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Il tipografo 'falsario' che tornò vivo da Auschwitz: il figlio racconta la sua storia a Empoli

L'ingresso di Auschwitz

"Shulim Vogelmann: un ebreo fiorentino tornato da Auschwitz", è il titolo dell’incontro in programma al Cenacolo degli Agostiniani domani mattina, venerdì 8 febbraio, rivolto a studenti e cittadini. Appuntamento alle 10,30 con Daniel Vogelmann, figlio di Shulim, un deportato ebreo polacco ad Auschwitz, arrestato a Firenze e fortunatamente sopravvissuto all'inferno del campo di sterminio (la moglie e la figlia piccola non ce la fecero).

Daniel ha già incontrato i ragazzi di tre classi delle scuole medie ‘Busoni’già nel novembre 2018 presso la sala adunanze della Misericordia di Empoli.
In occasione della giornata della memoria Daniel Vogelmann incontrerà i ragazzi di alcune classi delle scuole superiori di Empoli insieme al presidente della sezione empolese dell’ANED Alessio Mantellassi. Sarà presente anche l'assessore alla memoria Eleonora Caponi. È una delle iniziative legate alla celebrazione del Giorno della Memoria patrocinate dal Comune di Empoli.

Schulim Vogelmann aveva un ingiustificato senso di colpa per essere scampato all’Olocausto. Lui e non sua moglie e sua figlia, lui e non altri 6 milioni di persone. Un senso di colpa continuava a torturarlo da quando venne salvato alla fine della Seconda Guerra nella fabbrica di Schindler. Fu l’unico ebreo italiano nella lista di Schindler.

«Ebreo fiorentino di origini polacche», per la precisione (dal libro di Marco Ansaldo, “Il falsario italiano di Schindler”, Rizzoli 2012). Schulim viveva a Firenze quando nel 1938 furono promulgate le Leggi Razziali. Era tipografo nella Tipografia Giuntina di Leo Samuel Olschki, sposato con Anna Disegni e padre di Sissel. Fino a quell’anno furono tempi sereni ma poi la ferocia e la follia si accanirono.

La famiglia Vogelmann cercò di fuggire in Svizzera ma furono catturati al confine dalla Polizia Fascista e deportati ad Auschwitz. La mamma e la bambina furono subito eliminate nelle camere a gas mentre l’uomo fu immesso nel campo e diventò il numero 173484. Si salvò perché uomo robusto e forte, tipografo e perché gli operai specializzati erano graditi agli aguzzini del campo.

Oggi a raccontarci la storia di Schulim è il figlio, Daniel. «Mio padre dopo la liberazione tornò a Firenze e continuò a lavorare alla Tipografia Giuntina, anima e corpo fino a diventarne proprietario. Si risposò con Albana Mandolfi e io venni al mondo come segno di una nuova vita» - racconta.

La storia di Schulim Vogelmann venne messa in risalto perché divenne tipografo falsario per conto del Reich: stampava sterline false e ciò probabilmente gli permise di salvarsi. Da una tipografia La Giuntina è divenuta la più importante casa editrice di cultura ebraica in Italia.

Fonte: Comune di Empoli - Ufficio stampa

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