Sanac Massa, CARC: "La battaglia per tenere aperta la fabbrica è ancora aperta"
Il prossimo 30 settembre scade la proroga dell’offerta di acquisto della Sanac di Massa da parte dei padroni indiani di Mittal, prolungata a giugno con la scusa dei problemi sorti a Taranto con la mossa dell’allora governo M5S-Lega, che intendeva porre un limite all’immunità penale per chi inquina la città e i lavoratori, immunità ripristinata (alla faccia della legge uguale per tutti: evidentemente non per i padroni!) dietro la minaccia di chiudere a settembre l’intero stabilimento. Oggi quindi, le motivazioni del rinvio non esistono più e bene hanno fatto i sindacati a rifiutarsi di firmare la cassa integrazione richiesta dall’amministrazione straordinaria, ingiustificabile a fronte di un numero importante di ordinativi (proprio da parte dell’ex ILVA!). Era evidente a tutti che una simile mossa aveva l’obiettivo di cuocere a fuoco lento lavoratori e Istituzioni locali per poi comprare fra qualche mese l’azienda per un tozzo di pane, riducendo salari e diritti come già successo con la ex Lucchini a Piombino con Rebrab, oppure di chiuderla per andare a comprare i mattoni in India, Pakistan, Romania o chissà dove, a scapito di qualità e diritti di lavoratori di altri paesi.
La battaglia per tenere aperta la fabbrica è ancora tutta aperta, grazie al continuo lavoro di denuncia e attenzione portato avanti dai lavoratori Sanac con presìdi e scioperi, conferenze stampa davanti ai cancelli, assemblee con altri lavoratori. L’esito lo deciderà la mobilitazione operaia e popolare, perché sono le masse popolari che fanno la Storia, oggi come cento anni fa diedero vita al glorioso Biennio Rosso.
In questi mesi gli operai Sanac hanno incalzato sindacati e istituzioni per metter mano alla loro paradossale situazione di azienda florida, che fa un prodotto di eccellenza (la sola in Italia che produce refrattari per la siderurgia) e sotto amministrazione straordinaria (quindi controllata dal pubblico) per le ben note vicende penali e amministrative dei Riva, i precedenti padroni dell’ILVA.
In questi mesi hanno ricevuto la solidarietà dai colleghi delle acciaierie di Terni, Piombino e Taranto e tutti sono ben coscienti che il problema delle rispettive aziende non si risolve singolarmente ma è di portata nazionale, serve imporre al governo un unico tavolo che affronti nel suo complesso i problemi della siderurgia, uno dei settori produttivi strategici per un paese che si definisce avanzato: questo è il solo modo per pianificarne la produzione e lo sviluppo, per avviare le bonifiche necessarie in tutti i territori, per stoppare la brama di profitto della multinazionale di turno, per disinnescare la contraddizione fra lavoro e ambiente (entrambi diritti costituzionalmente garantiti, almeno formalmente).
Gli operai Sanac, come prima di loro negli ultimi anni hanno fatto anche quelli della Rational, dei Nuovi Cantieri Apuani e della Eaton, sono usciti dai cancelli per portare la loro vertenza alle istituzioni e in questo caso coinvolgendo direttamente la Lega (partito che sbandiera la parola d’ordine della sovranità nazionale: ebbene difenderla vuol dire, innanzitutto, salvaguardare l’apparato produttivo del paese!) intervenendo sull’Amministrazione Comunale (che è a trazione Lega) prima e il 18 agosto poi (alla festa regionale della Lega) cercando di incontrare direttamente Salvini per chiedere concretamente conto della parola d’ordine del “prima gli italiani”. Non sono stati ricevuti (anzi sono stati guardati a vista come criminali, impedendo l’ingresso alla festa) e dal palco non è stata spiccicata parola sulla loro vertenza, nonostante le promesse dei politici locali.
Hanno chiesto conto al M5S su cosa consistesse il “cambiamento” se poi le aziende continuano a chiudere anche se hanno mercato e il loro governo faccia poco o niente per impedire questa catastrofe: dire “siamo al vostro fianco” non basta più per chi ha il manico del coltello in mano, sono al governo e si assumessero ogni responsabilità!
Hanno chiesto conto anche al PD vista la rinnovata e sbandierata vicinanza ai lavoratori, nel tentativo di recuperare il profondo distacco alimentato da Jobs Act e dalla legge Fornero.
Le firme di deputati, senatori, sindaci e consiglieri regionali di tutti questi partiti in seguito all’incontro in Prefettura del 13 settembre, confermano la forza e il ruolo centrale della classe operaia nella società; ora tutti questi signori dovranno mantenere l’impegno profuso a parole mettendosi in prima fila in ogni mobilitazione di lotta, legittima anche se illegale, che gli operai intenderanno intraprendere per difendere il proprio posto di lavoro, compresa l’eventuale occupazione della fabbrica, invocata a gran voce nel suddetto incontro dall’Onorevole Cosimo Ferri (appena transitato dal PD nella nuova formazione di Renzi).
I prossimi giorni saranno molto importanti per gli esiti dell’ennesima battaglia che vede coinvolti operai di un’azienda che produce prodotti di eccellenza – come la Bekaert di Figline Val D’Arno, la Embraco di Riva di Chieri, la Pernigotti di Novi, la Whilrlpool di Napoli e via delocalizzando – e siamo sicuri che gli operai Sanac sapranno dettare i tempi della lotta come hanno fatto fino ad adesso: è un fattore decisivo per dar seguito al proprio piano di guerra (perché i 300mila posti di lavoro persi in dieci anni nella sola metalmeccanica sono un atto di guerra verso lavoratori, famiglie e territori), per puntare a vincere.
Altro elemento decisivo è la solidarietà di classe, già arrivata come detto dai colleghi di Piombino, Terni e Taranto e che va richiesta ai tanti massesi che in queste settimane si sono schierati al fianco degli operai in lotta, alle organizzazioni politiche, popolari e operaie (vedi i dirimpettai dell’ex Pignone, che dal 1° ottobre subiranno la cessione di ramo d’azienda del Service, presupposto di ulteriori tagli e peggioramenti) che hanno partecipato il corteo del 18 agosto in occasione della calata di Salvini. Una manifestazione che si è caratterizzata non tanto dall’essere “contro” l’ex Ministro dell’Interno, quanto “per” risolvere insieme i problemi della città: bonifiche del SIN e della ZIA, ristrutturazione delle scuole che cadono a pezzi come l’Istituto Alberghiero, disoccupazione dilagante e lavoro in nero nell’industria del turismo, trasporto pubblico locale e servizi sanitari in disfacimento, assenza di spazi sociali, dissesto idrogeologico.
Il protagonismo operaio e popolare che gli operai Sanac alimentano è la base portante su cui costruire un’Amministrazione Locale di Emergenza, che metta mano da subito a questi problemi concreti invece che far niente come quella attuale: altro che i regolamenti delle sagre e gli affidi dei parchi pubblici su cui si accanisce il Presidente del Consiglio Comunale Stefano Benedetti (tra l’altro perdendo i ricorsi a spese delle dissanguate casse comunali). Questo percorso per noi comunisti non significa soltanto “unire le lotte” degli operai Sanac, BHGE, Syntech, con quelle degli studenti, della Palestra Popolare, dei comitati per l’acqua pubblica e per la sanità; significa costruire una nuova governabilità individuando in dettaglio le problematiche e darsi un piano (come quello sui Lavori di Pubblica Necessità elaborato dal Camping CIG di Piombino: https://www.carc.it/2019/05/03/piombino-resocommento-delliniziativa-sui-lavori-di-pubblica-necessita-del-camping-cig/) e cominciare a praticarlo, dandosi collettivamente i mezzi per farlo.
Sono queste le basi portanti del nuovo potere che a macchia di leopardo si diffonde a Massa, Piombino, Napoli e nel resto del paese, un processo che noi comunisti sosteniamo senza riserve di energie e relazioni per arrivare all’imposizione del necessario e urgente governo di emergenza delle masse popolari, che chiamiamo di Governo di Blocco Popolare: questa è la via più rapida e indolore per invertire il catastrofico corso delle cose in cui stiamo sprofondando e disinnescare la tendenza alla guerra che soffia sempre più in ogni parte del mondo: guerra fra capitalisti, fra autoctoni e immigrati, fra precari e garantiti, tutti frutti della fase terminale, acuta e irreversibile della crisi generale del capitalismo.
Questo è il percorso che dobbiamo battere con costanza e pazienza, imparando da vittorie e sconfitte, per avanzare nella rivoluzione socialista che porrà fine definitivamente alla crisi economica, ambientale, politica e sociale prodotta dal collasso del sistema capitalista.
Fonte: Partito CARC