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L'antiquario Baratti debutta alla Biennale: tanti i pezzi da sogno

Per la prima volta in 55 anni di carriera l’antiquario di origine fiorentina Giorgio Baratti parteciperà alla Biennale Internazionale di Antiquariato di Firenze, che si svolgerà a Palazzo Corsini dal 21 al 29 settembre 2019 e che è giunta alla sua 31a edizione.

Una decisione assunta dietro un preciso invito: “Negli anni avevo sempre prediletto altre manifestazioni di eguale spessore – afferma Baratti –. Tuttavia mesi fa, dopo che il Segretario generale della Biennale, l’amico Fabrizio Moretti, mi aveva esortato a non mancare a questa edizione del 60° anniversario della manifestazione, ha deciso di accettare ed è per questo che porterò a Palazzo Corsini alcuni tra i più bei pezzi della mia collezione”.

In tutto saranno 38 gli oggetti che troveranno spazio nello stand numero 77 di Palazzo Corsini, uno dei più grandi della Biennale: in tutto si potranno ammirare 27 dipinti che variano dal Cinquecento al Settecento, più altri 11 pezzi tra sculture, mobili e manufatti di altra natura.

Tra i pezzi in esposizione a Palazzo Corsini, da segnalare anche la presenza di quattro opere facenti parte del patrimonio artistico nazionale.

Pezzi da sogno
Il pezzo più importante della collezione Baratti che sarà in mostra a Palazzo Corsini è il bassorilievo centinato in marmo di Gregorio Di Lorenzo (Firenze 1436 ca. – Forlì 1504 ca.) denominato Madonna col Bambino che stringe un uccellino e due cherubini e già proveniente dalla collezione di Carlo De Carlo. Schedata nel 2013 da Giancarlo Gentilini, l’opera mette in luce le capacità dell’artista che fu allievo di Desiderio da Settignano e costituisce uno degli esemplari più raffinati della sua attività.

Un altro pezzo molto importante che sarà visibile nello stand 77 di Baratti è una Console (o Tavolo parietale) in legno dorato, finemente scolpita realizzata su disegno di Giovan Battista Foggini (Firenze 1652 - 1725), proveniente da Palazzo Pitti e già pubblicata da Enrico Colle nel volume I mobili di Palazzo Pitti. Il periodo dei Medici 1537-1737 edito da CentroDi-Allemandi.

Tra i dipinti spicca senza dubbio la bellissima Sant’Orsola, capolavoro del veneziano Girolamo Forabosco (Venezia 1605 – Padova 1675), che ritrasse una misteriosa dama seguendo i canoni dei grandi specialisti del Cinquecento quali il Giorgio, Tiziano, Palma fino al più vicino Lotto e che oggi appare di un fascino senza tempo e che sarà in mostra dal 18 gennaio al 7 giugno 2020 nella Pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia.

Di assoluto spessore storico artistico anche L’Orazione di Cristo nell’orto del calabrese Mattia Preti, l’olio su tela che John T. Spike nel2008 definì “un’opera importante e del tutto autografa del maestro…esemplare di quel concetto pretiano dell’arte della pittura come ‘un’impresa eroica’, nelle parole indimenticabili di Raffaello Causa”.

Un viaggio nell’arte
Tra i dipinti che Baratti collocherà nel proprio stand, quasi si trattasse di una sorta di “viaggio nell’arte”, ce ne sono diversi che vantano motivi d’interesse, a cominciare dal Ritratto di gentiluomo di Alessandro Allori. Vanno poi citati l’Interno di cucina del pittore bergamasco del XVII secolo Evaristo Baschenis, il Ritratto di Ottaviano Augusto del veronese Felice Brusasorci vissuto a cavallo tra Cinque e Seicento. Da non perdere anche il raro Ritratto di Giuliano Dami (aiutante di camera del granduca Gian Gastone de' Medici) opera di Anton Domenico Gabbiani, l’olio su tela con cornice originale raffigurante Samuele bambino condotto dalla madre al santuario di Silo dal sacerdote Eli (di Domenico Pugliani), il bellissimo Ritratto di uomo come Sant’Antonino Pierozzi del fiorentino Santi di Tito e l’altrettanto emozionante Eliseo resuscita il figlio della Sunnamita - con cornice originale, siglato e datato 1637 – dell’aretino Jacopo Vignali.

Datano tutti XVII secolo i dipinti Santa Cristina (del milanese Francesco Cairo), Gli alchimisti (del veneto Pietro Della Vecchia), Adamo ed Eva (del sangimignanese Felice Ficherelli), il Ritratto di Antonio Luigi Serristori (del fiorentino Alessandro Gherardini), l’Ascesa al Calvario (del fiammingo Livio Mehus), la Natura morta del cremonese Panfilo Nuvolone, L’angelo che esorta Lot a fuggire con le figlie da Sodoma e Gomorra del genovese Domenico Piola, i Vasi di fiori del milanese Giuseppe Vincenzino e il San Giuda Taddeo, opera del Maestro dell’incredulità di San Tommaso, già parte integrante della collezione di Luigi Koelliker.

Da segnalare anche il Busto del Redentore in terracotta dipinta di Leonardo del Tasso, i bassorilievi in bronzo raffiguranti i profili di due imperatori romani opera di Antonio Elia, un tavolo ligneo di produzione medicea di fine Seicento e un importante cassone nuziale cinquecentesco in massello di noce.

Una vita per l’antiquariato
Antiquario affermato a livello internazionale e perfetto connoisseur della Storia dell’Arte, Giorgio Baratti opera dal 1964 nel settore dell’antiquariato, prima tra Pisa e Firenze, quindi a Milano, dove fonda, nel 1982, la Giorgio Baratti Arte Antica.

Sita nel cuore di Milano, la galleria conoscerà nel corso degli anni un consistente ampliamento espositivo, imponendosi gradualmente come una presenza importante nella vita dell’antiquariato italiano e internazionale, con la possibilità di proporre ai clienti una notevole varietà di offerte e una vasta scelta. Attualmente la galleria Giorgio Baratti Antiquario è ospitata nel prestigioso Palazzo Bigli Ponti, una delle più importanti dimore milanesi in cui si fondono l’architettura bramantesca e la pittura rinascimentale lombarda.
Giorgio Baratti è stato consulente al Metropolitan Museum di New York, alla National Gallery di Washington e al Museo Nazionale di Varsavia, nonché Consulente del Catalogo dell’Antiquariato n° 3 e 4 del 1993/1994, Giorgio Mondadori Editore. Per alcuni anni è stato nel Consiglio di Amministrazione della Finarte e successivamente, fino al 2002/2003, Sovrintendente Generale ai Dipartimenti d’Antiquariato.

Le sue gallerie hanno preso parte a numerose mostre mercato, tra le più importanti delle quali figurano nel 2015 il Point Art del Grimaldi Forum nel Principato di Monaco, il MINT (Milan International Antiques and Modern Art Fair), l’Internazionale di Via Turati alla Permanente di Milano, il Gotha di Parma, il Collezionismo Internazionale a Palazzo Venezia, Roma e, per la prima volta quest’anno, la Biennale di Antiquariato di Firenze.

Tra le istituzioni museali che hanno acquisito negli ultimi anni delle opere transitate attraverso Giorgio Baratti, meritano una menzione il Paul Getty Museum di Malibù e il Museo del Louvre. La vasta competenza e la matura esperienza di Baratti lo accreditano come curatore di numerose collezioni private di grandi mecenati sia nazionali che internazionali.
La promozione delle opere viene fatta anche attraverso mostre corredate da cataloghi e prestiti in occasioni di grandi esposizioni nei musei. Dal 6 febbraio alll’11 aprile 2010, il comune di Cesena ha omaggiato la figura di Giorgio Baratti con una mostra scientifica curata da Massimo Pulini intitolata “Lo Studiolo di Baratti”, ove sono state esposte e pubblicate alcune delle opere d’arte in suo possesso. Hanno parlato di Baratti, tra gli altri, Andrea Emiliani, Claudio Strinati, Giancarlo Sestieri, Giancarlo Gentilini e Nicola Spinosa.

La selezione dei pezzi di Giorgio Baratti Antiquario può soddisfare una clientela variegata che spazia dall’esigente collezionista a chi cerca un tocco di antichità e prestigio o un investimento intelligente e sicuro. L’attività della galleria predilige i dipinti antichi eseguiti da artisti italiani o stranieri: le opere, essenzialmente inedite, si orientano di preferenza verso dipinti a tema profano o mitologico, sebbene la galleria, oltre a ritratti, nature morte e vedute, offra anche opere a tema religioso. La galleria tratta inoltre sculture di Alta Epoca in marmo, metallo o legno e mobili dal XV al XVIII secolo. Degni di nota, infine, sono i rari mobili del Rinascimento.
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Fonte: Biennale Internazionale di Antiquariato di Firenze

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