Scandalo diamanti, stato di agitazione al Banco Bpm
Lo scandalo legato alla commercializzazione dei diamanti da investimento ha coinvolto i 4 principali Gruppi bancari del nostro Paese (Banca Intesa, Unicredit, Mps e Banco Bpm). Di queste aziende soltanto Banco Bpm non si è ancora reso disponibile all’integrale rimborso delle somme investite dai propri clienti. Questa situazione ha duramente colpito l’immagine della banca e dei lavoratori. Anche rispetto al fallimento di IDB (International Diamond Business, la società che vendeva i diamanti), la Banca non ha dato supporto ai clienti che devono recuperare la pietra in deposito presso la società fallita. I dipendenti di Banco Bpm sono stati quindi lasciati soli dall’azienda a gestire una tensione insostenibile con la clientela, che giustamente rivendica i propri diritti. Vogliamo innanzitutto affermare l’assoluta buona fede dei dipendenti di Banco Bpm, che hanno nel tempo ricevuto le stesse informazioni e indicazioni che sono state poi trasferite ai clienti: qualità delle pietre certificata da primari istituti gemmologici internazionali, investimento sicuro con valori in continua crescita, certezza di tempi e prezzi di disinvestimento attraverso la pubblicazione periodica da parte di IDB di una quotazione ufficiale dei valori di ricollocamento, su un primario quotidiano economico nazionale, poi rivelatasi una banale inserzione a pagamento. La buona fede dei lavoratori è confermata anche dal fatto che spesso i diamanti sono stati acquistati dai colleghi stessi, familiari e conoscenti. L’impegno al ricollocamento dei diamanti da parte di IDB è di fatto venuto meno a seguito del servizio giornalistico della trasmissione “Report”, che per primo ha fatto luce sul reale valore delle pietre. Tutto ciò avrebbe potuto essere evitato con una semplice e doverosa verifica sul contenuto dell’offerta di IDB da parte della Banca.
I lavoratori di Banco Bpm sono profondamente indignati per essere stati inconsapevolmente coinvolti dall’azienda in uno scandalo che rischia di provocare pesanti danni economici ai risparmiatori. Anche al fine di tutelare la propria immagine ed onorabilità, i dipendenti della Toscana, riuniti per adesso in 5 assemblee con non meno di 800 partecipanti vogliono che l’azienda rimborsi integralmente tutti gli investitori coinvolti. A tal fine danno mandato alle Organizzazioni Sindacali, come emerge della consultazione assembleare ancora in corso, di indire quanto prima una mobilitazione, supportata anche da una manifestazione pubblica, alla quale invitano tutta la clientela coinvolta, per sostenere con forza che la banca si assuma le proprie responsabilità, anche economiche, rispetto a quanto accaduto. I lavoratori individuando nella clientela il primo valore della banca, ribadiscono la propria vicinanza ai risparmiatori, con i quali vogliono ristabilire un rapporto di piena fiducia.
FABI – FIRST CISL - FISAC CGIL – UILCA – UNISIN RR.SS.AA. Toscana BANCO BPM