Alla vigilia della Festa della Liberazione, Il Circolo Area Fiorentina del "Popolo della Famiglia" (PdF) approva la dichiarazione del candidato Sindaco per Firenze, Ubaldo Bocci, il quale ha recentemente affermato, «Non andrò al corteo del 25 aprile».
«Purtroppo quella che dovrebbe essere una celebrazione condivisa sul momento fondativo dell’Italia democratica da tempo si è trasformata in una liturgia ideologica, divisiva, di cui si è appropriata solo una parte politica, peraltro riducendo a un colore unico un fenomeno complesso e plurale come la Resistenza. Preferisco partecipare a un’iniziativa che coinvolge il disagio sociale. Preferisco stare con la testa nel 2019 e nei problemi del 2019, piuttosto che imprigionato nel Novecento».
Il PdF, che partecipa alla corsa a primo cittadino di Bocci, con i suoi candidati nella Lista Civica Firenze, condivide il suo punto di vista per tre motivi:
- è il caso di ricordare il ruolo importante che, nella Resistenza, ebbero diverse componenti della società civile, inclusa quella cattolica, e di ricordare anche i tradimenti e le uccisioni alle quali questa parte fu soggetta da parte della componente partigiana comunista. Questa è una parte della Storia che a Firenze si tende usualmente a lasciare in ombra;
- tendono a restare in ombra, in questi giorni di celebrazione, anche storie come quella di Licinio Tedeschi, che leggiamo sull'Agenzia informativa "La Nuova Bussola Quotidiana": "Con il libro Compagno mitra hanno nome e volto quei partigiani che uccisero nemici politici e innocenti padri di famiglia. Molti fatti raccontati dallo storico Gianfranco Stella sono noti. Quel che non era noto erano i nomi dei killer e delle bande di gappisti che agivano indisturbati in nome della giustizia proletaria con omicidi, razzie, sequestri ed estorsioni riuscendo a sfuggire alla giustizia o salvandosi con pochi anni di carcere. Come il partigiano Drago: un killer spietato che ammazzò 150 persone, tra cui il sacerdote don Dante Mattioli, il cui corpo non venne mai trovato. Coperto dal Pci, sconosciuto ai libri di storia, nessuno lo disturbò mai e morì nel suo letto con al collo una medaglia al valor militare";
- e restano ingiustamente celate anche vicende come quella del Beato Rolando Rivi, seminarista 14enne ucciso nel 1945, in odium fidei.
In conclusione, il Circolo Area Fiorentina del PdF osserva che, invece di alimentare indefinitamente e sterilmente la spirale del contrasto ideologico, viste le responsabilità storiche di molti e i limiti di ciascuno, che hanno consentito l'avvento dei totalitarismi, meglio sarebbe oggi riappacificare gli animi. Come ha fatto Meris, la figlia di Giuseppe Corghi, il partigiano che nel 1945 uccise il seminarista martire Rolando Rivi, oggi beato.
Così la Nuova Bussola Quotidiana: "Un evento di riconciliazione storico e toccante quello vissuto ieri (15 aprile 2018) nel santuario di San Valentino (RE) dove il seminarista è sepolto. A 73 anni da quei fatti, la figlia dell'uomo che sparò a Rivi in odium fidei abbraccia la sorella del seminarista martire e chiede perdono per il padre invocando proprio l'intercessione del beato da lui ucciso. "Una stretta di mano tra le nostre due famiglie sia il simbolo della giusta espiazione per l’odio fraterno".
Fonte: Popolo della Famiglia
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