È un gran bel Giro: l'Empolese Valdelsa fa festa ed è il vero vincitore
Fucecchio non poteva chiedere di meglio alla seconda tappa del Giro d’Italia, la prima in linea. Ha vinto Pascal Ackermann dopo una volata scenografica in via Mattei e una corsa non troppo difficile, ma comunque impegnativa.
Forse poteva portare più fortuna al più acclamato di tutti ovvero Vincenzo Nibali – “Il 26 maggio vota Nibali” recitava uno striscione già storico – ma a livello di spettacolo non c’è stato niente da recriminare.
Si sperava nella giornata perfetta per lo Squalo, di casa da queste parti. Il San Baronto è la via dell’orto ma, nonostante una buona azione della sua squadra, Nibali non ce l’ha fatta a trionfare. Bella prova invece per il talento castellano Sbaragli, che ha concluso nono e che domani saluterà la sua Castelfiorentino.
Peccato per Elia Viviani, il campione italiano è stato battuto sul filo di lana da quello tedesco, aggiungendo un nuovo volume alla letteratura della lotta italo-teutonica, in continuo aggiornamento.
La maglia rosa è rimasta allo sloveno Primoz Roglic, che in conferenza stampa è stato il ritratto del realismo: “So che ci saranno tappe per velocisti e che la maglia rosa potrebbe essere momentanea, ma sogno di poterla tenere a Verona”.
E di sogno ha parlato anche Ackermann, con un sorriso a trentadue denti che lo ha reso ancor più giovane dei suoi venticinque anni. È ancora presto per trarre conclusioni, si può sempre aspettare l’ultimo istante proprio come ha fatto il tedesco: “Negli ultimi 250 metri nessuno attaccava, quindi l’ho fatto io…”.
Il paesaggio sinuoso della Toscana non ha creato problemi, così come la pioggia, che pure si è fatta sentire soprattutto a inizio tappa. Non sono mancati inconvenienti (sfortunatissimo Nizzolo, che aveva pure il suo fan club all’arrivo), ma solo ciclisticamente parlando. Non ci sono stati scossoni, lo spettacolo si è concentrato nell’ultimo chilometro e tutt’intorno al Giro.
Montelupo, Montespertoli, Empoli, Capraia e Limite, Vinci, Cerreto Guidi e Fucecchio hanno risposto presente. L’Empolese Valdelsa si è riempito di persone al bordo della strada per scorgere, anche solo per un secondo, i propri beniamini sulle due ruote.
Va da sé che da qualche anno a questa parte il feeling col ciclismo è leggermente scemato rispetto alla fine degli anni Novanta e all’inizio del Duemila ma il Giro – sembra retorica ma è la verità – ha qualcosa di magico. C’è chi si riscopre appassionato e ricorda i tempi andati o i campioni che aveva nelle biglie. Questa magia porta sempre al passato, fa da macchina del tempo: è impossibile pensare al ciclismo senza premere il tasto rewind.
La tappa era dedicata al grande Bartali, si arrivava nella città di Indro Montanelli, si potevano scorgere – lontani o vicini per l’immancabile selfie – ex atleti come Bettini o Garzelli. Ma qui del ciclismo di un tempo è rimasto solo l’odore, se si escludono gli abiti vintage di qualche fan appostato al limitare della corsa.
L’arrivo del Giro è parsa per qualcuno più un’opportunità che un vero e proprio impeto di passione, se si vuol trovare un lato negativo. Lo è stato per chi lo ha sfruttato per farsi pubblicità, per chi chiedeva l’accredito ma senza alcuna credenziale, per chi lo ha usato con scopi politici. Lo è stato anche per chi non sapeva i nomi dei ciclisti ma ha sgomitato all’arrivo della carovana perché aveva urgente bisogno dei gadget rosa brandizzatissimi.
Ma in un giorno del genere è davvero difficile essere pessimisti o sferzanti: lo spettacolo di pubblico è stato entusiasmante, lo testimonia la fotogallery. In un momento in cui l’apertura verso gli altri è tremendamente svalutata, un miscuglio di lingue e proveniente differenti ha avvolto Fucecchio e le terre limitrofe.
Si è riscoperto il senso di comunità? L'Empolese Valdelsa è stato il centro del mondo? Non esageriamo nel dare al Giro le sfaccettature e le valenze che non ha. Diciamo solo che è stato bello.
Il ‘colore’, dunque, non è affatto mancato: a Fucecchio solo il cielo non si è tinto di rosa. Certo, ogni tanto si è vista qualche altra sfumatura, a ricordare che tra una settimana una nuova corsa animerà la città, senza bici ma con i cavalli. Però quella è un’altra storia.
Gianmarco Lotti