Teatro, lo spettacolo su Carlo Levi approda a Firenze e Pisa
Immagini, racconti, ritratti: “Carlo Levi. Cristo si è fermato a Eboli” è la metafora di un viaggio interiore alla scoperta dell’identità. Levi ripercorre gli anni del suo confino nella parte più arcaica della Basilicata, fino alla successiva scoperta del Sud.
È l’emigrazione al contrario del Levi artista, intellettuale e filosofo, che poco prima di morire scrive Quaderno a cancelli, praticamente avvolto dalla cecità, e ripercorre gli anni dell’esilio ad Aliano, narrando l’amore per questa sua terra adottiva.
Un racconto in prosa, e spesso anche in versi (di Rocco Scotellaro, Ignazio Buttitta, dello stesso Levi), arricchito dalla musica ebraica del Maestro Riccardo Joshua Moretti - tratta da “Song for Israel” e “Reshimu”- e dalla danza sublime di Daniela Maccari, prima ballerina della Lindsay Kemp Company. Il Sud è senza tempo, Levi lo lega al resto dell’Italia proprio attraverso la sua figura, di ebreo costretto alla diaspora, con un Nord che alla fine non gli appartiene, non sente suo. Insomma un viaggio nella memoria ricco di significati storici, metafora di speranza, della partenza e del ritorno, della scoperta e del mistero.
Lo spettacolo, nato con un'anteprima al Teatro Il Momento di Empoli, il gennaio scorso, è pronto per una lunga tournée in Italia (dalla Basilicata al Piemonte) e anche all’estero. Ma “Carlo Levi. Cristo si è fermato a Eboli” con Paolo Giommarelli e Silvia Bagnoli, regia e drammaturgia di Andrea Mancini, si presenta nella versione definitiva, con molte nuove e suggestive scene, anche al pubblico toscano, il 14 marzo al Puccini di Firenze e il 28 al Nuovo di Pisa, con la partecipazione straordinaria del pianista Riccardo Jousha Moretti e della ballerina Daniela Maccari, ultima musa di Lindsay Kemp.
L’organizzazione degli spettacoli è di Gianluca Rosucci della GR communication, ed è previsto un saluto da parte del giornalista Nicola Coccia, autore di “L’arse argille consolerai”, Premio Levi 2016.
LO SPETTACOLO: Levi, interpretato da Paolo Giommarelli passa dal buio della fascia sugli occhi, alla luce della Basilicata. L’attore al centro della scena ha gli occhi coperti da una benda, alla sua destra e alla sua sinistra, si alternano o si sovrappongono immagini, racconti e letture da “Cristo si è fermato a Eboli”, “Le parole sono pietre”, “Quaderno a cancelli”.
Insieme a lui c’è Linuccia Saba - interpretata da Silvia Bagnoli -, la figlia di Umberto, compagna di tutta la vita, che evoca insieme a Levi gli anni della giovinezza, fino al momento dell’invalidità. Linuccia diventa via via una delle tante donne legate allo scrittore, dalla madre, alle donne del sud, quelle lucane degli anni del confino, ma anche altre figure incontrate in tempi successivi, tra queste Francesca Serio, la madre del sindacalista Salvatore Carnevale, ucciso dalla mafia.
A far da cornice la danza di Daniela Maccari che interpreta prima le donne del sud avvolte di mistero e magia, e poi l’anima del poeta, sulle note finali al pianoforte del Maestro Riccardo Joshua Moretti.
La scenografia parte tutta da un quadro dell’artista Andrea Meini che raffigura la foto segnaletica del 1935 di Carlo Levi condannato all’esilio, con poi numerose immagini e video di repertorio (in parte concessi da Mario Bruno Liccese, estratte dal libro Famigli Alianese).
Fonte: Ufficio stampa