Leonardo da Vinci, nuove scoperte negli archivi di Prato e di Barcellona
Importanti ed eccezionali scoperte cambiano la storia della famiglia e della formazione di Leonardo Da Vinci grazie alle ricerche di Alessandro Vezzosi e Agnese Sabato sul DNA di Leonardo tra centinaia di documenti dell’Archivio di Stato di Prato e degli Archivi di Barcellona. Le esperienze straordinarie del nonno, mercante nel Mediterraneo occidentale tra Spagna e Marocco, sono un’inaspettata e determinante prospettiva per comprendere lo sviluppo intellettuale del giovane Leonardo e le peculiarità del suo genio universale.
Si tratta di storia documentata e verificata, che non ha niente a che vedere con le molte fantasie mediatiche senza fondamento che abbondano nell’anno del cinquecentenario della morte di Leonardo.
La ricerca e le scoperte sono descritte nel libro “Il DNA di Leonardo. 1. Le origini. Da Vinci a Firenze e Bacchereto fino a Barcellona e al Marocco”, di Alessandro Vezzosi e Agnese Sabato con introduzione di Carlo Vecce, edito da Angelo Pontecorboli Editore, in presentazione Mercoledì 27 marzo alle ore 16:30 presso la Sala Convegni dell’Archivio di Stato di Prato.
Nell’occasione saranno visibili alcuni degli oltre 140 documenti (dal 1391 al 1406) che i due studiosi hanno individuato nel Fondo Datini in relazione ai Da Vinci e che, dal 2 maggio 2019 (proprio nel giorno del centenario della morte di Leonardo), saranno esposti nel Museo Ideale Leonardo Da Vinci a Vinci per la mostra “Leonardo vive”, inserita nel calendario delle celebrazioni del Comitato Nazionale per il quinto centenario dell’artista scienziato.
Introducono Leonardo Meoni (direttore dell’Archivio di Stato di Prato) e Giuseppe Torchia (Sindaco di Vinci); intervengono Giampiero Nigro (direttore scientifico dell’Istituto Internazionale di Storia Economica “F. Datini”) e Sandra Landi (scrittrice); modera Elisa Brunoni (Archivio di Stato di Prato).
Il nonno di Leonardo, Antonio, fu colui che annotò persino l’ora della nascita di Leonardo e i nomi dei dieci testimoni al suo battesimo; e sarà ancora lui, cinque anni dopo, a ricordare che il nipote viveva nella sua casa in Vinci pur essendo figlio illegittimo di Ser Piero e di Caterina.
Antonio, che non era notaio (contrariamente alla tradizione familiare dei Da Vinci), era ritenuto finora dalla storiografia quasi nullafacente, senza mestiere né occupazioni (come lui stesso dichiarava al catasto), salvo dedicarsi a modesti possedimenti agricoli nel paese natale di Leonardo.
Da questa ricerca a intreccio, come in una sorta di puzzle, è emerso che in realtà Antonio era stato invece, nel Mediterraneo occidentale, uno di quei mercanti che si possono considerare messaggeri di civiltà. Egli operò a Barcellona e ad Alcudia, l’antica Ghassasa, nei pressi di Melilla, non lontano dallo Stretto di Gibilterra: una città portuale (da non confondere con Alcudia nell’isola di Maiorca), da tempo scomparsa, nel Magreb (o Barberia, oggi Marocco). Questa regione era una meta prioritaria per i mercanti italiani, in quanto sbocco sul mare del traffico carovaniero e dell’entroterra che aveva in Fès la capitale. Alcudia, uno dei porti più importanti per i cristiani che commerciavano con musulmani ed ebrei, cadrà in abbandono dopo la conquista spagnola di Ferdinando il Cattolico nel 1506.
Grande rilievo assume la lettera che nel 1402 Antonio scrisse da Alcudia di Barberia a Cristoforo di Bartolo Carocci, direttore della compagnia Datini, nell’isola di Maiorca. Lo informava di aver venduto, scambiato e acquistato a Fès merci di valore: pepe di Guinea, coloranti e fissativi per tessuti e cuoio (lacca, allume di rocca, tartaro e la preziosa cera della regione del Garbo).
Nel 1403 il padre di Antonio (il bisnonno di Leonardo, Ser Piero di Ser Guido Da Vinci) veniva nominato procuratore della cognata Lottiera e del nipote Frosino. Nel marzo 1404 il nonno di Leonardo, Antonio, si trovava a Barcellona come procuratore delegato da Frosino per riscuotere dai mercanti italiani la tassa sul passaggio delle merci.
La sua era evidentemente una vita ricca di esperienze e di conoscenze: sicuramente le tramandò al nipote, che aveva accolto ed educato, aprendogli orizzonti inimmaginabili per la Vinci del tempo, con il fascino di racconti di mari e terre lontane, porti e mercati, usanze diverse e paesaggi fantastici… Ricordi e probabilmente materiali che avrebbero incuriosito un nipote interessato al sapere.
Altre scoperte sorprendenti riguardano i rapporti di Antonio con il cugino Frosino, figlio del notaio ser Giovanni Da Vinci e di Lottiera Beccanugi, già abitanti a Firenze nel Popolo di San Michele Berteldi, in prossimità di Palazzo Antinori.
Frosino di ser Giovanni Da Vinci fu uno dei personaggi di rilievo tra i mercanti italiani nel fervente centro portuale dell’aera catalano-aragonese, in rapporto con Valencia e le Isole Baleari; egli ebbe la cittadinanza di Barcellona, e fu in relazione diretta e di fiducia con il re Martino l’Umano che, nel 1402, in cambio dei prestiti fatti dal Vinci alla Corona, gli concederà il diritto di riscuotere le tasse dovute dai mercanti stranieri al re (il “diritto degli italiani”). Frosino non possedeva una grande compagnia, ma fu in relazioni d’affari con la più strutturata e celebre compagnia del pratese Francesco di Marco Datini.
Si occupava anche dei trasporti di lane dalla Catalogna e dalle Baleari al Porto Pisano; noleggiava le navi; ne organizzava la difesa con arcieri; talvolta veniva derubato, come nel 1398 dal corsaro Barrasa.
Una vicenda rivelatrice risale per esempio al 1395, quando una nave a suo nome trasportò 109 quintali e 68 libbre di lane pregiate dall’isola di Minorca a Pisa per essere poi distribuite – dopo 14 giorni di navigazione – tra 98 filatrici nei dintorni di Prato, di cui 43 residenti a Cerreto Guidi, 17 proprio a Vinci e 1 a Carmignano. Successivamente le lane furono riportate in Spagna e la vendita del prodotto lavorato si concluse a Valencia e a Maiorca nel 1398.
Significativo è il fatto che Antonio, tornato in Toscana e stabilitosi a Vinci, il 19 aprile 1426 battezzerà il suo primogenito, futuro padre di Leonardo, con il nome di Piero Frosino.
È opportuno chiarire che qui si tratta di storia documentata e verificata, che non ha niente a che vedere con fantasie mediatiche senza fondamento relative a “Leonardo catalano”, inventate da chi, per esempio, scambia la Verruca pisana con il paesaggio del Montserrat in Spagna; e riferisce per assurdo al genio di Vinci teorie insostenibili.
È invece certo che Leonardo si interessò in particolare alla Spagna in diversi suoi fogli autografi, dal Ms. A al Codice Atlantico, dal Ms. B al Codice Leicester e al Codice Arundel.
IL DNA DI LEONARDO. 1. LE ORIGINI
Questo primo libro introduce le ricerche di Alessandro Vezzosi e Agnese Sabato per il DNA di Leonardo, a partire dalle origini di uno scenario familiare molto diverso da quello finora conosciuto, con straordinarie scoperte e documenti inediti. Le ricerche sono iniziate decenni or sono sulla genealogia, sui territori vissuti e sulle sepolture, e in parallelo sulle impronte digitali in dipinti e manoscritti dell’artista scienziato. Hanno prodotto eccezionali scoperte: antenati e discendenti sconosciuti, fino a quelli diretti in vita; tombe non attestate in precedenza; luoghi finora non identificati…
In questo libro sono documentate notizie inedite come la straordinaria individuazione di un avo sconosciuto di Leonardo, Frosino, mercante a Barcellona tra la fine del XIV e i primi del XV secolo e la presenza, tra la Spagna e il Marocco, di Antonio, nonno di Leonardo.
Si modifica così profondamente lo scenario della prima formazione di Leonardo, futuro genio universale.
La storia che sembrava acquisita per la biografia di Leonardo cambia e si rinnova “grazie alle ricerche di Alessandro Vezzosi e Agnese Sabato, con l’apporto di nuovi documenti, scoperti negli archivi dalla Toscana alla Catalogna, e di nuove metodologie scientifiche […]”: così scrive nell’introduzione Carlo Vecce (professore Ordinario dell’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” e curatore della prossima mostra al Museo Galileo “Leonardo e i suoi libri. La biblioteca del genio universale”).
Alessandro Vezzosi
Leonardista e critico d’arte. È originario di Vinci, dove ha fondato e dirige dal 1993 il Museo Ideale Leonardo Da Vinci, con gli Archivi delle impronte digitali e dei Leonardismi, e con il nascente “Giardino di Leonardo”. È
autore e curatore di innumerevoli mostre, pubblicazioni, convegni e conferenze su Leonardo, oltre che su Michelangelo e Raffaello, “Pratolino. Laboratorio delle meraviglie” e i luoghi della memoria, l’arte contemporanea e il design, dagli Stati Uniti al Giappone.
I suoi libri sono stati tradotti in 18 lingue (da Léonard de Vinci. Art et science de l’univers a Leonardo infinito e Leonardo. La pittura: un nuovo sguardo).
Ha iniziato nel 1973 le ricerche sui territori e i discendenti di Leonardo, per quello che si è configurato dal 2000 come il progetto sul DNA di Leonardo.
Agnese Sabato
Nata a Città del Messico, presiede l’Associazione Leonardo Da Vinci Heritage. È laureata in Storia Moderna presso l’Università di Firenze. Collabora all’organizzazione di mostre, conferenze, attività didattiche e iniziative istituzionali del Museo Ideale Leonardo Da Vinci (compreso l’“Archivio delle impronte digitali”), e a libri e quaderni di studio. Ha pubblicato contributi sulla storia delle schiave a Firenze e sul mito e l’immagine di Leonardo.
Collabora con Alessandro Vezzosi per le ricerche sulla genealogia e sui discendenti viventi dei Da Vinci per il progetto sul DNA di Leonardo.
Archivio di Stato di Prato
L’Archivio ha sede nel trecentesco Palazzo Datini (situato in via Ser Lapo Mazzei), residenza di prestigio del mercante Francesco di Marco Datini realizzata tra il 1386 e il 1409 e divenuta, alla sua morte, sede dell’amministrazione del Ceppo dei poveri, fondazione destinata da Francesco al sollievo della povertà dei sui concittadini.
L’Archivio di Stato conserva i documenti (1335-1410) di amministrazione e i carteggi appartenuti al mercante Francesco di Marco Datini, che testimoniano in massima parte la vastissima attività svolta in campo industriale, commerciale, bancario dalle varie aziende cui egli dette vita. Di valore assoluto, questo archivio rappresenta una fonte unica per lo studio non solo del mondo mercantile europeo nella seconda età del Trecento, ma anche della società e della mentalità dell’epoca.
“Leonardo Da Vinci Heritage” è un progetto finalizzato a tutelare e valorizzare l’eredità culturale di Leonardo e i suoi territori, diffonderne la conoscenza, distinguere il vero dal falso, riscoprire opere disperse e tracce biologiche mediante ricerche interdisciplinari e indagini scientifiche.
Il Museo Ideale Leonardo Da Vinci, fondato a Vinci nel 1993, diretto da Alessandro Vezzosi e coordinato da Agnese Sabato, riaprirà al pubblico il 2 maggio 2019, con la mostra “Leonardo vive” (http://www.leonardocinquecento.it/event/leonardo-vive/) nella quale saranno esposti anche tre documenti fondamentali dell’Archivio di Stato di Prato sui Da Vinci a Barcellona e in Marocco.
Fonte: Ufficio Stampa