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Stragi naziste in Toscana, i familiari delle vittime a Rossi: "Italia chieda risarcimenti"

(foto da Facebook)

Una lettera aperta al presidente della regione Enrico Rossi per chiedere risarcimenti. Nella giornata di ieri, venerdì 20 settembre, alcuni dei familiari delle vittime delle stragi nazifasciste a Fucecchio, Fivizzano e Cefalonia hanno fatto questa richiesta al governatore toscano, in cui hanno portato avanti alcune richieste. Di seguito il testo integrale della missiva.

"Caro Presidente Enrico Rossi,

La ringraziamo per le parole del 1° settembre, alla 75ª commemorazione della strage del Padule di Fucecchio, perché vengono incontro alla nostra condizione di sopravvissuti e di familiari dei caduti nelle stragi naziste, simile a quella dei familiari dei militari vittime di stragi, come Cefalonia. Abbiamo apprezzato anche la solidarietà di Firenze, di Empoli e di altri Comuni. Avevamo scritto agli amministratori della zona, chiedendo che la nostra posizione fosse ricordata nella celebrazione ufficiale, e proprio Lei, Presidente, ha accolto la nostra richiesta.

A partire dal 2008, e soprattutto col 2012, il comportamento delle istituzioni e dell’informazione, nei nostri confronti, è cambiato in un modo che ci sembra assurdo e ingiustificato. Fino a quell’epoca le istituzioni erano con noi, come parti civili, nei processi penali contro i criminali nazisti. Per esempio, per la strage del Padule, erano parti civili la Presidenza del consiglio, la Regione Toscana, otto Comuni colpiti, associazioni e familiari. Per la strage di Mommio (Fivizzano) erano parti civili la Regione, la Provincia di Massa Carrara e il Comune, oltre ai familiari. L’Avvocatura dello Stato era con noi, contro la Germania. E questa era la situazione un po’ per tutte le stragi a giudizio. Anche per le deportazioni erano stati fatti passi avanti, sin da una sentenza della Cassazione del 2004.

Nel 2008 la Germania, pressata dalle condanne in Italia, in sede sia penale che civile, si è rivolta alla Corte internazionale di giustizia, all’Aia, che nel 2012 ha tenuto indenne lo Stato tedesco da ogni condanna patrimoniale, per stragi come per deportazioni. Benché la Germania hitleriana abbia occupato l’Italia commettendo le peggiori infamie, l’immunità degli Stati ne è uscita intoccabile. A questo principio l’Aia ha dato valore generale, per ogni crimine di Stato contro l’umanità, comprese le stragi odierne. Il sangue dei nostri cari è diventato l’occasione per un salvacondotto valido oggi e domani. I diritti dell’uomo e il ripudio della guerra, principi solidi, sono stati svuotati da quella pronuncia; eppure è stata criticata poco e con cautela, come se la Germania non dovesse essere disturbata. Quella decisione è anche un grave danno pratico, per noi vittime: Lei può immaginare gli ostacoli insormontabili, se proviamo a chiedere i risarcimenti, in Germania, ai militari colpevoli o agli eredi; se hanno patrimoni li hanno nascosti, e i giudici tedeschi non ci danno ascolto. Invece, lo Stato tedesco ha molti beni, anche in Italia.

Proprio dopo il 2008 la Germania ha istituito il cosiddetto Fondo italo-tedesco per il futuro, con cui un po’ alla volta – su richiesta degli amministratori locali e dei privati – come un ambiguo elemosiniere ha elargito somme per iniziative riguardanti i suoi crimini: si tratta di libri, siti Internet, realizzazioni o restauri di monumenti, convegni eccetera. Sono importi modesti e non vanno mai alle famiglie delle vittime, ma promuovono l’immagine degli enti e della Germania.

Dunque c’è stato un cambiamento: la richiesta di giustizia è scomparsa, parlarne è diventato quasi una colpa. Al suo posto sono arrivati argomenti diversivi: la pace con la Germania (come se ci fosse pericolo di guerra); la difesa dell’unità europea (che le richieste delle vittime non mettono in pericolo); progetti di memoria. Ma uno Stato democratico non può esistere se a questi crimini non seguono condanne eseguite e risarcimenti.

Sul fronte giudiziario, la Germania inizialmente ha partecipato a qualche processo, poi ha scelto di non prendervi più parte. In seguito, però, è stato addirittura il Governo italiano ad attivare l’Avvocatura dello Stato per fare gli interessi della Germania assente, contro i cittadini italiani. Per noi questo è scandaloso.

Però, dopo il 2012, chi aveva perso di vista i valori fondamentali ha ricevuto una lezione chiara dalla Corte costituzionale, con la sentenza del 22 ottobre 2014. Essa afferma che la decisione della Corte dell’Aia non ha effetto in Italia perché è contraria alla nostra Carta costituzionale. E poi, spiega che a un cittadino non si può negare il diritto di rivolgersi a un giudice, né il risarcimento per un danno (la sentenza dell’Aia portava a quelle conseguenze aberranti).

Dopo una lezione così esplicita, chi era salito sul carro del vincitore, adeguandosi agli interessi della Germania, avrebbe dovuto ravvedersi e chiedere giustizia, ma non è stato così. Anche nel discorso pubblico la sentenza della Consulta è stata trascurata, benché i giuristi di tutto il mondo abbiano notato la sua novità. In Italia, ha ridato spazio alle condanne patrimoniali della Germania. Fra le tante sentenze, ultimamente il Tribunale di Brescia ne ha emessa una per oltre un milione di euro, e la Cassazione ha dato ragione a un ente greco, per una strage, confermando che i giudici italiani, nei confronti dello Stato tedesco, hanno il potere sia di emettere condanne, sia di farle eseguire. Vale per le stragi e le deportazioni.

Malgrado questo, molte amministrazioni continuano ad avvalersi del Fondo italo-tedesco per il futuro, cioè dell’esiguo denaro tedesco per la memoria, senza giustizia. Come primo gesto, il nuovo ministro per i beni e le attività culturali, Dario Franceschini, è andato al Museo storico della Liberazione, a Roma; ora alla cultura bisogna aggiungere la giustizia.

Signor Presidente, noi avanziamo proposte:

1) L’Avvocatura dello Stato cessi immediatamente di posizionarsi in favore della Germania nei processi intentati per i crimini nazisti.

2) Al centro delle iniziative antifasciste e antinaziste sia posta la richiesta di giustizia per le vittime e i loro familiari. A fronte di quasi trentamila vittime nelle stragi, sono stati celebrati appena una ventina di processi, con poche condanne a ergastoli non eseguiti. Attualmente, due o tre condannati sono vivi, in Germania. È dovere dello Stato far scontare le pene.

3) Soprattutto, chiediamo con forza, in particolare alle amministrazioni locali, di aiutare in ogni modo possibile i cittadini che hanno diritto al risarcimento, per stragi come per deportazioni. Sono persone che spesso hanno perduto dalla più tenera età gli affetti più cari. La loro vita è stata sconvolta e molti ancor oggi patiscono difficoltà. Soprattutto i sindaci, come rappresentanti delle comunità, devono considerare questo con grande attenzione.

4) Chiediamo anche che la Regione Toscana, la più colpita dalle stragi, si rivolga al Governo affinché sia presentata alla Germania una richiesta formale di risarcimento. Persino la sentenza dell’Aia del 2012, che dava ragione a Berlino, ammetteva che l’esito era discutibile e suggeriva di intavolare trattative. La Grecia e la Polonia stanno proponendo richieste per centinaia di miliardi di euro, e nessuno le accusa di attentare alla pace o all’Europa.

Egregio e caro Presidente, per approfondire quanto scriviamo e per ringraziarLa di persona, Le chiediamo di riceverci, quando riterrà opportuno.

Con le Sue parole alla commemorazione di Larciano, dopo tanto tempo si è riaperta una porta che ha mostrato una chiara, salda coscienza antifascista".

Questi i firmatari della lettera:

Vittoria Tognozzi

Tosca Lepori

Antonio Cavallini

Andrea Parlanti

Dimitri Cioli

Laura Cioli

Giovanna Simoni

Anita Fagni

Donatella Silvestri

Ada Silvestri

Stefano Silvestri

Luca Silvestri

Roberto Giannini

Lara Mazzei

Natalino Mazzei

Lina Paolini

Anna Maria Giocomelli-Che firma anche per lo zio Bruno Giacomelli

Stefano Fagni

Jacopo Pierattini

Tutti sopravvissuti e familiari di vittime della Strage del Padule di Fucecchio del 23 agosto 1944

Lido Lazzerini-Sopravvissuto e figlio di vittima della Strage del 4 – 5 maggio 1944 di Mommio (Fivizzano) coordinatore familiari delle vittime che firma anche per altri coinvolti nella strage (Pietro Capelli, Lida Lazzerini ed altri)

Mariangela Marcella De Negri

Luciano Bertinelli

Figli di vittime delle Stragi di Cefalonia

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