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Strage di Viareggio, le condanne: 7 anni per Moretti, 6 per Elia e Soprano

Nella sentenza della corte di appello di Firenze sulla strage ferroviaria di Viareggio l'ex ad di Fs e Rfi Mauro Moretti è stato condannato a 7 anni. La procura aveva chiesto 15 anni e 6 mesi. Moretti era imputato di disastro, omicidio plurimo colposo, lesioni colpose, incendio. La prescrizione è caduta per incendio e lesioni colpose da maggio 2018. Condannati anche Michele Mario Elia (ex ad di Rfi) e Vincenzo Soprano (ex ad Trenitalia) a 6 anni, nel processo per la strage di Viareggio del 2009 per accuse, a vario titolo, di omicidio plurimo colposo e disastro ferroviario. Assolto Giulio Margarita (ex dirigente della direzione tecnica di Rfi e oggi dirigente di Ansf, l'Agenzia nazionale per la sicurezza ferroviaria) che in primo grado era stato condannato 6 anni e sei mesi. Per i giudici "il fatto non sussiste". Confermata la sentenza del tribunale di Lucca riguardo ai risarcimenti alle parti civili e le relative provvisionali, fra cui quelle per i familiari delle vittime. Trenitalia e Rfi dovrà pagare 700mila euro per responsabilità amministrativa, ma le interdizioni societarie sono state cancellate. Confermate le sanzioni, con riduzione a 400mila euro, per Gatx Rail Austria, Gatx Rail Germania e Jugenthal Waggon. Per le società estere dove i carri merci furono mandati in revisione, sono stati condannati dalla corte di appello tutti tranne il responsabile officina Jugenthal.

I COMMENTI

Il sindaco di Viareggio Giorgio Del Ghingaro ha commentato: "La Corte d’Appello di Firenze in generale conferma le condanne che il Tribunale di Lucca comminò in primo grado due anni fa. Nel merito quindi vengono ribadite e rinnovate precise responsabilità. La macchina inesorabile della giustizia va avanti, anche se non attenua il dolore dei familiari e dell’intera città".

“Quella emessa oggi dal Tribunale di Firenze è una sentenza di secondo grado che conferma l'impianto della sentenza di primo grado, con l'aggiunta di alcune aggravanti per le cosiddette posizioni apicali coinvolte nel processo per la strage di Viareggio del 2009. Se quella emessa il 31 gennaio 2017 dal Tribunale di Lucca poteva essere una sentenza non scontata, in un dibattimento importante che ha acceso i riflettori su un tema come quello della sicurezza del trasporto merci ferroviario, quella emessa dalla Corte di Appello di Firenze rappresenta un ulteriore passo in avanti verso la giustizia”.

E' questo il commento a caldo del presidente della Provincia di Lucca, Luca Menesini. Un ente, l'amministrazione provinciale di Lucca, che si era subito dichiarato parte civile nel processo, sempre presente alle udienze con i propri amministratori, e che nel giugno del 2017 aveva rinunciato a 250mila euro di rimborso, cifra offerta dalle assicurazioni affinché la Provincia uscisse dal processo e che invece con la sentenza di primo grado si è vista assegnare una provvisionale di 150mila euro.

“Certo – aggiunge il presidente Menesini – va ribadito che nessuna sentenza cancella il dolore di familiari delle 32 vittime e nessun verdetto le riporta in vita. Ritengo che l'unica strada perché gli errori non siano ripetuti e gli incidenti come questo siano in futuro evitati, sia non dimenticare e lottare con determinazione per la giustizia”.

Un processo di appello che ha visto spesso la presenza dei rappresentanti istituzionali della Provincia, tra questi il consigliere provinciale Luca Poletti che è di Viareggio.
“Rispetto alla prima sentenza - commenta - questo secondo pronunciamento dei giudici riconosce maggiori responsabilità ai vertici di ferrovie e all’ex a.d. Mauro Moretti. Dunque la battaglia dei familiari per ottenere giustizia trova la giusta risposta per una vicenda che ha sconvolto nel profondo la città di Viareggio e l’intero Paese. Colgo l’occasione, infine, per ringraziare i legali che hanno affiancato in questo processo la Provincia di Lucca che sarà sempre vicina ai familiari delle vittime”.

Stefano Baccelli, consigliere regionale Pd, commenta la sentenza d’appello per la strage di Viareggio. “Sono estremamente soddisfatto per questa sentenza come rappresentante della Regione Toscana che era parte civile ma anche come ex presidente della provincia di Lucca e soprattutto come cittadino perché la giustizia ha finalmente fatto il suo corso. Lungo sicuramente, faticoso e impegnativo, perché sono passati dieci anni da quella maledetta notte del giugno 2009. Ma di certo quella di oggi è una tappa fondamentale, attesa da tutti da tanto tempo. Avendo seguito questo percorso dalla fase dell’inchiesta a quella dell’incidente probatorio fino al processo di primo grado e infine questo d’appello, ho visto da vicino il lavoro complicato dietro a un processo come questo. Il risultato di oggi conferma l’impianto della sentenza di primo grado, introduce alcuni elementi rafforzativi, recependo alcune richieste della procura come la condanna di Moretti non solo come ex ad di Rfi ma anche come ex ad di Fs e alcuni aspetti di attenuazione per altri imputati del giudizio. Da’ in ogni caso il senso dell’attenzione e del coinvolgimento in merito alla vicenda da parte della Corte di Appello in questa fase del giudizio, un buon auspicio anche rispetto a un eventuale passaggio conclusivo in corte di Cassazione. Raggiunto questo obiettivo, il pensiero va inevitabilmente a loro, ai familiari delle vittime, che da dieci anni chiedono che vengano individuate e attribuite le giuste responsabilità per questa strage. In questo percorso, sono convinto che la giustizia italiana abbia dato oggi davvero buona prova di sé”.

La nota di Medicina Democratica

Esprimiamo soddisfazione per la sostanziale conferma dell'impianto accusatorio e delle responsabilità nei confronti dei vertici delle aziende coinvolte nella strage ferroviaria di Viareggio del 29 giugno 2009, che costò la vita a 32 persone e il ferimento di 136, in particolare, per la conferma della condanna a 7 anni di reclusione per Mauro Moretti, ex amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato, con un'aggravamento della sua posizione, in quanto civilmente responsabile degli atti della società da lui diretta”, ha dichiarato Marco Caldiroli, presidente nazionale di Medicina Democratica, parte civile nel processo iniziato 2013 e che ha visto oggi la conferma della condanna per 21 imputati da parte della III Sezione Penale della Corte d'Appello di Firenze.

“ Come Medicina Democratica- ha aggiunto- siamo particolarmente vicini alle famiglie alle vittime e ai loro familiari, a cui va tutta la nostra solidarietà. Abbiamo seguito tutte le fasi di questa drammatica vicenda processuale, depositando anche specifiche relazioni tecniche e mantenendo l'impegno giudiziario fino agli ultimi gradi di giudizio e quindi alla Cassazione. Manterremo alta la vigilanza e l'azione affinchè, attraverso adeguati interventi di prevenzione, crimini come questo non debbano mai più verificarsi”.

Alla udienza di oggi erano presente per Medicina Democratica oltre al presidente Marco Caldiroli anche l'avvocata di parte civile Laura Mara, il responsabile delle vertenze giudiziarie Fulvio Aurora, e il vicepresidente nazionale di MD Gian Luca Garetti, responsabile anche della sezione di Firenze. Un contributo fondamentale è stato dato dal compianto Luigi Mara, scomparso prematuramente il 2016, per il suo prezioso contributo tecnico, e autore con Bruno Thieme di relazioni depositate nel processo.

La sentenza della III Sezione Penale dellaCorte d'Appello di Firenze ha quindi ha confermato quella di primo grado, pur riformandola per alcuni imputati in termini di condanne, nonché riconoscendo alcune prescrizioni, per cui oltre a due imputati nel frattempo deceduti per, 8 di essi è intervenuta l'assoluzione.
La prima sentenza riconosceva le responsabilità del crimine di Viareggio lungo tutta la “filiera” che ha determinato il guasto al carrello, la mancata manutenzione, l’assenza di sistemi per una fermata in sicurezza del convoglio, la inidoneità dei sistemi di sicurezza lungo la linea ferroviaria.

“ Sicurezza e salute sul lavoro e sicurezza e salute delle popolazioni, sono due facce dello stesso diritto inalienabile - ha sottolineato Marco Caldiroli - e resta lo sconcerto per le scelte assurde, fatte in base a una logica di profitto e all'insegna del neoliberismo, per il trasporto di merci estremamente pericolose come il GPL, lungo l’intera Italia, da Novara alla Sicilia, che poteva essere fabbricato invece direttaente in loco, e cioè in Sicilia, dallo stesso destinatario”.

“ Il nostro pensiero - ha aggiunto - sofferto va a quelle 32 vite che nessuna sentenza potrà restituire. Solo recentemente si registra una inversione di tendenza: la direttiva 798/2016 ha rivisto la impostazione complessiva della sicurezza ferroviaria a partire da “obiettivi comuni di sicurezza”, con sistemi di certificazione e di autorizzazione alla sicurezza per tutti gli attori coinvolti nei trasporti. Un approccio sistemico che mancava o era incompleto”.

Il Dlgs 50/2019 è stato pubblicato sulla gazzetta ufficiale solo 10 giorni fa, è ancora da verificare se sarà in grado di migliorare le condizioni di sicurezza del trasporto ferroviario, chiare responsabilità e gli obblighi degli attori nonché controlli rigorosi sul campo anziché “cartacei”, come nel caso di Viareggio ma anche del viadotto di Genova.

La prevenzione rimane la strada maestra per evitare eventi come quello di Viareggio, una azione che non deve e non può sottostare a presunte esigenze economiche.

Rossi: "Sentenza pone tutti di fronte a proprie responsabilità"

Una sentenza che restituisce alle famiglie prima di tutto il senso di una giustizia che individua responsabilità che, in tutta questa dolorosa vicenda e al di là del merito di ogni singola persona, sono evidenti e all'origine di quanto accaduto. Così il presidente della Regione Enrico Rossi, commentando la sentenza della corte di appello di Firenze sulla strage alla stazione di Viareggio del 29 giugno 2009.

"Nessuno – ha detto ancora Rossi - potrà mai restituire le persone morte alle famiglie e ai loro cari. E niente potrà mai rimediare alle ferite riportate nel corpo e nell'anima da tante persone a causa di quella tragedia. Ma la giustizia ha funzionato, è arrivata una sentenza in appello che pone tutti di fronte alle proprie responsabilità, anche oltre coloro che sono stati direttamente condannati".

"Dopo quella vicenda – ha aggiunto Rossi - io stesso mi sono occupato di come poteva essere alzato il livello di sicurezza dei trasporti su ferro a tutela prima di tutto delle popolazioni civili. Ed è stato stabilito un limite di velocità. Troppo tardi però, e troppo poco. Anche perché l'Ue non ha ancora individuato le modalità per consentire un controllo più efficace della sicurezza del materiale rotabile che viaggia sulle ferrovie. In questo giorno di amarezza, e allo stesso tempo di compimento di una tappa verso l'accertamento della verità, quello che resta da fare affinchè certi episodi non si ripetano deve costituire l'impegno di tutte le persone che hanno responsabilità in questo settore. E ovviamente in primo luogo della politica e delle istituzioni che hanno compiti di regolazione".

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