Rifiuti tessili smaltiti illegalmente in Sudafrica e abbandonati in capannoni: arresti a Prato
Scattata all'alba l'operazione Prato Waste. Al centro dell’indagine i flussi di rifiuti tessili originatisi dalle manifatture a conduzione cinese operanti nelle province di Prato e Pistoia, illecitamente destinati in plurime regioni d’Italia ed in Africa
Sono questi i primi dettagli dell’operazione coordinata dal Procuratore Capo della Repubblica di Firenze Dott. Giuseppe Creazzo, dal Sostituto Procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia Dott. Leopoldo De Gregorio e condotta da personale della Polizia Municipale di Prato congiuntamente all’Aliquota Polizia Provinciale della Sezione di Polizia Giudiziaria, in corso da stamani dalle prime luci dell’alba.
Vengono contestati reati di attività organizzata volta al traffico illecito di rifiuti anche verso l’estero (transfrontaliero) realizzati anche facendo uso di provvedimenti emessi dall’Albo Nazionale Gestori Ambientali e di autorizzazioni di impianti di destinazione alterati “ad hoc” a seconda delle esigenze.
L’ordinanza di Misura Cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Firenze Dott. Federico Zampaoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia fiorentina in seguito ad indagini che hanno interessato il territorio Pratese, la Provincia di Pistoia, Rovigo, Mantova e Reggio Emilia, interessa 4 imprenditori di nazionalità italiana e 2 di nazionalità cinese. Nel procedimento risultano indagati anche altri 10 soggetti titolari di plurime ditte “anche fittizie ” sia di origine italiana che cinese.
Le attività delegate dalla Direzione Distrettuale Antimafia avevano già permesso di identificare inesistenti società di trattamento rifiuti che operavano anche spedizioni trasfrontaliere di rifiuti tessili, nonché plurimi luoghi di illecito stoccaggio in varie regioni del territorio italiano.
L’attività odierna costituisce l’esito di un’articolata attività di indagine, originatasi nel 2018 su attività di iniziativa della Polizia Municipale di Prato diretta dal comandate Andrea Pasquinelli inerente la gestione dei rifiuti prodotti da alcune confezioni di abbigliamento e pronto moda a conduzione cinese, con particolare riferimento al ritiro degli scarti tessili effettuata ad opera di soggetti di nazionalita’ cinese risultati dalle verifiche compiute, non iscritti all’Albo Nazionale dei Gestori Ambientali. Già dai primi accertamenti emergeva immediatamente una vera e propria organizzazione dedita alla gestione illecita di rifiuti anche a scapito dei soggetti titolari delle aziende cinesi che sostenevano comunque dei costi per il regolare smaltimento degli stessi.
L’attività di indagine, coordinata dalla D.D.A. fiorentina e sviluppata congiuntamente dalla Polizia Municipale di Prato diretta dal comandanate Andrea Pasquinelli, dall’Aliquota Polizia Provinciale della Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura di Firenze con la collaborazione di personale dell’Agenzia delle Dogane di Livorno e della Polizia Locale (Provinciale) della Città Metropolitana di Cagliari, ha consentito di porre fine ad una vera e propria attività organizzata volta al traffico illecito di rifiuti sul territorio italiano ed all’esportazione di parte degli stessi in sud-africa.
I trasporti venivano effettuati, nella maggioranza dei casi, da soggetti totalmente non abilitati al trasporto dei rifiuti o di quella specifica categoria di rifiuto (EER 04.02.22), che si avvalevano di false iscrizioni all’Albo Nazionale Gestori Ambientali al fine di poter eludere un primo controllo operato sulla strada da parte di organi di polizia. Il successivo conferimento intermedio dei rifiuti (cd. “sacchi neri”) avveniva presso impianti di recupero fittizi, dove gli stessi, invece di essere sottoposti alle previste operazioni di cernita, selezione ed igienizzazione (al fine di abbattere la carica batterica eventualmente presenti sugli stessi), venivano semplicemente privati dell’involucro originario (sacco nero) oppure pressati con all’interno gli stessi sacchi neri solo per ottimizzare la successiva fase di trasporto ma senza alcun trattamento.
Successivamente venivano gestiti mediante due diversi flussi, determinati dalla possibilità di sbocco commerciale del momento (molte volte addirittura come Materie Prime Seconde eludendo qualsiasi controllo) e sotto un sistema di regia ben definito dotato di numerose ramificazioni sul territorio, in varie regioni del nord e del centro Italia, all’interno di capannoni fatiscenti ed in disuso, saturandoli ed abbandonandoli, così come accertato compiutamente durante l’attività investigativa svolta.
I proprietari di tali immobili, molte volte inconsapevoli, si vedevano pagata la sola prima rata del contratto di locazione per poi trovarsi alle prese con soggetti “fantasma” ed immobili stracolmi di rifiuti .
I vari soggetti componenti l’organizzazione traevano quindi indubbi vantaggi economici, derivanti dal risparmio dei costi per il rilascio delle autorizzazioni, nonché dal mancato costo di smaltimento per l’invio degli stessi alla corretta gestione presso impianti autorizzati, vantaggi ad oggi in corso di analisi da parte della P.G. operante.
All’esito delle operazioni di stamani sono state eseguite 6 misure cautelari, una custodia in carcere e cinque agli arresti domiciliari.
AGGIORNAMENTO
I rifiuti tessili che hanno portato a 6 arresti nell'inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia sarebbero stati stoccati in una ditta di Agliana, Pistoia. Quest'ultima, priva di autorizzazione per la gestione dei rifiuti, avrebbe poi inviato gli scarti tessili a un impianto di Montale e altri nel Nord Italia. Le ditte pistoiesi si sarebbero scambiate oltre 2mila tonnellate di rifiuti.
Gli scarti prodotti dalle ditte di Prato sarebbero stati ritirati a domicilio con pagamento in contanti, trasportati in modo illecito e camuffati. Lo smaltimento sarebbe avvenuto anche gettando i sacchi direttamente in strada.
Tra i sei finiti in manette per il Nord Italia c'è un imprenditore 40enne bolognese, per la ditta di Agliana i titolari padre e figlio, il titolare dell'impianto di Montale e due uomini di origini cinesi, entrambi di Prato della ditta per il trasporto di rifiuti non autorizzata.
Fonte: Comune di Prato - Ufficio stampa