Giorno della Memoria, la testimonianza delle sorelle Bucci nel Salone dei Cinquecento
Un Giorno della Memoria che si ispira al settantaquattresimo della liberazione di Auschwitz (il 27 gennaio 1945), e dunque, all’angosciosa scoperta per buona parte degli europei che non sapevano nulla dei lager, delle fabbriche di morte disseminate dai nazisti nel cuore del continente. Protagoniste, questa mattina nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, due sopravvissute ai campi di sterminio, le sorelle Tatiana e Andra Bucci, per ricordare in quanti e quali modi il fascismo e il nazismo deportarono, uccisero, perseguitarono milioni di ebrei ma anche oppositori politici, omosessuali, disabili, rom, sinti e Testimoni di Geova. Con loro Ugo Caffaz, 'anima' del Treno della Memoria e Camilla Brunelli, direttrice Fondazione Museo e Centro di Documentazione della Deportazione e Resistenza di Prato.
L’iniziativa rientrava ne 'Le Chiavi della Città', il pacchetto di iniziative e progetti formativi che l’assessorato all’educazione offre ai ragazzi delle scuole dell’infanzia, delle primarie e delle secondarie di primo e secondo grado, in collaborazione con Fondazione CR Firenze (Portale Ragazzi.it). É stata realizzata dall'assessorato all'educazione in collaborazione con la Regione Toscana, l’Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età contemporanea, la Fondazione Museo e Centro di Documentazione della Deportazione e Resistenza di Prato, l’Associazione Nazionale Ex Deportati nei campi nazisti (Aned).
“Andare a ritroso e rievocare fatti di cui non si è stati osservatori è un compito arduo - ha detto il sindaco Nardella - per giunta quando tanti testimoni diretti non ci sono più. È un compito che deve essere dettato dal cuore, non dall’obbligo. Non è un dovere, è un qualcosa che sentiamo dentro. Ricordare non è solo una questione di umanità. É una questione di conoscenza”. “Il razzismo è un fenomeno che non ha mai lasciato l’Europa anche se si è manifestato in forme diverse - ha affermato il sindaco - e se è vero che la storia non si può mai ripetere nelle stesse sembianze, tuttavia i limiti e le debolezze dell’essere umano possono sempre scatenare nuove violenze, nuove persecuzioni e nuovi razzismi. Questo è l’insegnamento del Giorno della Memoria ed è questo che imparano i nostri ragazzi che fanno con le sorelle Bucci, nostre concittadine onorarie, il Viaggio della Memoria nei luoghi della morte, del dolore, della Shoah, ad Auschwitz, a Birkenau. Sono tutte parole che sono ormai parte del vocabolario del nostro Paese e non dovremo mai dimenticarlo”.
Il sindaco ha ricordato il partigiano Silvano Sarti scomparso questa notte, invitando tutti i presenti nel Salone a dedicargli un minuto di silenzio: “Era un uomo tenace e pieno di energia. Ha fatto il giro di tutte le scuole di Firenze e non solo, è andato nelle fabbriche, nei circoli. Era un uomo straordinario che non ha vissuto il dolore dei campi di sterminio, ma mentre tanti suoi compagni partigiani ed ebrei venivano uccisi nei campi di concentramento, lui, ragazzo, qui a Firenze cercava con tutte le forze possibili di difendere la sua città e la libertà. Ci mancherà tanto”.
Andra e Tatiana Bucci, cittadine onorarie di Firenze, sono due sorelle nate a Fiume da padre cattolico e madre ebrea, entrambi originari della Bielorussia e approdati in quella città per mettersi in salvo dai pogrom zaristi dei primi del Novecento. Nel marzo del 1944, Andra e Tatiana, rispettivamente all’età di 4 e 6 anni, vengono deportate ad Auschwitz insieme al cugino Sergio De Simone di 6 anni e alle loro mamme. Giunte ad Auschwitz sono scambiate per gemelle e per questo motivo risparmiate alla camera a gas. Il cugino Sergio, invece, viene usato come cavia in esperimenti e poi assassinato nei sotterranei di una scuola di Amburgo nel Bullenhuser Damm, luogo dipendente dal lager di Neuengamme.
“Dobbiamo ringraziare le sorelle Bucci per la loro preziosa testimonianza – ha detto la vicesindaca Cristina Giachi – che consente di fare l’unica cosa in nostro potere: far sì che il male non sia l’ultima parola. Due anni fa, quando sono stata ad Auschwitz col treno della memoria ho suggerito che diventasse una sorta di 'servizio civile della memoria': andarci obbligatoriamente al compimento del 18mo anno di età, quando si può realizzare cosa è stato quel male sistematico perpetrato ai danni di milioni di persone spesso nell'indifferenza, potrebbe diventare un atto civile fondativi dell’esperienza di cittadinanza”.
Fonte: Regione Toscana