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A Brusciana un cippo in ricordo di Palmiro Mancini, l’unica vittima empolese dell’alluvione del ’66

Da oggi, 16 febbraio 2019, a Brusciana, frazione valdelsana del Comune di Empoli, si trova il giardino ‘Palmiro Mancini’. In mezzo al pratino, fra i giochi per i bambini e il campetto da calcio, a due passi dalla ferrovia e dalla Casa del Popolo, un elemento scultoreo che ricorda l’unico empolese vittima dell’alluvione del 1966.
La cerimonia ufficiale si è svolta questa mattina alla presenza del sindaco di Empoli Brenda Barnini, di Vittorio Bugli, assessore della Regione Toscana ed ex sindaco empolese, del presidente del Consiglio Comunale Roberto Bagnoli, del consigliere comunale Alessio Mantellassi, e della figlia di Palmiro Mancini, Annunziata “Fedora”, 96 anni fra qualche giorno, accompagnata da tutta la sua famiglia. Il parroco di Ponte a Elsa, padre Tiziano Molteni, ha benedetto il monumento.
Mancini perse la vita nell’ondata di piena dell’Elsa del 4 novembre 1966.

Aveva 66 anni e fu travolto dalla furia delle acque del torrente mentre camminava sui binari della ferrovia.
Il sindaco Barnini ha raccontato quando Mancini fosse ben voluto dai suoi concittadini, sia per l’impegno civile che aveva sempre dimostrato, sia perché durante la Seconda Guerra Mondiale alla sua casa chiesero aiuto, trovandolo, decine di persone in difficoltà.

Anche la sera della sua morta stava aiutando un gruppo di camionisti , bloccati dall’alluvione, a trovare rifugio in albergo della zona.

«La figlia Fedra è stata tenace nel richiedere alla nostra amministrazione un segno tangibile della memoria del padre. Oggi ci troviamo qui per permettere alle future generazioni di non dimenticare Palmiro Mancini. Quel tragico episodio ci deve portare a pensare quanto sia importante la tutela del territorio, investire in opere che mettano in sicurezza la nostra area. Lo stiamo facendo e lo faremo. Molto da quel 1966 è stato fatto affinché l’Arno e i suoi affluenti non facciano paura, ma siano una risorsa».

L’assessore regione Vittorio Bugli, nella sua esperienza amministrativa empolese, agli inizi degli anni 2000, fondò l’associazione Per l’Arno: «Aveva l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione, le istituzioni, i cittadini a pensare al nostro fiume come a una grande risorsa. Tutt’ora la Regione, insieme alle amministrazioni provinciali e comunali, vuole porre tutte le condizioni per far sì che l'Arno non rappresenti più una minaccia, per i cittadini e le attività, ma una grande opportunità, una ricchezza ambientale e culturale da vivere nel migliore dei modi. Sono qui anche per testimoniare come da sempre la famiglia Mancini sia stata vicina al nostro progetto, partecipando e sostenendo le nostre iniziative di sensibilizzazione portando avanti la memoria di Palmiro».

La signora Fedora e tutta la famiglia ha voluto ringraziare il Comune, il sindaco Brenda Barnini, l’assessore regionale Bugli e il consigliere Mantellassi, per l’impegno nell’aver voluto lasciare un segno di quel drammatico giorno in cui perse suo padre.

L’area verde è ora caratterizzata da un’aiuola con una stele in lamiera di acciaio corten e da una nuova alberatura al suo interno, un cedro del libano. Si forma così una struttura unica che va a rappresentare nell’albero la linfa vitale che continua e nella struttura che lo avvolge il concetto della memoria e della protezione.

DAL RACCONTO – TESTIMONIANZA DELLA FIGLIA – Ecco cosa scriveva la figlia Annunziata Fedora Mancini in una lettera-testimonianza, pubblicata nel volume curato dall’associazione per l’Arno ‘L’Arno raccontato: tra cronaca e immaginario, 1966-2006 (Tagete, 2006)’:

«Era il 4 novembre 1966, un venerdì sera alle ore 18.30 circa, dopo tanti giorni di pioggia. La furia delle acque ruppe gli argini e in poco tempo tutto fu invaso. I campi furono dissestati, le piante sbarbate, ed anche la ferrovia Empoli-Siena fu trascinata dalla grande corrente. Mio padre, Palmiro Mancini, un mediatore di vino molto conosciuto che abitava a Brusciana, aveva appena accompagnato alcuni camionisti di La Spezia in albergo perché le condizioni del tempo non permettevano il loro rientro a casa. Mentre tornava alla sua abitazione decise di passare lungo i binari, sentendosi più al sicuro. Ed invece fu proprio lì che l’acqua lo travolse. Noi familiari speravamo che tornasse a casa da un momento all’altro; purtroppo, con grandissimo dolore, lo ritrovammo la domenica mattina a qualche ventina di metri dalla ferrovia dove le verghe si erano capovolte per la forza dell’acqua. Poco distante c’era anche il suo ombrello incastrato fra i binari. Il suo corpo era coperto di melma, disteso sotto un pioppo inclinato da quella furia. Forse aveva cercato di salvarsi legandosi con la cintura al tronco, lasciando i segni sulla corteccia dove si era aggrappato con i piedi e le mani. Gli abitanti delle case vicine raccontarono di aver sentito gridare aiuto per tutta la notte, ma nessuno aveva potuto soccorrerlo. Quando fu ritrovato dai figli, dai parenti e dagli amici, fu preso e riportato a casa con un carretto. La forte corrente dell’acqua nella strada della Chiesa aveva scavato delle buche profonde che impedivano il passaggio; così per nostro padre non si poté svolgere il rito funebre con la benedizione della Chiesa, ma nella propria casa in Via della Chiesa, 17. Al funerale parteciparono tantissime persone: il Sindaco Assirelli, gli assessori, diversi consiglieri comunali e le autorità cittadine, tutti a rendere omaggio alla salma di Palmiro Mancini».

Annunziata “Fedora” Mancini nata a Empoli il 26 febbraio 1923” (da http://www.empoliestoria.it/?p=903)

Fonte: Comune di Empoli - Ufficio Stampa

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