Consiglio regionale, riprende la seduta: tante questioni sulla salute
Si discute dell'accordo con il Forum diritti della famiglia, interrogazione Sì-Toscana a sinistra
“La ‘conditio sine qua non’ per la collaborazione tra i consultori pubblici e le attività del privato sociale è proprio quella di non interferire sulla scelta della donna”. Così l’assessore regionale alla Sanità, Stefania Saccardi, ha risposto a un’interrogazione “in merito all’accordo tra Aziende sanitarie Ausl Toscana Centro, Nord ovest e Sud est con il Forum toscano delle associazioni per i diritti della famiglia”, presentata dai consiglieri regionali Paolo Sarti e Tommaso Fattori, del gruppo Sì-Toscana a sinistra. L’accordo di collaborazione è finanziato dalla Regione Toscana con 65mila euro l’anno per tre anni, e le aree di intervento spaziano dal settore educativo al sociale e al sanitario, con attività che guardano al percorso nascita e all’interruzione volontaria di gravidanza. Nell’interrogazione, “visto l’orientamento definito ‘pro vita’ e dichiaratamente antiabortista espresso nel manifesto del Forum, in evidente conflitto con il diritto alla libertà di scelta prevista dalla legge 194/78”, i due consiglieri chiedono di conoscere nel dettaglio le attività svolte dal Forum e chiedono “se non sia opportuno escludere la stipula di accordi con associazioni che interferiscano con l’at
tività dei consultori e delle strutture ospedaliere preposte a garanzia della piena libertà di scelta alle donne che vi accedano, evitando di conseguenza l’erogazione di specifici contributi”.
L’assessore ha anche spiegato che è dettagliata nell’accordo, e oggetto di monitoraggio periodico, “la condivisione di un linguaggio e di precise modalità di intervento a supporto dei bisogni delle persone”, così come, nel rispetto della legge 194, spetta ai consultori attivare eventualmente le risorse per avvalersi della collaborazione volontaria di associazioni e volontariato che possano aiutare la maternità difficile dopo la nascita.
“195 mila euro in tre anni per una rete di associazioni private il cui scopo principale è colpevolizzare la donna che intenda abortire e il cui core-business è l’affido di minori, rappresentano uno schiaffo al sistema sanitario pubblico e un ennesimo preoccupante caso di commistione tra pubblico e privato”. Così i consiglieri regionali di Sì-Toscana a Sinistra, Paolo Sarti e Tommaso Fattori, commentano la risposta, ritenuta insoddisfacente, dell’assessore Stefania Saccardi alla loro interrogazione sui finanziamenti al Forum Toscano delle Associazioni per i Diritti della Famiglia, il cui scopo non è aiutare la donna a decidere cosa fare, ma a spingerla a non ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza.
“Metaforicamente -continuano Sarti e Fattori- la Regione Toscana si sta mettendo in casa, a proprie spese, il ministro Fontana. E’ incredibile che siano erogati 65 mila euro l’anno ad un Forum il cui fine esplicito è, come si legge nel suo statuto, ‘la promozione e la salvaguardia dei valori della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio in conformità al dettato costituzionale’. Tutto ciò oltretutto è in contraddizione con il lodevole percorso avviato in Consiglio regionale a seguito delle nostre mozioni approvate per dare piena attuazione della legge 194. Le proposte del tavolo di lavoro che abbiamo costituito sono state in parte recepite dalla Giunta, che però stenta ad attuare in modo pieno il percorso dell’interruzione di gravidanza e anzi inserisce ‘corpi estranei’ nel servizio consultoriale, corpi che oggettivamente contrastano con la legge 194, portatori di un’ ideologia religiosa che stride con la necessaria laicità del servizio pubblico”.
“Una madre in difficoltà, magari perché sola, o una donna che abbia deciso di abortire - proseguono i consiglieri di Sì - ha bisogno di tutto il sostegno e la consulenza disinteressata che solo il servizio pubblico può offrire. E questo tipo di aiuto può essere garantito da strutture e personale che non siano neanche sospettabili di un qualche conflitto di interesse. Non è concepibile che il responsabile di un consultorio Usl abbia di fatto l’incarico di indirizzare quella donna a professionisti privati del Forum Toscano, come stabilisce l’accordo appena rinnovato per tre anni. Addirittura, secondo l’accordo, i consultori della Usl Nord-Ovest dovrebbero indirizzare ‘una coppia in difficoltà durante e dopo la gravidanza’ ad uno specifico studio legale di Massa, specializzato nel diritto di famiglia: altro che volontariato! Continueremo ad opporci - concludono Sarti e Fattori - finché queste risorse non saranno revocate e destinate a favore di iniziative davvero meritevoli di finanziamenti pubblici”.
L’Asl ha presentato denuncia contro il medico di Prato
Un servizio televisivo su comportamenti illeciti di un medico di base esercitante a Prato – che avrebbe prescritto esami non necessari e riscosso ticket da pazienti soprattutto stranieri – ha portato il consigliere Nicola Ciolini (Pd) a presentare un’interrogazione, alla quale ha risposto stamattina in aula l’assessore regionale alla Sanità, Stefania Saccardi.
Ciolini, in particolare, ha interrogato la Giunta per sapere se fosse a conoscenza della situazione; quali siano le misure intraprese, o che si intendano intraprendere, per sanzionare la condotta del medico; quali le azioni per contrastare tali fenomeni e “favorire la massima accessibilità e trasparenza nell’erogazione di prestazioni sanitarie in quelle aree regionali caratterizzate da nutrite comunità straniere, come è il caso di Prato e della comunità cinese”.
L’assessore ha spiegato che, visto che si tratta di un medico di medicina generale convenzionato con la Asl Toscana Centro, si è fatto riferimento all’accordo nazionale di lavoro nell’avviare la fase istruttoria per l’apertura del procedimento. “Oltre agli aspetti disciplinari direttamente di competenza aziendale – ha detto Saccardi – il direttore generale dell’Asl ha presentato denuncia alla Procura della Repubblica di Prato affinché siano valutati aspetti di rilevanza penale, e si è relazionato con l’Ordine dei medici di Pistoia, a cui il medico è iscritto, per verificare possibili contestazioni disciplinari e valutazioni deontologiche”.
Nicola Ciolini si è detto soddisfatto della risposta, ma ha voluto sottolineare la necessità di “fare operazione di prevenzione in un territorio in cui si sono già verificati casi del genere, non solo in sanità, vista la presenza della comunità cinese; una comunità fragile per la non conoscenza del sistema”. Per questo, secondo il consigliere, è auspicabile una maggiore informazione per far capire che molti servizi del sistema sanitario non devono essere pagati.
Il sistema di segnalazioni per il contrasto della violenza sugli operatori sanitari è attivo in ogni Asl
In Toscana si registrano “circa 150 segnalazioni l’anno di aggressioni a danno di operatori sanitari, di cui il 20/25 per cento sono di natura fisica e il resto di tipo verbale”. È quanto ha dichiarato l’assessore alla Sanità Stefania Saccardi rispondendo all’interrogazione del vicepresidente della commissione in Consiglio regionale Paolo Bambagioni (Pd).
Sollecitata a riferire sullo stato di attuazione delle misure messe in campo dalla Regione per prevenire, rilevare e contrastare atti di violenza contro operatori del servizio sanitario, Saccardi ha riferito che “tutte le Aziende hanno istituito un apposito sistema di segnalazione aggressioni”, anche attraverso la costituzione di “gruppi di lavoro multidisciplinari per l’analisi dei casi e l’individuazione di misure specifiche necessarie ad implementare un percorso di supporto psicologico in favore delle vittime”.
Nel recepire le delibere della Giunta toscana, le Asl si stanno muovendo per implementare un corpo di vigilanza “adeguato, con presenza fissa almeno nei pronto soccorso e alcune aziende hanno già raggiunto un livello di copertura definito dall’assessore opportuno”. Tra le altre misure di contrasto, sono state citate videocamere di sorveglianza alle vie di accesso alle strutture, parcheggi e “alcuni reparti ritenuti a rischio aggressioni elevato”.
Riguardo poi all’osservatorio regionale di prevenzione e contrasto, costituito formalmente con delibera (1176/2018), Saccardi ha informato che si è riunito lo scorso 6 febbraio e ha approvato il proprio disciplinare di funzionamento per il raggiungimento di obiettivi quali azioni omogenee di prevenzione e protezione e la “progettazione di attività formative aggiuntive a quelle che aziende ed enti stanno già attuando”.
Soddisfatto della risposta si è dichiarato Bambagioni, che ha elogiato i “contenuti espressi dall’assessore”. “Si percepisce – ha rilevato – che c’è attenzione e volontà di azione. È stato redatto un cronoprogramma e sarebbe utile, in un’ottica di prevenzione e contrasto, accelerare sul fronte della videosorveglianza in quei luoghi ritenuti più a rischio”.
Interrogazione di Fratelli d’Italia su gravi anomalie emerse a Careggi
Il consigliere Paolo Marcheschi (Fratelli d’Italia) ha presentato un’interrogazione in seguito a quanto appreso, sulla stampa, dalle intercettazioni relative all’inchiesta di “cattedropoli”. Inchiesta che ha travolto l’area medica dell’Università di Careggi, dalle quali sono emerse “vicende gravissime che riguardano l’ospedale Careggi di Firenze”, in merito a criteri di gestione delle liste di attesa, ai fondi per la ricerca, alla trasparenza nelle nomine e nei concorsi, oltre a episodi di “soprusi, mobbing e sesso in corsia, poi 50 casi di morti sospette”. Marcheschi chiede di conoscere se erano già pervenute segnalazioni in merito e quali provvedimenti siano stati presi; se in attesa dello sviluppo delle indagini non si ritenga di sospendere i responsabili di tali azioni; cosa si intenda fare per evitare episodi del genere e se si intenda venire a riferire quanto prima in Consiglio regionale sui fatti esposti.
All’interrogazione ha risposto questa mattina in aula l’assessore regionale alla Sanità Stefania Saccardi. Saccardi ha spiegato che è stata istituita una commissione di valutazione interna per approfondire i fatti. Per quanto riguarda i criteri di gestione delle liste di attesa, l’assessore ha detto che “non risultano pervenute segnalazioni con espressa menzione di richiesta di corresponsione economica finalizzata ad alterare lo scorrimento”. È comunque significativo che le segnalazioni siano meno di cinque, mentre il volume di prestazioni chirurgiche raggiunge quota 35mila 966 all’anno. Ancora, circa la presunta mancata trasparenza nelle nomine e nei concorsi, per quanto riguarda l’Asl “dal 2016 ad oggi l’azienda è stata convenuta in giudizio in due occasioni, una delle quali conclusasi positivamente”. Infine, riguardo ai presunti “episodi di soprusi, mobbing e sesso in corsia, e 50 casi di morte sospette”, l’assessore ha ribadito che “questo contrasta in modo clamoroso con i dati numerici relativi agli indici di mortalità intraospedaliera”.
Marcheschi ha replicato che “la sanità toscana è un patrimonio da salvaguardare”, ma che si assiste “a una difesa debole da parte della Giunta regionale”, mentre “le inchieste si sono moltiplicate negli ultimi anni. Inchieste tanto numerose, che il ministro alla Salute parla ormai di ‘emergenza etica’. È mai possibile – ha concluso il consigliere – che tutte le volte la catena del controllo non funzioni, e che dobbiamo venire a conoscenza dei problemi dalla stampa? La Toscana deve rivendicare la trasparenza in sanità”.
"Ogni anno in Toscana sono denunciate circa 150 aggressioni al personale sanitario. Oltre 30 sono violenze fisiche, mentre le restanti sono aggressioni verbali o minacce. Dati sottostimati poiché non tutti i casi vengono denunciati. La Giunta regionale ha varato alcune misure per contrastare il fenomeno, ma è il caso di imprimere un'accelerata, quantomeno sull'installazione delle videocamere e sul rafforzamento del servizio di sorveglianza".
Lo afferma in una nota il vicepresidente della commissione regionale Sanità Paolo Bambagioni riportando i dati contenuti nella risposta ad una sua interrogazione discussa stamani in Consiglio regionale.
"Nelle ultime settimane due casi all'ospedale Santa Maria Nuova di Firenze, uno a Massa, e ancora prima al San Luca di Lucca, a Pisa, solo per citare alcuni episodi. Apprezzo il fatto che la Giunta abbia coscienza di questo preoccupante fenomeno, e sono consapevole delle lungaggini della burocrazia. Ma l'incolumità di medici, infermieri e oss è una priorità che merita ancor più attenzione. Alcune aziende non hanno implementato il servizio di vigilanza né installato.videocamere nei settori più delicati. Alla luce di questa ammissione ho chiesto all'assessore Saccardi di sollecitare le asl affinché assolvano alle direttive della giunta regionale", conclude Bambagioni.
Sanità in Lunigiana, ok a risoluzione Bugliani (Pd) per tavolo tecnico in Regione
Costituire un tavolo finalizzato ad analizzare le tematiche e le criticità segnalate dal Comitato SOS Salute Lunigiana e dal Comitato in difesa del diritto alla salute della Lunigiana, che coinvolga le rappresentanze istituzionali locali e regionali, l’Azienda unità sanitaria locale e i rappresentanti delle associazioni locali maggiormente rappresentative, al fine di dare risposte concrete ai territori disagiati e per sostenere e rafforzare l’assistenza sanitaria nelle zone periferiche e montane, con particolare attenzione alla Lunigiana. È l’obiettivo della risoluzione proposta da Giacomo Bugliani, consigliere regionale Pd, approvata nell’ultima seduta dell’assemblea toscana. “Obiettivo della risoluzione è proprio la costituzione di un tavolo tecnico per definire le azioni a sostegno della sanità in Lunigiana. – spiega Bugliani – L’atto prende le mosse da una mozione nata per segnalare una serie di criticità presenti nel territorio lunigianese, in particolare relativamente alla situazione dei due presidi ospedalieri di Pontremoli e Fivizzano. Dalla mozione poi è scaturita l’esigenza di incontrare i comitati in Commissione, incontro a cui ho assistito di persona in quanto rappresentante del territorio e per la cui disponibilità ringrazio il presidente Scaramelli. Un confronto costruttivo da cui è sorto l’impegno a strutturare questa collaborazione in un tavolo che tenesse assieme tutti i soggetti coinvolti da queste problematiche, dall’associazionismo alle istituzioni locali e regionali comprendendo anche rappresentanti Asl. La risoluzione è la traduzione concreta di questo impegno. La programmazione degli ospedali di montagna, e in generale il tema della sanità in Lunigiana e nelle aree svantaggiate e periferiche, risulta fondamentale per garantire l’adeguatezza dei servizi ai cittadini che le abitano e per realizzare, in tal modo, la tanto auspicata uniformità di trattamento in tutto il territorio. Ciò anche al fine di scongiurare lo spopolamento delle aree in questione. Un tavolo tecnico rappresenta lo strumento più adeguato per proseguire e perfezionare il percorso avviato di attenzione da parte della Regione Toscana per queste realtà, al fine di garantire un’ottimale assistenza sanitaria nei territori periferici e montani, con particolare riguardo alla Lunigiana, monitorando le azioni che finora sono state create e mettendo in campo iniziative puntuali e concrete. Questo è il primo tavolo permanente che nasce in Toscana e rappresenta una tappa davvero importante per la nostra Lunigiana”.
Giovannetti: “Importante segnale di attenzione anche per Valle del Serchio”
Costituire un tavolo tecnico che coinvolga rappresentanze istituzionali locali e regionali, l’Azienda unità sanitaria locale e rappresentanti delle associazioni, con l’obiettivo di dare risposte concrete ai territori disagiati e per sostenere e rafforzare l’assistenza sanitaria nelle zone periferiche e montane. È l’obiettivo di una risoluzione approvata in Consiglio regionale, promossa anche da Ilaria Giovannetti, consigliera regionale Pd e componente commissione Sanità nell’assemblea toscana. Una richiesta che nasce dall’ascolto di associazioni e comitati della Lunigiana ma che ha portato alla nascita di questo strumento utile per tutte le aree di questo tipo della Toscana. “La programmazione degli ospedali di montagna, e in generale il tema della sanità nelle aree svantaggiate e periferiche risulta fondamentale per garantire l’adeguatezza dei servizi ai cittadini che le abitano e per realizzare, in tal modo, la tanto auspicata uniformità di trattamento in tutto il territorio. – spiega Giovannetti - Ciò anche al fine di scongiurare lo spopolamento delle aree in questione. La risoluzione nasce dall’ascolto di alcune realtà associative e ha portato a una positiva riflessione sulla necessità di porre ancora un surplus di attenzione a tutte quelle realtà territoriali che vivono questo genere di difficoltà, come appunto la valle del Serchio da dove provengo. Un tavolo tecnico rappresenta lo strumento più adeguato per portare avanti quell’impegno che già la Regione Toscana sta mettendo in campo, lavorando in modo ancor più capillare per poter garantire un’ottimale assistenza sanitaria nei territori periferici e montani, monitorando le azioni che finora sono state create e studiando iniziative puntuali e concrete”.
Sanità: malattia Vhl, mozione per piano diagnostico terapeutico assistenziale
“La Regione Toscana, attenta a tutte le forme di malattie rare, con questa mozione si concentra sulla malattia di Von Hippel-Lindau (Vhl), patologia ereditaria molto rara, a trasmissione autosomica dominante, con predisposizione al cancro, legata a neoplasie benigne e maligne”. Così Enrico Sostegni (Pd), primo firmatario, ha illustrato in aula l’atto del Partito democratico, soffermandosi in particolare sul trattamento, che richiede un approccio multidisciplinare coordinato, mentre la presa in carico del paziente ne comporta il monitoraggio, mediante specifici esami, per tutto il corso della vita.
La prevalenza è di 1 su 53mila casi e l’incidenza annuale alla nascita è di 1 su 36mila; i due sessi sono interessati in egual misura e l’età media alla diagnosi è di 26 anni. In Toscana i casi ascrivibili alla VHL diagnosticati (anche su pazienti extra regione) nel periodo 2000-2018 risultano essere 52. Al mese di maggio 2018, i pazienti attualmente residenti in regione con codice attivo per la patologia risultano essere 31.
La mozione impegna la Giunta regionale ad attivare un gruppo di lavoro, per elaborare un modello di Piano diagnostico terapeutico assistenziale che abbia, rispetto alla patologia, un approccio multidisciplinare per garantire un approccio complessivo sul malato, a partire dalla diagnosi, passando attraverso la scelta terapeutica, fino alla fase del monitoraggio della malattia. Come emendata da Paolo Sarti (Sì-Toscana a sinistra), la mozione invita l’esecutivo regionale a “impegnare il Governo clinico” perché – come sottolineato dal consigliere – “noi non possiamo sostituirci alla clinica”.
Pieno appoggio alla mozione da parte di Jacopo Alberti (Lega): “Sui temi della salute siamo sempre in prima fila”, ha sottolineato il consigliere.
Mozione sulla prevenzione del rischio idraulico e idrogeologico
Sostegno alle misure per la prevenzione e la mitigazione del rischio idraulico e idrogeologico, questo il fulcro di una mozione, primo firmatario Andrea Pieroni (Pd), approvata dall’Aula di palazzo del Pegaso.
Come ricordato dal consigliere, nel corso dell’illustrazione, “la mozione risale a circa quattro mesi fa, ma il tema degli interventi a difesa del suolo è sempre attuale, visto che l’Italia è uno dei paesi europei maggiormente interessati da fenomeni franosi, che riguardano l’otto per cento del territorio nazionale”. Sul fronte toscano, secondo il consigliere “la Regione ha sempre manifestato un impegno costante, con una programmazione coerente, a partire dagli interventi previsti nei documenti operativi per la difesa del suolo e per il recupero e riequilibrio della fascia costiera”. “Ci preoccupa quanto non sta avvenendo a livello di Governo centrale”, ha concluso.
La mozione impegna la Giunta “ad attivarsi nei confronti del Governo e del Parlamento affinché si provveda, già dalla prossima legge di stabilità 2019, a incrementare le risorse destinate agli investimenti per la prevenzione del rischio idrogeologico e idraulico e di difesa della costa, al fine di assegnare adeguata priorità a tali interventi, così come avvenuto nei precedenti Governi”.
“La richiesta di maggiori fondi da destinare nel contrasto al dissesto idrogeologico presentata in Consiglio dal Partito democratico a firma Andrea Pieroni è surreale”. Così la consigliera del Movimento 5 stelle, Irene Galletti. “Buonsenso avrebbe voluto che quell’atto fosse ritirato. Sì, perché ci troviamo davanti al governo che più di ogni altro ha investito attenzioni e denari nella cura strutturale del territorio e nella lotta alle emergenze ambientali. A livello nazionale – prosegue – parliamo di undici miliardi di euro d’interventi nel solo triennio 2019-21. Tra le altre cose siamo a 3 miliardi di euro, nel triennio, per l’emergenza delle 17 regioni colpite dal maltempo dell’autunno scorso e 2,3 miliardi per l’agricoltura contro il degrado del territorio”. La prima parte dei fondi per la Toscana ammonta a quasi 70 milioni. “È dunque vergognoso – conclude Galletti - che chi sino a oggi non ha mosso un dito riguardo questa importante tematica si erga a paladino della causa”.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Tommaso Fattori (Sì-Toscana a sinistra) che ha suggerito il rinvio della mozione: “È nota la mia avversione verso il Governo, ma il Piano ‘Proteggi Italia’ è ambizioso e con investimenti appropriati – ha affermato –. Si potrebbe prevedere un approfondimento in commissione, per riflettere su come spendere questi finanziamenti”.
Risorse per spazi gioco pubblici con materiali riciclati
Sì a spazi gioco pubblici con materiali riciclati. È quanto ha deciso l’aula di palazzo del Pegaso, approvando una mozione del Partito democratico.
“Il tema dell’inquinamento da plastiche è sempre più dibattuto ed è quanto mai attuale dato che proprio dopo domani, il 15 marzo, si svolgeranno migliaia di manifestazioni a difesa dell’ambiente e favore di stili di vita più sostenibili – commenta Alessandra Nardini, presentando la mozione di cui è prima firmataria –. La plastica sta letteralmente invadendo ogni ambiente naturale, in particolare il mare: si stima, infatti, che a livello globale i materiali di plastica rappresentino il 60-80 per cento di tutti i rifiuti marini e che sulle spiagge questi costituiscano circa il 90 per cento del totale. È quindi urgente e necessario rimodulare il concetto stesso di produzione e consumo dei beni partendo da una riprogettazione dei prodotti con il duplice obiettivo di tutelare l'ambiente e garantire le caratteristiche necessarie a massimizzare il riutilizzo, la riparazione e il riciclaggio”.
“Con questa mozione – prosegue – si impegna la Giunta regionale a valutare la possibilità di stanziare specifiche risorse da destinare alle amministrazioni comunali al fine di acquistare attrezzature per gli spazi gioco pubblici realizzate con materiali plastici certificati che provengano dal riciclo dei rifiuti e, contemporaneamente, a promuove forme di sensibilizzazione per far conoscere questi progetti e, in generale, verso stili di vita più sostenibili e rispettosi dell’ambiente. Una sollecitazione in linea con quanto previsto a livello europeo e accolto anche a livello nazionale e dalla Regione stessa nel Programma regionale di sviluppo”.
“È facile capire che incentivare l'installazione di attrezzature per gli spazi gioco pubblici realizzate con materiali plastici certificati che provengano dal riciclo dei rifiuti – conclude –, oltre alla valenza ambientale, ha anche una importante valenza educativa: far riflettere le bambine e i bambini, fin dalla tenera età, insieme alle loro famiglie sull'importanza del rispetto per l'ambiente, del riciclo e del riutilizzo, è il primo e forse il più importante mezzo per promuovere quella forte spinta culturale di cui, anche su questo tema, abbiamo bisogno”.
“Assolutamente favorevole alla mozione” si è dichiarata Monica Pecori (Gruppo misto-Tpt), che ha chiesto di parlare di “giochi pubblici inclusivi”, emendamento accolto da Nardini.
Pieno appoggio anche da parte di Tommaso Fattori (Sì-Toscana a sinistra) e di Giacomo Giannarelli (M5S), che hanno parlato della mozione come “tassello di una più complessiva azione” e della “necessità di iniziative più organiche e strutturate”.
Mozione unanime per la demolizione dell'ex inceneritore di Falascaia
Demolire Falascaia e capire la vera origine dei cattivi odori a Massarosa: se a provocarli sia davvero l’impianto di Trattamento meccanico biologico (Tmb) di Pioppogatto o altri siti industriali. È quanto chiede la mozione approvata dal Consiglio regionale nel corso della seduta di oggi, mercoledì 13 marzo. Il testo, presentato dai consiglieri Stefano Baccelli (Pd), Giacomo Giannarelli (M5S), Maurizio Marchetti (Forza Italia) e Elisa Montemagni (Lega), poi emendata con un inserimento chiesto dal presidente di Sì-Toscana a sinistra Tommaso Fattori, arriva a seguito del sopralluogo svolto lo scorso 4 marzo dalla commissione d’inchiesta in merito alle discariche sotto sequestro e al ciclo dei rifiuti, presieduta Giacomo Giannarelli (M5S). In quell’occasione, raccogliendo le richieste del territorio e su proposta del presidente della commissione Ambiente Baccelli, fu deciso di proporre all’Aula un atto di indirizzo per impegnare la Giunta a risolvere le criticità incontrate.
Nello specifico la mozione impegna l’esecutivo toscano a “valutare la possibilità di individuare le opportune risorse finanziarie da destinarsi alla dismissione dell’ex inceneritore di Falascaia, sulla base di un progetto presentato dal proprietario (Consorzio Ambiente Versilia), e alla riqualificazione dell’area interessata. Si chiede inoltre di attivare, tramite il supporto tecnico di Arpat e con il coinvolgimento di cittadini e comitati, uno strumento capace di individuare, attraverso un’indagine ad ampio spettro che coinvolga impianti di trattamento rifiuti e siti industriali, le fonti e le cause effettive delle emissioni odorigene che periodicamente vengono avvertite in Versilia e in particolare a Viareggio.
In sede di illustrazione del testo, il presidente della commissione Ambiente ha informato l’Aula sulla storia dell’ex inceneritore di Falascaia, per “fare un po’ di chiarezza viste anche le polemiche, pur legittime, alimentate da alcuni comitati ambientalisti e riferite al presunto volersi fare belli con i meriti di altri. Sono il primo – ha chiarito Baccelli – a riconoscere che negli anni Novanta il commissario ad acta Daviddi impose quell’inceneritore contro il volere di cittadini e amministrazioni locali. Un’imposizione che portò alla nascita di movimenti sul territorio per tentare di bloccarne la realizzazione prima, di verificarne il corretto funzionamento dopo e alla fine sollecitandone la chiusura”. “La storia – ha continuato il presidente – è presto detta: da quando ho avuto competenza in materia, e parliamo del 2006, ricordo che Falascaia entra in esercizio nel 2002, ho cercato di verificare l’effettiva funzionalità dell’impianto attraverso un approccio pragmatico e non ideologico”. Nella nuova legge sulla geotermia approvata dal Consiglio il presidente, per evitare quanto accaduto con l’ex inceneritore, ha voluto inserire una clausola per “consentire la pubblica amministrazione di revocare una concessione se il gestore non opera o non fa funzionare l'impianto come dovrebbe”. Falascaia, chiuso nel 2011 con la revoca dell’autorizzazione da parte della Provincia decisa “solo sulla base di una mera relazione tecnica della procura e non di una sentenza”, ha ricordato ancora Baccelli, “è oggi in sicurezza ma occorre demolirlo e riqualificare l’area”, ha concluso il presidente.
“Questa mozione va oltre il colore politico e lavora sul problema”, ha dichiarato la capogruppo della Lega Elisa Montemagni. “Falascaia – ha aggiunto – versa in condizioni fatiscenti. Ho sollecitato il sopralluogo della commissione d’inchiesta per verificare l’urgenza di riportare il territorio in una situazione di sostenibilità ambientale”. Sull’impianto di Pioppogatto e sull’origine delle maleodoranze, Montemagni ha chiarito: “Non vogliamo trovare un capro espiatorio, ma il responsabile. L’infrastruttura insiste in una zona molto delicata e dove sono presenti altri siti industriali. Trovare la vera origine delle emissioni odorigene ci permetterà di adottare soluzioni efficaci”, ha concluso.
“Estremamente soddisfatto” della discussione in Aula si è dichiarato il capogruppo del M5S Giacomo Giannarelli: “Sarà patrimonio importante per la relazione finale della commissione d’inchiesta”. La ricostruzione storica fatta dal presidente Baccelli “troverà spazio in quel documento perché ci sono meriti che devono essere riconosciuti”. Ma, ha avvisato Giannarelli, “non dimentichiamo i comitati e le loro posizioni che hanno sollecitato scelte politiche che diversamente non sarebbero state adottate”, ha spiegato. E sulla mozione e le risorse che dovrebbero essere individuate per la demolizione di Falascaia, il capogruppo ha esortato a “non attingere dallo stanziamento di 30milioni destinati dalla Giunta all’implementazione della raccolta differenziata porta a porta”. “Credo – ha spiegato Giannarelli – che quelle risorse debbano rimanere vincolate all’obiettivo originale. Diversamente non riusciremo a migliorare il sistema della gestione dei rifiuti”.
Per il capogruppo di Sì-Toscana a sinistra, Tommaso Fattori, è “fondamentale riuscire a trovare le risorse per demolire Falascaia”. Il coinvolgimento di cittadini e comitati, inserito nel testo della mozione, sarà “utile alla redazione di progetti più solidi”. Sul problema delle maleodoranze, Fattori ha osservato che il “fenomeno investe tutta la Versilia. Questo è un primo passo importante ma il lavoro dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale dovrà coinvolgere tutto il territorio e avere un raggio di azione più ampio”.
Soddisfazione è stata espressa anche dal vicepresidente della commissione d’inchiesta e consigliere regionale del Pd, Francesco Gazzetti, che ha definito la mozione un “viatico alla chiusura della commissione sulle discariche poste sotto sequestro”. Citando e parafrasando Einaudi, il vicepresidente ha dichiarato che il compito istituzionale serve a “conoscere per non strumentalizzare. Portare all’attenzione, anche dei cittadini, le criticità incontrare e le scelte virtuose operate, deve essere obiettivo per trovare un punto di equilibrio”.
Attacchi dei predatori ai terreni degli allevatori, mozione per risarcire danni indiretti
La Giunta regionale è impegnata ad attivare “il regime di aiuto a favore degli allevatori per i danni indiretti da predazione comprensivi dei casi di aborto dell’animale”. E’ quanto dispone una mozione approvata dall’aula e illustrata da Irene Galletti (M5S), che ha aperto il suo intervento precisando che comunque “La Regione Toscana si mostra inadempiente rispetto alle promesse fatte”, perché “le liquidazioni dei danni da predazione riscontrano ancora ritardi per l’annualità 2016 e per il 2017”.
Il problema sollevato nella mozione riguarda l’ultimo bando approvato per attivare il regime di aiuto dei danni provocati da lupo. Il bando risale al marzo 2018, è riferito all’annualità 2017 e non prevede i danni indiretti causati da aborto degli animali a seguito degli eventi di predazione, ma solo i danni indiretti intesi “come costi del ferimento dell’animale”. La mozione impegna la Giunta con riferimento al “prossimo bando 2019, riferito all’annualità 2018”.
Simone Bezzini (Pd) ha chiarito che nel tempo intercorso tra la proposizione della mozione di Galletti e la discussione in aula “il tema ha già trovato risposta”. Il consigliere ha citato “l’attivazione del regime di aiuto per l’annualità 2018 a favore degli allevatori per danni indiretti”, previsto in una delibera del gennaio scorso con cui il governo regionale dispone interventi da attuare nel 2019 a sostegno del settore zootecnico. Tra questi c’è l’adozione di un Bando per la perdita di produzione riferita agli anni 2017 e 2018 che prevede, tra l’altro, anche “l’indennizzo per la perdita di eventuali capi abortiti” e l’indennizzo per la perdita di produzione di latte e carne “sull’intera unità produttiva come conseguenza dell’attacco predatorio”. Potranno accedere al sostegno gli imprenditori che conducono aziende che hanno avuto domande ammesse al sostegno per il danno diretto per il 2017 e che, per l’anno 2018, analogamente avranno riconosciuta l’ammissibilità della domanda per il danno diretto. Bezzini ha quindi annunciato il voto favorevole, “anche se superfluo”, proprio perché sul punto “la Giunta ha già adempiuto”.
Roberto Salvini (Lega), nel preannunciare il voto favorevole del suo gruppo – “i danni indiretti sono molto ingenti ed è un problema molto sentito dagli allevatori” – ha precisato che a causa della mancanza dell’adozione del regolamento regionale i soldi stanziati “ci sono ma non possono essere spesi”.
Ex Eaton e Rational, sì a mozione di sostegno politiche attive
Il Consiglio regionale della Toscana ha approvato una mozione di sostegno alle politiche attive del lavoro rivolte agli ex dipendenti Eaton e Rational di Massa. Presentata dai consiglieri del Partito democratico Giacomo Bugliani, Stefano Scaramelli, Antonio Mazzeo, Fiammetta Capirossi, Valentina Vadi e Alessandra Nardini, impegna la Giunta regionale a valutare se “esistano le condizioni per attingere dalle risorse previste dagli accordi finalizzati al rilancio e allo sviluppo industriale dei territori della Provincia di Massa e Carrara”, nell’ottica di “promuovere la pratica della politica attiva del lavoro denominata Workers Buy Out prospettata dagli ex lavoratori Eaton e Rational di Massa”, che sono impegnati a costituirsi in cooperativa al fine di salvaguardare i livelli occupazionali e il patrimonio aziendale”. L’atto di indirizzo del Consiglio regionale è teso ad attingere dalle risorse finalizzate allo sviluppo industriale messe in campo dalla Regione per la provincia di Massa Carrara. Gli accordi ai quali si fa riferimento prevedono lo stanziamento di 5milioni di euro per i territori di Massa e Carrara riconosciuti come aree di crisi industriale complessa, e altre risorse finanziarie per 10milioni attraverso gli strumenti di incentivazione a supporto degli investimenti delle piccole e medie imprese, con particolare riferimento al Por Fesr 2014-2020.
Dopo la cessazione dell’attività da parte delle due aziende Eaton e Rational, alcuni ex dipendenti hanno manifestato l’intenzione di costituirsi in una cooperativa, richiedendo la concessione di utilizzare allo scopo la struttura e i macchinari presenti alla Rational. Un’iniziativa che fa riferimento alla politica attiva del lavoro denominata “Workers Buy Out”, introdotta in Italia nel 1985, per la quale il Consiglio regionale ha approvato una specifica mozione nella stessa seduta di oggi.
Piano faunistico regionale sulla caccia
Redigere una proposta di modifica al piano faunistico regionale 2012-2015 con la possibilità di salvaguardare le autorizzazioni in essere e consentendo ai titolari di cedere la propria autorizzazione o in vita o dopo la morte. Questo l’impegno chiesto alla Giunta regionale nella mozione della Lega, presentata da Elisa Montemagni emendata dal Partito democratico e approvata a maggioranza in Aula.
“In attesa del piano faunistico venatorio, scaduto dal 2015 – ha precisato la capogruppo – occorre intervenire per sanare il vuoto normativo che si è creato nel passaggio di competenze”. Montemagni ha ribadito di aver accolto l’emendamento del presidente della commissione Ambiente, Stefano Baccelli, riguardo alla parte dell’impegnativa dove si chiede di introdurre, il prima possibile, il piano faunistico venatorio regionale e di prevedere un piano stralcio per salvaguardare le autorizzazioni.
Nella mozione si ricorda che per i capanni di caccia sul lago di Massaciuccoli, la determina della provincia di Lucca fa rientrare il lago nei siti Rete Natura 2000 che presentano densità di appostamenti fissi superiori alla densità media provinciale e in cui quella venatoria è segnalata come attività critica. Questa misura di contingentamento impedisce a chiunque sia titolare di autorizzazione di cederla. Si evidenzia, inoltre, che questo porterà ad una grave perdita di una tradizionale forma di caccia e che i cacciatori titolari di autorizzazioni, nella preparazione dell’appostamento, svolgono anche attività di interesse ambientale, provvedendo alla pulizia dei luoghi.
“È giusto ridisegnare il piano faunistico – afferma Roberto Salvini (Lega) – e trovare nuove aree per le attività venatorie senza danneggiare turisti, cittadini e attività produttive. Questo piano permette di cacciare su un terzo del territorio e ne protegge i due terzi, però ci troviamo a cacciare in aree che adesso ospitano borghi e fabbriche, mentre nei due terzi protetti non ci sono abitazioni e sono i più pregiati per la fauna”.
“Voglio sottolineare – ha detto Baccelli, esprimendo il voto favorevole all’atto della Lega – che nella tutela del lago di Massaciuccoli come nella gestione del parco di Migliarino e San Rossore vadano ottemperate diverse esigenze, per un verso certamente la salvaguardia ambientale, rispetto a cui l’attività di determinati cacciatori non è contraddittoria; è vero che abbattono degli animali ma è anche vero che la loro presenza è un presidio di manutenzione, di qualità dell’ambiente, di controllo, di verifica di discariche abusive”.
Respinta dall’Aula una mozione presentata da Tommaso Fattori, capogruppo di Sì-Toscana a sinistra sullo stesso argomento. L’atto impegnava la Giunta a modificare il calendario venatorio, prevedendo il divieto di battute di caccia al cinghiale la domenica; a posticipare la prossima stagione venatoria quantomeno al primo ottobre e a porre in atto misure per l’aumento della distanza di sparo dalle abitazioni. A sostegno dell’atto di Sì-Toscana a sinistra e contro quello della Lega, è intervenuta Irene Galletti (M5S), che, ha ribadito, ritiene “necessario rivedere le distanze di sparo dalle abitazioni e degli agriturismi anche a tutela della stagione turistica ambientale, a volte incompatibile con l’attività venatoria”.
Anche Simone Bezzini ha ribadito il voto favorevole del Partito democratico alla mozione della Lega, condividendone lo spirito e gli obbiettivi di fondo. “In un percorso di incertezze e di cambiamento istituzionali e di trasferimenti di competenze che si è determinato ormai da cinque o sei anni – ha precisato Bezzini – sono nati elementi di contraddizione che rischiano di far deperire una forma di caccia che soprattutto in alcuni territori ha una storia in aderenza all’ambiente e alla cultura di quelle realtà”. Bezzini ha precisato che la parte dispositiva della mozione è stata integrata con un emendamento Pd, che sottolinea la richiesta di accelerare l’iter per la definizione del piano faunistico venatorio regionale.
“Non sarà favorevole il voto sull’atto presentato da Fattori – ha aggiunto Bezzini –. E’ inadeguato il dispositivo della mozione che a mio avviso non coglie l’essenza della problematica e non dà risposte appropriate perché la caccia deve essere sempre esercitata in sicurezza”.
“Gli unici a prendersi cura di quelle aree e di quelle zone della Lucchesia sono i cacciatori – ha concluso Montemagni – altrimenti sarebbero aree abbandonate”.
Diritto allo Studio: sì al bilancio previsionale 2019 dell’Azienda regionale
Via libera a maggioranza, nella seduta di martedì 12 marzo, al bilancio previsionale 2019 dell’Azienda regionale per il diritto allo studio. La proposta di delibera ha ricevuto il voto favorevole del Pd; contraria la Lega, astenuto M5S.
Il 2019 vedrà l’Azienda proseguire nell’obiettivo di garantire i servizi e il relativo livello di erogazione almeno a livello degli anni precedenti, pur con la previsione di alcuni nuovi servizi, come da indirizzi regionali. Permangono le forti limitazioni nella gestione del turnover del personale che si sommano al depauperamento di esperienza e professionalità inevitabile per i pensionamenti.
Sul fronte della ristorazione è stata avviata nel 2018 un’indagine per la customer satisfaction degli studenti che frequentano le mense, con la finalità di migliorare efficienza ed efficacia del servizio. Riguardo ai posti letto, entro fine anno potrebbero esserci nuove disponibilità sul territorio pisano, nell’eventualità di esito positivo della ricerca sul mercato di strutture gestite da privati. Nel 2021 dovrebbe essere operativa la nuova residenza di San Cataldo a Pisa, con 240 posti letto. Su Firenze, invece, il campus Morgagni sarà presto attivo con altri 120 posti.
Parlando di assegnazioni economiche per il 2019, quelle di parte corrente restano confermate al 2018 per 14milioni di euro per spese di funzionamento e di gestione; 12milioni e 575mila per contributi regionali per borse di studio e servizi aggiuntivi agli studenti (importo dato dalla somma di 9milioni e 629mila 327euro quali nuove erogazioni regionali per pari destinazione ed euro 2milioni e 945mila 672 come quota di utili 2017 dell’Ardsu); 15milioni e 600mila euro per la tassa regionale.
Tommaso Fattori (Sì-Toscana a Sinistra) ha richiamato la “situazione preoccupante dei lavoratori delle mense universitarie pisane: occorre trovare la maniera per assumere nuovo personale e impedire ogni ipotesi di esternalizzazione del servizio”. Sul tavolo problemi di “carenza del personale, carichi eccessivi, richiesta di straordinari sulle spalle dei lavoratori”, determinati anche dal blocco del turnover. Fattori ha richiamato anche l’attenzione della commissione consiliare competente (la seconda), su “l’età media delle lavoratrici, cinquantenni: molte di queste hanno preferito rinunciare a un contratto a tempo indeterminato, preferendo il tempo determinato nella scuola; questo per dare un’idea del carico di lavoro che hanno”. Secondo Fattori occorre “non mettere personale delle cooperative nei posti vacanti, ma personale dell’azienda”. Il nodo resta quello di “impedire che sia un passaggio verso l’esternalizzazione del servizio”.
Anche Luciana Bartolini (Lega), ha richiamato delle “criticità” che, nonostante “il bilancio giustamente in pareggio”, motivano il voto contrario del suo gruppo. Tra queste, “il problema del personale, specialmente per la ristorazione, ma anche per le residenze”, e anche i servizi di portineria “di cui si lamentano anche gli studenti”. La maggiore criticità comunque è sulle residenze a Pisa: “Bisognerebbe provare una sorta di percorso partecipativo – spiega la consigliera – magari coinvolgendo il comune e i proprietari, per raggiungere due obiettivi: eliminare il nero e non svuotare il centro della città, che vive grazie agli studenti”.
Irene Galletti (M5S) ha ricordato a tutti che in commissione spesso si è parlato lungamente sia di mense che di residenze, e che esiste “un grado di criticità differente a seconda che si tratti di Firenze, Pisa o Siena”. A Pisa il problema più sentito appare quello delle residenze, mentre “la qualità della ristorazione non è la peggiore”. A questo proposito la consigliera ha riferito di un sopralluogo in cui ha rilevato che “è migliorato l’ambiente”; che restano “delle piccole criticità”; che può essere “fatto di più per i dipendenti”, perché “c’è un grosso ricorso alla cooperativa”, quando invece lo sblocco del turnover potrebbe portare ad assunzioni nella pianta organizzativa. “A Siena ad esempio la mensa è in condizioni peggiori”: dinanzi al ragionamento su “esternalizzazioni” e mantenimento del servizio all’interno dell’Azienda, Galletti ha ribadito che “mantenere la ristorazione all’interno è la scelta vincente”. Dinanzi al “bilancio a posto” dell’Azienda per il diritto allo studio, ma alla “gestione delle risorse ancora lontana dall’ottimizzazione”, unita alle criticità su residenze e ristorazione, Galletti ha annunciato il voto di astensione del suo gruppo.
Governo del territorio: sì a mozione per rigenerazione urbana e semplificazione
Approvata la mozione sul sostegno alle politiche di rigenerazione urbana e sulla semplificazione del governo del territorio, sottoscritta dal Pd e illustrata all’aula da Elisabetta Meucci. La legislazione toscana “è all’avanguardia”, ma “questo non basta, perché la rigenerazione urbana presuppone un lavoro continuo e occorrono azioni concrete”, ha spiegato la consigliera. La mozione impegna la Giunta a dare piena attuazione agli obiettivi previsti nelle norme per il governo del territorio (legge regionale 65 del 2014), individuando rigenerazione urbana e riqualificazione di aree urbane degradate quale “alternativa strategica al nuovo consumo di suolo”. Il governo toscano deve però procedere sia utilizzando le misure previste dalla legge regionale, sia “valutando la messa in atto di ulteriori incentivi economici a favore dei Comuni”, indirizzati proprio “a sostenere l’attivazione di questi progetti di rigenerazione”.
“Rigenerare è molto difficile e anche molto costoso – ha affermato Meucci –; per questo occorre sostenere i titolari di questa azione così complessa, e cioè i Comuni, sotto due aspetti: semplificare al massimo il sistema delle regole, e in questi anni si è cercato di farlo, e far affluire con continuità risorse importanti alla pianificazione comunale”. La mozione impegna il governo toscano a valutare ulteriori interventi di “semplificazione degli strumenti urbanistici”, tra cui, in prospettiva e comunque alla luce delle disposizioni “già contenute nei piani territoriali di livello regionale, metropolitano o provinciale”, misure per “superare la dualità della pianificazione comunale delle realtà più piccole”. In pratica, ha chiarito la consigliera Meucci, si può superare “la dualità del piano strutturale e del piano operativo”, grazie al fatto che la pianificazione già oggi esistente (e costituita da Pit, pianificazione provinciale, piano metropolitano) “può benissimo reggere la pianificazione operativa dei Comuni più piccoli”.
Elisa Montemagni (Lega) si è dichiarata favorevole alla “rigenerazione urbana” e al fatto di “cercare di agire su aree delle nostre città che soffrono un po’ più di degrado e che hanno bisogno di maggiore attenzione”. La consigliera ha ricordato che “la legge 65, in toto, non riceve il nostro pieno consenso”, ma “su alcune parti è importante lavorare, come per alcuni territori delle periferie”. La consigliera ha comunque invitato ad un passo spedito negli interventi, “più aspettiamo e più peggiorano”.
Tommaso Fattori (Sì-Toscana a Sinistra) si è detto favorevole alla direzione indicata dalla mozione, perché “si sposa la lotta al consumo del suolo”. D’accordo con Meucci, che aveva messo l’aula in guardia dall’uso di “parole magiche, come la rigenerazione”, rispetto invece alla necessità di agire, Fattori ha richiamato l’attenzione sull’uso della “semplificazione: bisogna guardare cosa c’è dentro” ai singoli provvedimenti.
Economia: mozione di sostegno all’autoimprenditorialità dei lavoratori delle aziende in crisi
Unanimità in Consiglio regionale sulla mozione presentata dal Movimento 5 stelle, che impegna la Giunta a favorire azioni di sostegno all’autoimprenditorialità dei lavoratori delle aziende in crisi, workers buyout. Uno strumento operativo che consiste nell’acquisizione (della maggioranza o della totalità) del capitale sociale dell’impresa da parte dei propri dipendenti, siano essi dirigenti, impiegati, operai, mettendo in azienda, nel capitale, i loro stipendi e liquidazioni.
“E’ una mozione di buon senso per un indirizzo da condividere e da sostenere”, ha affermato il primo firmatario Giacomo Giannarelli (M5S), che impegna il presidente e la Giunta regionale a favorire, per quanto di competenza della Regione Toscana, “l’introduzione, nell’ambito del quadro complessivo degli interventi di sostegno al sistema economico e sociale, di ulteriori misure per i lavoratori che vogliano intraprendere la strada dell’autoimprenditorialità”, come recita un emendamento della consigliera Ilaria Bugetti (Pd), sottoscritto da Giannarelli.
A favore del workers buyout si è espresso anche Tommaso Fattori (capogruppo Sì-Toscana a sinistra), che ha parlato di “strada su cui investire il più possibile”.
Sì Toscana a Sinistra: Fattori e Sarti: “La Toscana non ospiterà il CPR"
Importante vittoria dei consiglieri di Sì-Toscana a Sinistra, Tommaso Fattori e Paolo Sarti: la Regione Toscana afferma la propria contrarietà, senza se e senza ma, ai Centri permanenti per il Rimpatrio (Cpr), il nuovo nome dei vecchi CIE, orribili luoghi di detenzione per persone la cui unica colpa è non avere un permesso di soggiorno. La mozione approvata dal Consiglio regionale anche con il voto dei gruppi PD e M5S “impegna la Giunta regionale a confermare la propria contrarietà rispetto all’apertura di un centro per il rimpatrio nel territorio della Regione”.
“Nei Cie/Cpr finiscono normalissime persone, provenienti da paesi extra UE, che vengono detenute pur non avendo compiuto alcun reato penale solo perchè presenti irregolarmente nel nostro paese: una forma incivile di detenzione amministrativa. E ci finiscono perché da anni è impossibile entrare legalmente in Italia, per cercare lavoro, oggi persino per studiare. Addirittura i ricongiungimenti familiari sono ostacolati dalla burocrazia e da costi esorbitanti. In queste condizioni l’unica via per arrivare in Italia è la richiesta di asilo e di protezione internazionale, ma i requisiti da ottemperare sono strettissimi. Questa è dunque una macchina che crea, di fatto, i cosiddetti irregolari. Non servono allora Cpr ma semmai una riforma completa delle norme che regolano l’immigrazione e l'ingresso regolare nel paese”, dichiarano Tommaso Fattori e Paolo Sarti.
"La condizione dei CIE/CPR è drammatica, nega la dignità delle persone recluse e i loro diritti fondamentali. Sono oltretutto edifici che non rispettano le minime regole igienico-sanitarie, con un’assistenza sanitaria inadeguata, data da soggetti privati, visto che la gestione dei centri è ancora una volta affidata a privati”.
"L’enorme sofferenza di chi è costretto a vivere nei centri è stata documentata più volte e ci sono stati numerosi casi di suicidi ed episodi di autolesionismo, oltre che frequenti rivolte. Si tratta anche di sofferenza mentale di esseri umani obbligati ad una forzata inattività, che non capiscono neppure le ragioni della loro detenzione. Lo hanno evidenziato le commissioni di Camera e Senato e i report di Amensty, Medu, Asgi, Msf. Lo stesso De Mistoura, presidente della prima commissione d'inchiesta, parlò di necessario superamento dei Centri”, continuano Fattori e Sarti.
"Oltretutto questo sistema si è rivelato costosissimo e inefficace rispetto agli stessi obiettivi che si pone, ossia il rimpatrio di queste persone. La media dei rimpatri effettuati, rispetto alle persone trattenute, è del 50% e solo l’1,2% dei migranti irregolarmente presenti nel Paese viene rimpatriato attraverso i centri”.
"I Centri sono dunque inefficaci sotto tutti i punti di vista eccetto uno: quello della comunicazione politica. L’annuncio dell’apertura dei CPR, e le pressioni per l'apertura di un CPR anche in Toscana, sono parte integrante di questa campagna elettorale permanente, fatta sulla pelle dei migranti. Con il voto di oggi la Toscana dice che nel nostro territorio un CPR non aprirà mai”, concludono Fattori e Sarti.
Fattori e Sarti: "Informazioni ai cittadini in zone a rischio nucleare"
E’ stata approvata all’unanimità dal Consiglio regionale la mozione di Sì Toscana a Sinistra che chiede la ratifica del Trattato per la messa al bando delle armi nucleari e la corretta informazione da fornire ai cittadini toscani a rischio emergenza radiologica.
La mozione è stata approvata nella versione redatta dai consiglieri Tommaso Fattori, Paolo Sarti e Francesco Gazzetti, poi sottoscritta anche dalla consigliera Monica Pecori, dopo un lavoro di approfondimento in commissione ambiente. La giunta, in particolare, è chiamata ad attivarsi presso il Governo affinchè il Parlamento ponga all’ordine del giorno la ratifica, da parte del nostro Paese, del Trattato per la messa al bando delle armi nucleari approvato nel 2017 dall’Assemblea generale dell’ONU. In secondo luogo, la giunta viene impegnata a sollecitare i sindaci dei territori interessati da situazioni di rischio di emergenza radiologica derivante sia dalla presenza di mezzi a propulsione nucleare che dal transito di materiale nucleare, compreso l’uranio impoverito, a fornire tutte le informazioni utili alla cittadinanza per far fronte ad eventuali situazioni di pericolo.
“Nessuno sa che vi è un’ampia zona della Toscana a rischio emergenza nucleare e il fatto che nessuno lo sappia significa che gli abitanti di queste aree non hanno la minima idea di come comportarsi nel malaugurato caso di incidenti e di emergenza radiologica. Eppure la legge prevede che tutti i cittadini a rischio siano informati”, dichiarano Tommaso Fattori e Paolo Sarti, consiglieri regionali di Sì Toscana a Sinistra.
“Livorno è uno dei cosiddetti ‘porti nucleari’ italiani, che possono ospitare imbarcazioni militari come sommergibili e portaerei a propulsione nucleare o dotate di armi nucleari. Vi è poi anche la questione degli armamenti, probabilmente non solo convenzionali, in transito verso la vicina base militare statunitense di Camp Darby. Per porti che si trovano in condizioni analoghe a Livorno, i ‘piani di emergenza’ prevedono che, in caso di incidente, la popolazione debba essere allontanata oltre un raggio di 50 Km dal luogo dell’evento. Dunque, nel caso della Toscana, la popolazione che ha diritto ad essere informata in merito a rischi e alle misure da assumere nel momento dell’emergenza va oltre i residenti nella città di Livorno per toccare le province di Pisa e Lucca”.
“La legge prevede che anche Livorno abbia un suo ‘piano di emergenza esterna’ per informare la popolazione sulle azioni di protezione sanitaria e sul comportamento da adottare in caso di emergenza radiologica. La Prefettura ha assicurato che il piano esiste ma è di tipo ‘classificato’, quindi segreto, ‘se non per la parte relativa all’informazione della popolazione’, senza tuttavia specificare le modalità di visione di questa parte. Per questo oggi il Consiglio regionale chiede di sbloccare la situazione e in particolare dovranno essere i Sindaci, ossia le autorità territoriali di Protezione civile, a divulgare l’informazione preventiva alla popolazione. Ovviamente ci auguriamo che questa opera di informazione preventiva non debba mai servire ma se mai dovesse verificarsi un’emergenza, è fondamentale che il maggior numero di persone possibile sappia come comportarsi”, continuano i consiglieri.
“Il nostro impegno è per il superamento del nucleare, sia civile che militare, e per l’affermazione di una cultura di pace e disarmo. L’obiettivo è denuclearizzare il porto di Livorno e la Toscana, e convertire ad usi civili la base di Camp Darby. Ma viviamo anni preoccupanti, se consideriamo che il Presidente Trump ha appena deciso di uscire dal trattato INF sui missili a corto e medio raggio stipulato nel 1987 da Ronald Reagan e Mikhail Gorbaciov, evento che segnò la fine della guerra fredda. Per questo l’Italia e la Toscana devono andare nella direzione opposta, ratificando il Trattato per la messa al Bando delle armi nucleari approvato nel 2017 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite”, concludono i consiglieri.
Fonte: Consiglio regionale della Toscana