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Consiglio comunale sulla sanità, l'opposizione a sinistra: "Ripensare la riforma"

Consiglio Comunale affollato per parlare di sanità. Lo avevano chiesto i gruppi di opposizione - Fabricacomune, Linea Civica e Ora si Cambia, nell’ottobre scorso. Finalmente è arrivato ed ha fatto fare le ore piccole a molta gente. Folta la delegazione della USL, “anche troppo - dice Dusca Bartoli nel suo intervento - ogni volta che chiediamo di approfondire come funzionano i servizi sanitari, ci troviamo di fronte almeno una decina di professionisti a rispondere, la dimostrazione, ci pare, del fatto che invece che semplificare, l’accorpamento delle USL ha complicato ulteriormente l’organizzazione della nostra sanità. Tanto che si ha la sensazione inquietante che oramai più nessuno sia in grado di avere una visione d’insieme e quindi anche di governare il sistema. Del resto, che a livello locale (Empolese Valdelsa) non ci sia un punto di governo in grado di rispondere della complessiva funzionalità della nostra sanità è un dato di fatto e secondo noi un limite insanabile della riforma”.

Samuela Marconcini si chiede anche quanto sia costata la riforma, fatta in fretta e furia senza studi preliminari. “Quando le risorse son scarse bisognerebbe valutare bene i costi delle decisioni prima di prenderle”.

“Il centro decisionale è sempre più lontano e più ignaro della realtà locale”, dice Sabrina Ciolli di Linea Civica - i dirigenti Centrali non hanno il polso dei singoli territori e non sono in grado di calibrare gli interventi in tempi utili. Il problema delle liste di attesa è paradigmatico. Come USL 11 eravamo in buona posizione, ora siamo precipitati agli ultimi posti. Il pubblico non riesce a garantire le prestazioni e si deve appoggiare al privato, il quale diventa protagonista nell’offerta sanitaria per la diagnostica e rischia di acquisire anche un potere di ricatto. Di fatto si viene spinti verso il privato, spesso concorrenziale per tempo di attesa ed anche per costo, almeno per chi deve comunque pagare il ticket. Le fasce più disagiate rimangono con l’alternativa di rinunciare o avere prestazioni con ritardi importanti”.

“Oramai la riforma è in vigore da oltre tre anni, ma non è stata fatta alcuna analisi dei risultati e delle eventuali criticità. Solo provvedimenti tampone (vedi delibere e linee guida) spesso più pericolosi dello stesso problema”, aggiunge Beatrice Cioni, candidata a sindaca per lo schieramento civico della sinistra.

Ma i cittadini fanno presto a misurare gli ‘esiti’. Si misurano con un sistema sempre meno facilmente accessibile, con le liste d’attesa divenute le più lunghe della Toscana, col pronto soccorso sovraccarico, con gli screening sospesi per un periodo perché non si reggono gli approfondimenti di secondo livello, con le difficoltà nell’erogazioni delle prestazioni chirurgiche, con la fuga dei professionisti attratti verso il centro (e magari con il fatto che stavi in lista per farti operare da tizio nel centro di eccellenza di Fucecchio, poi tizio se ne va a Firenze e tu, o prendi chi rimane o ricominci da capo).

Col declassamento delle strutture di diabetologia e nefrologia, con la cancellazione dell’endocrinologia, con l'oculistica che non riesce a ricostituire una vera équipe e con la chirurgia vascolare, dove c’è una riduzione degli interventi maggiori del 19%.

Con le risposte istologiche per neoplasia che sono arrivate a 45 giorni dopo l'unificazione delle anatomie patologiche tra Empoli e Prato. Con le case della salute che sono ancora poco più della metà di quelle previste e con una funzionalità ancora ampiamente incompleta.

Impattano negli investimenti che vanno a rilento (nonostante le roboanti promesse, sempre preelettorali, siamo, quando va bene, alla fase di progettazione) per cui il blocco H dell’ospedale di Empoli rimane fermo e la dialisi rimane in condizioni da terzo mondo a San Miniato, ecc. Si potrebbe continuare.

E anche gli operatori sanitari vivono un disagio crescente, nell’assenza di un dibattito pubblico e di una riflessione esplicita su come stanno andando le cose e su quale sia la direzione da prendere. La prevenzione collettiva ‘si è andata affievolendo’ (come è scritto nella bozza di Piano sanitario regionale, peraltro un documento fumoso e privo di una vera forza di programmazione).

“E allora bisogna aprirlo questo dibattito – conclude Cioni – la sanità non è esclusivamente tecnica e non si può gestire solo esasperando la dimensione manageriale e l’iperspecializzazione. La sanità pubblica è l’infrastruttura portante della nostra coesione nazionale, ha bisogno dell’adesione dei cittadini e degli operatori, del cui pensiero critico c’è estremo bisogno. Il nostro sistema sanitario è di fronte ad un passaggio decisivo, insidiato dalla ristrettezza di risorse, utilizzata strumentalmente per affermare l’insostenibilità del sistema pubblico, dalle spinte delle assicurazioni e dagli appetiti della finanza ed in ultimo dalle scellerate proposte del governo nazionale di ulteriore smembramento dell’Italia che deriverebbero dall’applicazione del regionalismo differenziato.

C’è bisogno di uno scatto. Proporremo al Consiglio Comunale di Empoli di esprimersi perché la regione apra un processo organico di verifica della riforma e avvii una riflessione urgente sul disegno del sistema, finalizzata ad un ripensamento di quanto fatto. Il legame col territorio è uno dei capisaldi della 833, non può essere rimosso e va ripristinato.

Chiederemo di rafforzare le scelte strategiche (‘sanità di iniziativa’, Case della Salute, prevenzione…), di spingere per ottenere risorse e superare definitivamente i vincoli alle assunzioni, che non possono avere altra giustificazione se non la volontà di una progressiva privatizzazione. E chiederemo di opporsi fermamente al cosiddetto regionalismo differenziato, che significherebbe il definitivo smantellamento del sistema”.

Fonte: Ufficio stampa

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