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Novecento di Baricco in scena a Empoli con Simone Migliorini

Un evento eccezionale, assolutamente da non perdere sarà il 16 febbraio alle 21,30 al Teatro Il Momento, via del Giglio 59, Empoli, lo spettacolo Novecento di Alessandro Baricco con Simone Migliorini e David Dainelli al pianoforte.

Sarà una serata importante, lo spettacolo si avvia verso la 500° rappresentazione, a partire dall’anno in cui il testo fu scritto, il 1994. Il lavoro, con varie formazioni artistiche, è stato rappresentato in infinite occasioni ed è diventato “La leggenda del pianista sull’oceano” (1998) , un film splendido, con l’interpretazione di un grande Tim Roth e la regia di Giuseppe Tornatore.

La storia è quella di Novecento, un uomo nato e vissuto su una nave, un formidabile pianista jazz, che interagisce con il mondo senza vederlo mai. Anche quando il piroscafo, alla fine, verrà dismesso, Novecento preferirà morire con lui, forse per la paura di scendere.

L’interpretazione è di due formidabili performer, cioè Simone Migliorini, fondatore del Festival internazionale del Teatro Romano di Volterra e David Dainelli, eccezionale strumentista, in particolare con il suo pianoforte.

Chiediamo a Migliorini:

Quando e come è nata l’idea di “Novecento” di Alessandro Baricco?

"Avevo già “utilizzato” il Baricco di “Oceano Mare” in alcuni spettacoli, tra tutti voglio ricordare il più emblematico che fu “Lanx Satura”, un florilegio di brani e musica che rappresentò il primissimo spettacolo al teatro romano di Volterra, dopo quasi 2000 anni. Erano i primi anni 90 e il festival ancora non esisteva. Baricco era anche entrato in uno spettacolo di poesia che feci insieme alla Banda Bardot. Insomma mi piaceva quel suo linguaggio tra il teatro e poesia".

E Novecento?

"Quando uscì in libreria per Feltrinelli, mi sembra nell’ottobre del 1994, mi dissi: - Ah ecco, finalmente ha capito che deve scrivere per il teatro!” e mi precipitai a leggerlo. Appena finito corsi a casa di David Dainelli e glielo portai. Eravamo molto giovani, lui era appena tornato da un’esperienza di un anno come pianista su una nave da crociera… Sapevo si sarebbe immedesimato e che non sarebbe stato un testo solo per attore dove la musica aveva un ruolo di accompagnamento e di “servizio” ma un testo dove la musica era protagonista, tanto quanto le parole. Infatti Dainelli, da sempre molto attento a rivelare le sue emozioni, si entusiasmò e in pochi giorni radunò un quartetto jazz con il quale “di getto” e con appena due prove rappresentammo, da incoscienti, il testo di “Novecento”. La prefazione dell’autore mi consenti di non dover fare la memoria “ho scritto un testo che sta a metà tra la lettura ad alta voce e la rappresentazione scenica” dice Baricco così fu quella la prima volta che mi cimentavo in una lettura scenica".

Ma il testo era stato rappresentato da Gabriele Vacis e da Eugenio Allegri, al festival di Asti, proprio nell’estate del 1994?

"Sì, ma io lo seppi dopo. Allora non esisteva internet e le notizie giravano con meno immediatezza. Ricordo che mandai a Baricco la locandina ma a dir la verità lui non ha mai risposto una sola volta nemmeno quando qualche hanno fa ci chiamarono allo Stabile di Potenza per celebrare i trent’anni del testo insieme all’Università della Basilicata. Ci fu una serata dedicata, con circa mille spettatori. un grande successo personale mio e di David. Un testo che abbiamo sempre lasciato in repertorio credo che ormai abbiamo superato le cinquecento repliche. Ogni volta si è sempre sensibilmente evoluto nella rappresentazione ma fondamentalmente è rimasto lo stesso. Fin da subito eliminammo l’orchestrina: era troppo complicato da gestire scenicamente e ora siamo solo io e David".

Ma lo spettacolo di Vacis Allegri lo hai visto?

"Sono andato a vedere Allegri solo quando annunciò che non l’avrebbe più fatto. Allora andai a Firenze, insieme a David. Ci facemmo coraggio, tanto ormai il nostro spettacolo era formato, non c’era pericolo di emulazione. Infatti lo spettacolo di Allegri e Vacis era completamente un’altra cosa dalla nostra, era su un altro registro interpretativo, sinceramente non mi piacque. Il nostro era più vicino a quello che poi sarà il film di Tornatore. Quando mettemmo in scena “Novecento” Baricco non era iscritto neppure alla Siae e crediamo nel nostro piccolo di aver contribuito non poco alla sua diffusione e alla sua fama".

Ma avete ridotto, cambiato in qualche modo il testo originale?

"No, l’abbiamo mantenuto integro, fino all’ultima parola (Vacis aveva tagliato qualcosa). Era diventato anche la nostra metafora artistica. Là dove Volterra era assimilata a una nave (D’Annunzio), noi eravamo due artisti che non riuscivamo a scendere, ostacolati dal sistema politico, chi voleva assistere ai nostri spettacoli doveva per forza salire su questa nave e raccontare di due artisti, due grandi amici che hanno combattuto tutta la vita per nobilitare la loro arte".

Uno specie di proclama, di manifesto?

"Sì, uno spettacolo che per quello che dice e come lo dice e per quello che rappresenta è ormai diventato il nostro Manifesto artistico, il Manifesto della nostra amicizia e del nostro sodalizio. Qualcosa che va molto oltre il significato che si può semplicemente intravedere".

Ed Empoli, il Teatro Il Momento?

"Ci è sembrato, da subito, che potevamo farlo salire sulla nostra nave, l’impegno che si è visto anche nei primi spettacoli e in tante cose che ne hanno accompagnato l’apertura, va proprio in questo senso. Siamo entusiasti di far parte del cartellone di questo teatro: “Un teatro per Empoli”".

Fonte: La conchiglia di Santiago

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