Fare Politiche, si parla di riformismo democratico. Pieroni: "Parliamo con la gente"
Una serata di riflessione e dibattito quella di mercoledì scorso alla Stazione Leopolda, dove l’associazione Fare Politiche ha organizzato un evento dedicato al riformismo democratico e al suo futuro (e al suo presente) al tempo dei populismi e dei sovranismi. Tanti i partecipanti, anche della classe dirigente attuale e passata. «Qual è lo spazio per il riformismo democratico oggi? – ha chiesto Andrea Pieroni, consigliere regionale ed ex presidente della Provincia di Pisa – il centrosinistra, per tornare ai livelli di attrattività del 2008 e del 2014, deve radicarsi sui territori e tornare a parlare con la gente». Un compito, questo, che per il Partito democratico e i propri alleati sarà irrinunciabile soprattutto in Toscana. «È proprio nella nostra Regione che si è verificato un vero e proprio terremoto politico – ha spiegato Pieroni – e io confido che il centrosinistra si rilanci già a partire dalle prossime elezioni amministrative». Ad analizzare il quadro dei populismi in chiave storica, nel dibattito portato avanti da Valerio Martinelli, presidente di Fare Politiche, è stato il professor Michele Battini. «Il populismo sempre è qualcosa di negativo – ha commentato la professoressa Nadia Urbinati della Columbia University – nella storia, spesso, è stata rivendicazione delle classi popolari contro le oligarchie». Oggi, però, il fenomeno populista è completamente cambiato rispetto alle sue manifestazioni precedenti. «In una situazione destrutturata come quella attuale, anche i partiti ne risentono – ha continuato – per questo emergono i leader, che accentrano su sé stessi tutto il potere in forma plebiscitaria». «Siamo di fronte ad una disintermediazione diffusa, non esistono più ancoraggi culturali né corpi intermedi – ha spiegato Antonio Floridia, responsabile dell’Ufficio elettorale della Regione – per il centrosinistra è fondamentale definire gli interessi sociali che vuol rappresentare». In una Toscana che, dopo il 4 marzo dello scorso anno, non è più “Regione rossa”. «Lo avevo già scritto agli inizi del Duemila – ha concluso Floridia – e oggi questa è la realtà: un partito di centrosinistra che oggi vuol tornare a vincere deve plasmare una nuova cultura politica».
Fonte: Ufficio stampa