'Passage' di Gormley agli Uffizi, è l'opera più grande mai accolta
Un tunnel di acciaio nero, lungo 12 metri, che ricalca la figura umana, in cui immergersi per sperimentare momenti di pura inquietudine, puro smarrimento. È Passage, maxi installazione metallica di Antony Gormley: si tratta di uno dei lavori protagonisti dell’esposizione dedicata all’artista inglese, ‘Essere’, accolta nell’Aula Magliabechiana degli Uffizi di Firenze dal 26 febbraio al 26 maggio, e proprio a questa sua creazione spetta il primato dell’opera più grande mai ospitata nella Galleria delle Statue e delle Pitture.
In mostra, oltre a Passage, vi è una selezione delle sculture di Gormley, realizzate in diversi materiali e dimensioni, che esplorano i temi del corpo nello spazio e del corpo come spazio. Nell’Aula Magliabechiana, al piano terreno del museo, vi sono 12 opere dell'artista. Altre due sono state collocate all’interno del percorso espositivo della Galleria, al secondo piano, mentre un’altra è stata installata sulla terrazza degli Uffizi.
Centrale, nell’ambito dell’esposizione, è il dialogo in atto tra Passage e Room, due sculture realizzate a trentacinque anni di distanza l’una dall’altra. Entrambe affrontano la questione dello spazio del corpo: Passage (2016) è un vero e proprio tunnel in acciaio dalla forma umana lungo 12 metri, che potrà essere percorso dai visitatori; e Room (1980) – una serie di abiti dell’artista tagliati in un nastro continuo largo 8 millimetri che definisce un recinto quadrato di 6 metri per 6, non accessibile al pubblico. Si tratta dunque di un dialogo per contrasto fra queste due opere, della contrapposizione tra stasi e movimento, fra spazio immaginativo e reale.
Nelle parole dell’artista: “Uso l’impressione indessicale del mio corpo vivente invece che la mimesi per realizzare un’opera che sposta e racchiude, per coinvolgere e attivare l’attenzione”.
La mostra propone poi diverse nuove opere realizzate per l’occasione, tra cui Veer II (2018), un’evocazione tridimensionale in ghisa di un teso sistema nervoso al centro del corpo, a grandezza naturale, e Breathe (2018), un’opera espansiva di grandi dimensioni ricoperta di piombo che applica i principi cosmici del Big Bang alla singolarità di un corpo soggettivo.
La relazione con il prezioso patrimonio culturale della città, e con gli Uffizi in particolare, è affidata ad Another Time, esposta tra le sculture classiche in galleria ed a Event Horizon, collocata nella terrazza degli Uffizi, affacciata su piazza della Signoria. Si è infine voluto cercare un terzo rapporto con la collezione storica degli Uffizi attraverso una sala dedicata al dialogo tra l'Ermafrodito dormiente, copia romana di età imperiale da un originale ellenistico del II secolo a.C. poggiante su un basamento, e il blocco Settlement (2005) che abbraccia invece il pavimento.
Discostandosi dall’idea della mostra come spazio per la contemplazione estetica o per il godimento della narrazione o della rappresentazione, Essere sollecita la nostra partecipazione attiva come connettori tra oggetti definiti e spazi aperti in cui massa e vuoto, buio e luce, duro e morbido coinvolgono la presenza dello spettatore nello spazio.
“Sulla scia dell’installazione del 2010 alla Strozzina, Clearing VI, che esplorava la tensione tra creatività contemporanea e architettura rinascimentale, e della sua mostra “Human” al Forte Belvedere nel 2015 - ha commentato il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt - che ha instaurato un legame tra le sue sculture e la città in una lontana, quasi petrarchesca prospettiva dello spirito, Antony Gormley torna ora al cuore dell’arte e della città, il Rinascimento, interpretato simbolicamente come la culla della modernità. Abbiamo messo a punto la mostra in collaborazione con l’artista, modellandola sia sulla sua carriera personale sia sullo spazio del museo, tenendo conto dei capisaldi della storia dell’arte che ha l’onore di ospitare. Il cuore della mostra sarà nell’Aula Magliabechiana degli Uffizi, mentre altre tre opere saranno distribuite in vari punti della Galleria. L’uomo è al centro dell’esperienza, ma Gormley rifiuta ogni mimesi, ogni scontato riferimento casuale alla Natura. Le sue creazioni in ghisa, acciaio, tessuto, cemento e argilla interagiscono in modo coinvolgente con lo spettatore, diventando oggetti-soggetti che attirano l’attenzione, offrendo stimoli inaspettati per azione e reazione riflesse e affrontando il digitale con il rendere fisico il pixel”.
Fonte: ufficio stampa