Poco importa, visto il risultato, la verità è che di Amianto qua da noi ancora si muore.
Tralasciando le lavorazioni e parlando di cose a noi più vicine, ricordiamolo, furono 135.000 i metri quadri in cemento-amianto di tetto che fu letteralmente sbriciolato sulla testa di tanti lavoratori ignari del pericolo nell’intervallo temporale 1987-1991. Un atto vergognoso, di una infamia e crudeltà incredibile compiuto mettendo davanti, oggi possiamo dirlo liberamente, interessi esclusivamente personali e dando giustificazioni del tipo: “per motivi anche di natura igienico-sanitaria, come da direttive CEE e leggi italiane vigenti" (vedi richiesta Ing. CAI al Sindaco dell'epoca) quando la verità fu che non si doveva ad ogni costo interrompere la produzione e nello stesso tempo costruire e consegnare in tempo il treno ETR500 per i mondiali.
Noi ancora oggi ci chiediamo come sia stato possibile che pochi uomini abbiano deciso che la vita di altri uomini come loro valesse meno del profitto e soprattutto, come hanno potuto questi stessi uomini continuare negli anni ad alzarsi la mattina riuscendo a guardarsi allo specchio oppure come è stato ed è, ancora oggi per loro, possibile addormentarsi serenamente la sera nel proprio letto.
Questi uomini, per usare una espressione spesso ricorrente, hanno davvero “rubato i sogni delle persone”. Questi uomini hanno impedito a genitori di poter crescere e veder realizzata la vita dei propri figli, di veder nascere i propri nipoti.
Per alcuni questa tragedia si traduce con una sola parola: “rinuncia”, più precisamente la rinuncia a costruirsi un futuro normale, una famiglia. Qualcuno ci potrebbe rispondere, “ma tanto a chi interessa più della famiglia”, bene … allora mettiamola diversamente, questi uomini sono stati privati della libertà di vivere!
Oggi più che mai noi dobbiamo batterci perché tutto ciò non venga MAI dimenticato perché, come dicevamo mesi fa ormai, non bastano i monumenti alla memoria per una tragedia che puntualmente, con i suoi morti che lo ricordiamo si stanno approssimando intorno ai 250, ogni giorno ci offre un PROMEMORIA ricordandoci che la strage non è ancora terminata e che occorre affrontarla e non commemorarla.
I lavoratori, molti di loro ancora attivi in Hitachi, stanno chiedendo aiuto, stanno chiedendo di non essere abbandonati al proprio destino. TUTTI noi siamo responsabili di fronte a questa loro richiesta, tutti noi dobbiamo accogliere il loro grido di aiuto, tutti noi dobbiamo abbracciarli e dare loro la dovuta attenzione.
Anche l’azienda Hitachi deve farsi carico della problematica, di un tema che assume carattere “umanitario”. Noi affermiamo che la società a suo tempo ha acquisito una situazione a pacchetto completo, ovvero, una situazione come si usa dire, è fatta di “oneri e onori”, che arriva da lontano e che, proprio perché tristemente tragica, non può essere dimenticata o peggio ancora ignorata. Hitachi non deve e non può, anche fosse solo per una questione etica, abbandonare i lavoratori malati ancora in forza nel proprio organico.
Non si può proprio accettare che tutto finisca nel nulla come vorrebbe la lettera inviata nel 2015, in occasione della vendita ai giapponesi di Hitachi, dall'allora AD di AnsaldoBreda Ing. Manfellotto al Sindaco di Pistoia Samuele Bertinelli. In quel documento, riferito all'accordo riguardante il risarcimento economico alle famiglie delle vittime, sottoscritto nel 2002 fra le organizzazioni sindacali di allora e AnsaldoBreda dopo un "tribolato" consiglio comunale che vide negata la possibilità al Comune di Pistoia di costituirsi parte civile al processo contro i responsabili, Manfellotto dichiarava che la gestione del medesimo sarebbe rimasta in capo all'AnsaldoBreda e che nulla avrebbe dovuto ricadere su chi comprava, ovvero, Hitachi. Una cosa inaccettabile !!!
La tanto sbandierata solidarietà passa attraverso il prendere atto della sofferenza di chi, in primis, ci sta accanto e deve conseguire nel far di tutto per sollevarlo dalla propria difficoltà, dal proprio dolore. In questo senso, credendo che non basti il solo provvedere ad indennizzare le famiglie delle vittime, si deve anche pensare a chi vive "nell'attesa", pensare a chi combatte ogni giorno col pensiero che da un momento all'altro la malattia arrivi. Per questo vogliamo ricordare l’importante iniziativa da noi promossa nei mesi scorsi in consiglio comunale per l’istituzione di un Osservatorio Socio Sanitario locale e dedicato al tema fondamentale dell’aiuto alla persona, con l’obiettivo di non lasciar mai, il singolo e la sua famiglia, soli di fronte al muro della tragedia dell’amianto. Per questo chiediamo a Hitachi di farsi attore principale e contribuire alla nascita dell'osservatorio per poter stare vicina concretamente alle famiglie che nel prossimo futuro si troveranno a dover affrontare un crudele destino.
Ci preme poi segnalare gli ultimi due aspetti che sono: il condannare tragedie come questa, in modo che nessuno si senta autorizzato a compierne altre in futuro, e il cercare di alleviarne le conseguenze.
Sul primo punto, in virtù del fatto che è ancora in corso un processo riguardante la morte del collega Enio Ceccherini, possiamo solo dire che ci aspettiamo, speriamo, che giustizia venga finalmente fatta anche se purtroppo il passato ha ingiustamente assolto i responsabili.
Il secondo punto riguarda i lavoratori di Hitachi e di AnsaldoBreda che ancora oggi risultano essere in “ostaggio” dell’INPS che da mesi e mesi ha in mano le loro pratiche relative al riconoscimento dei, chiamiamoli, “benefici” derivanti dall’esposizione alla fibra killer, lavoratori che “godono” di una aspettativa di vita sicuramente minore rispetto alla norma e che per cause meramente burocratiche si vedono negato il diritto sancito da una legge, riconosciuto già nei propri estratti contributivi, di potersene andare finalmente in pensione. Tutti speriamo che la questione si risolva in tempi strettissimi, la pazienza fra i lavoratori è finita, anche perché ci sono persone che già da 2 anni dovevano esse a casa, persone con ad esempio 46 anni e mezzo di contributi, ed altri lo stesso penalizzati che sappiamo, a breve, si organizzeranno in proprio per opporsi a questa ingiustizia.
La nostra riflessione è questa, se la legge è stata rispettata quando si è chiesto l'autorizzazione ai lavori di demolizione del tetto a scapito della salute dei lavoratori, perché oggi, in materia di riconoscimento, la legge non viene rispettata nel riconoscere almeno quel piccolo "beneficio", tra l'altro già accreditato sugli estratti contributivi personali (vedi allegato), proprio agli stessi soggetti danneggiati?
Partendo dal presupposto che le leggi vengono fatte dal Parlamento, è la Politica stessa a dover vigilare e promuoverne il rispetto. I lavoratori gli chiedono questo, sbloccare gli intoppi dovuti alla burocrazia degli enti preposti garantendo una soluzione in tempi stretti e facendosi carico così delle proprie responsabilità.
Fonte: UGL Pistoia