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Tenuta Cantagallo, Il Fondatore 2016: riappropriarsi del legame col territorio
Come ho scritto più volte, una bottiglia di vino non è solo il liquido che contiene, ma racchiude in sé una storia, un territorio, una tradizione, e tanto lavoro.
E’ proprio con lo scopo di valorizzare il territorio del Montalbano e la sua tradizione vinicola che viene prodotto da Tenuta Cantagallo di Capraia - Il Fondatore Chianti Montalbano Riserva DOCG.
Un cru, ovvero un vino prodotto da uve provenienti da un singolo vigneto, 100% Sangiovese, chiamato Il Fondatore perché nelle intenzioni della famiglia Pierazzuoli, che da tre generazioni coltiva la vite e produce Chianti sulle pendici sassose del Montalbano, con questo vino si vuole dare l’avvio ad un nuovo corso nella produzione aziendale. Un nuovo corso che ha però radici antiche, che trae ispirazione dal passato e dalla tradizione locale, ma fa ampio utilizzo delle tecnologie che offre il presente e ha la mente proiettata nel futuro.
Il 2016 è solo la seconda annata di produzione di questo vino, la cui genesi però risale all’inizio degli anni ’90 quando, in controtendenza con l’attitudine dominante di quegli anni, in cui si assiste all’inserimento di varietà internazionali nell’uvaggio del Chianti e prende piede l’utilizzo della barrique per il suo affinamento, Enrico Pierazzuoli, che allora come adesso si occupa della gestione dei 20 ettari di vigneto e della cantina dell’azienda di famiglia, decide di impiantare su di un terreno galestroso esposto a Sud, 2 ettari a 200 metri di altitudine, un vigneto di Sangiovese, investendo sulle potenzialità qualitative di questa varietà.
Già al momento dell’impianto la vigna ha lo scopo, raggiunta la maturità, di fornire uva per quella che sarà la punta di diamante della produzione aziendale. E’ infatti nella sua fase di “vecchiaia”, passati i 20-25 anni, che la vite dà il meglio di sé a livello qualitativo, con produzioni contenute, a fronte di un maggior sviluppo di polifenoli, responsabili di struttura e colore, e componenti aromatiche.
L’obiettivo che Enrico si pone fin da subito è pertanto quello di preservare lo stato di salute della vigna, attuando pratiche colturali volte a garantirne perfette condizioni di salute per decenni. Vigne longeve significa anche, e non secondariamente, tutela del paesaggio, di cui la Tenuta Cantagallo, che opera in regime di agricoltura biologica, si fa portabandiera, impegnandosi da anni nella riduzione dell’impatto ambientale a favore di un’agricoltura più sostenibile.
Le viti, allevate con il sistema guyot che, nonostante richieda una maggior cura e manutenzione, concede una vita più lunga rispetto al cordone speronato, sono sistemate con una densità di impianto di 6200 piante per ettaro, un numero niente affatto casuale, ma ricavato in seguito ad uno studio approfondito del territorio e delle caratteristiche colturali del Sangiovese; tale densità consente infatti rese più basse (il motto di Enrico è “ogni pianta una bottiglia”), asseconda lo sviluppo radicale in profondità, in modo che le viti non soffrano eccessivamente la mancanza di disponibilità di acqua tipica dei terreni ciottolosi, e allo stesso tempo permette alle piante di Sangiovese di sviluppare una superficie fogliare adeguata a garantire una perfetta maturazione.
E’ con l’annata 2015 che finalmente, dopo anni di impegno e attesa, la vigna raggiunge una maturità ritenuta idonea alla produzione de Il Fondatore (nelle annate precedenti le uve erano dirottate verso la produzione di Chianti e, a partire dal 15° anno di età, della Riserva). I processi di vinificazione e affinamento sono relativamente lineari ed essenziali, questo perché è col lavoro in vigna che vengono poste le basi della qualità. I grappoli, dopo scrupolose operazioni di diradamento e cernita, sono raccolti a mano quando maturità fenolica e aromatica sono ritenute ottimali. La fermentazione avviene in serbatoi in acciaio inox con controllo della temperatura, nei quali svolge anche la fermentazione malolattica, e successivamente il vino è trasferito in botti da 12-15 HL in rovere di Allier, dove affina per circa un anno, al quale segue un ulteriore anno di affinamento in bottiglia.
L’annata 2016, dall’andamento mite e regolare, con giornate fresche e asciutte nelle settimane finali della maturazione, ci consegna un Sangiovese di notevole finezza, dal colore rubino insolitamente intenso per questa varietà, dovuto alla perfetta maturazione delle componenti fenoliche. Al naso una nota minerale netta ma levigata accompagna i tipici aromi varietali di viola e frutti rossi freschi: amarena e lampone in primis, ma anche ribes e fragolina selvatica; lievi note balsamiche e sentori di erbe officinali, timo e mirto su tutti. A dare complessità, in sottofondo, senza prevalere sui caratteri varietali, profumi caldi di tabacco tostato, vaniglia, liquirizia, dovuti all’affinamento in legno. Snello e armonico in bocca, tannini fini, setati, giocano con un’acidità fresca e vivace che, assieme ad una sapidità pronunciata ma non eccessiva, ripulisce la bocca invitandola ad un altro sorso.
Oltre alla personalità e all’oggettiva qualità, apprezzo di questo vino la missione che si pone; la denominazione Chianti, con le sue sottozone, sta vivendo negli ultimi 3 decenni una fase di declino commerciale, dovuto a vari fattori, tra i quali, certamente, la perdita di legame col territorio e con la sua tradizione vinicola. Il Fondatore rappresenta, in chiave attuale, un tentativo di riappropriarsi di questo legame, un tentativo che ritengo un successo a livello qualitativo e, se anche commercialmente si rivelerà un successo, potrebbe incentivare altri produttori ad intraprendere questa strada.
Matteo Corsini