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GoBlog  - Marco Mainardi


Da Progetto Uomo a Co&So: la vita di Claudio Freschi accanto a chi ha bisogno

Nelson Mandela diceva che "un vincitore è semplicemente un sognatore che non si è mai arreso" ed è una frase che introduce bene questa intervista/chiacchierata con Claudio Freschi. Il suo sogno, nel lontano 1983, era la cooperazione sociale, la sua vittoria oggi è l’aver lasciato il lavoro per la pensione al vertice del Consorzio Co&So Empoli che di coop sociali ne raggruppa ben diciotto. In tutti questi anni, proprio come diceva il leader sudafricano, non si è mai arreso ed il suo impegno costante e continuo accanto a chi aveva bisogno ha portato buoni frutti. Come si legge nel Vangelo che ha sempre cercato di seguire, proviamo quindi ad andare alle radici del suo albero, riavvolgendo il nastro fino a quegli anni ’90 nei quali lasciare un lavoro come fece lui per buttarsi nella cooperazione sociale era una scelta a dir poco azzardata.

Iniziai da volontario nel 1980 – ricorda – per aiutare i ragazzi ed i loro genitori ad uscire dalla droga. Formammo il primo gruppo chiamato Progetto Uomo e poi nel 1983 l’associazione Centro di Accoglienza di Empoli che tuttora esiste.

Quando iniziò a diventare un lavoro per te?
All’inizio degli anni ’90. In quel periodo i primi operatori di cooperativa, la prima fu la Orizzonti, si gettavano un po’ all’avventura, non c’erano sicurezze di contratti e convenzioni con gli enti pubblici. Si andava a contributi sui singoli progetti.

Poi arrivò la legge 381 del ’91 sulla cooperazione sociale
Fu una svolta, perché disciplinò le cooperative sociali e ci fu il riconoscimento nazionale. Da lì iniziarono i primi contratti ufficiali per i servizi che le coop iniziavano a svolgere.

Quali erano a Empoli?
Tossicodipendenza, giovani e prevenzione, disabili ed anziani e, contemporaneamente, l’avvio dei primi servizi di inserimento socio-lavorativo di persone svantaggiate. La prima a farlo fu la Orizzonti.

E dopo la Orizzonti?
In ordine nacquero la Colori, il Piccolo Principe, Sintesi e via via le altre. Queste, che erano iscritte a Confcooperative Federsolidarietà Toscana, iniziarono a dialogare con le iscritte a Lega Coop Toscana e, dopo oltre un anno di confronti e riflessioni, nacque nel 2002 il Consorzio Co&So il cui primo presidente fu Mirco Regini, seguito poi da Stefano Stefanon, io e ora Marco Peruzzi.

Come è cambiata la società rispetto ad allora?
La tossicodipendenza resta ancora un problema di cui non parla più nessuno e con lei sono arrivate nuove dipendenze come alcol, gioco d’azzardo, stili di vita negativi.

Perché di tossicodipendenza non parla più nessuno?
Perché c’è meno sensibilità, nella società c’è la cultura dello struzzo. Sentite mai un prete dall’altare parlare di educazione? o in una casa del popolo? ascoltate mai un dibattito su questo argomento? Da anni in prima fila ci sono lavoro, migranti, povertà e sicurezza, ma la base su cui poggiano tutti è l’educazione dei giovani, nella crescita e nella formazione. Come si fa a pensare che il futuro sia migliore se si tralascia questo aspetto? Sempre più spesso esplodono episodi che sono conseguenza della mala educazione, tipo bullismo, violenze, uso di sostanze che creano dipendenza. In tutto questo c’è una grossa responsabilità degli adulti, anche non genitori. Per fare un esempio una ricerca ci dice che è sistematicamente disatteso, sul 60-70% il divieto di vendita di alcolici ai minorenni.

Però a Empoli si è sempre detto che su questi temi c’è sensibilità nei nostri territori. La riscontri ancora?
Sì, sicuramente siamo fortunati. Quando vado a giro per l’Italia lo dico sempre e ce lo riconoscono. Quando racconto le nostre esperienze ci dichiarano territorio fortunato, direi socialmente fertile e sensibile a servizi e progetti di comunità, cioè fatti insieme. La gigantografia ‘insieme si può’ che è fuori dal centro di via Barzino lo rappresenta.

Come nasce quello slogan così bello?
Fu coniato quando venne da noi il Cardinal Benelli ed ora la stessa cosa la stanno dicendo anche in Europa. La prospettiva di vittoria è fare le cose buone e belle insieme. Questo stile in Empoli c’è e lo manifestano anche gli attuali amministratori che sono cresciuti dentro questo modo di ragionare. E’ una ricchezza che non va persa. Quando al convegno di ‘Vecchie e nuove povertà’ venne il Ministro Poletti, il Sindaco Barnini disse: "Il progetto Win ha la sua efficacia anche perché è di tutti, non è di proprietà di nessuno". Io la guardai sorridendo ed aggiunsi la frase "e arricchisce tutti". Questa è la vera ricchezza.

Che rapporto hai avuto con i Sindaci di Empoli?
Da Varis Rossi a Brenda passando per Luciana Cappelli e Vittorio Bugli ci hanno sempre sostenuto tutti e con loro abbiamo sempre condiviso tutto.

E con la Chiesa?
Con quella fiorentina buono fino alla fine del mandato del Cardinal Piovanelli, con quella empolese costante. Parlo di Monsignor Cavini, degli Scolopi, di Don Guido e di Padre Pieroni che sono stati fra i primi nostri volontari del Cae.

Il tema di questi tempi è quello dei migranti nel quale siete impegnati anche voi. Che esperienza è stata?
Noi, quando fummo chiamati nell’emergenza dalle Prefetture, rispondemmo con entusiasmo. Il Consorzio mise in campo Pietra d’Angolo, Colori e Pegaso seguendo le linee guida consortili su come agire e comportarsi ed ancora oggi queste sono il punto di riferimento per tutti. Fu un lavoro condiviso, ma per noi è stata la luce che ci ha sempre guidato. Abbiamo fatto tanta fatica, ci sono stati tanti momenti di delusione per il comportamento di cittadini contrari all’accoglienza e per quello degli istituti statali che non hanno rispettato niente a partire dai tempi. Questo ha ostacolato il lavoro di integrazione. Con le forze dell’ordine del territorio, tutte, abbiamo invece avuto una buona collaborazione.

Il Decreto Salvini?
E’ un decreto di insicurezza e ci mette tutti alla prova.

Cioè?
Quanto noi come singoli cittadini, come associazioni, come cooperative come terzo settore tutto, come enti pubblici nel nostro territorio crediamo e vogliamo aiutare questi persone a non diventare emarginati sociali. La questione giuridica e politica va bene, ma non basta. Ci misuriamo noi quanto crediamo, quanto possiamo fare tutti insieme per non lasciare soli questi ragazzi. Racconto un aneddoto. Domenica dopo la Messa andai come sempre a prendere il caffè coi ragazzi cristiani che vengono in chiesa. Uno mi disse: "Claudio io sono con voi da oltre tre anni, non vedo il mio futuro, ora che c’è Salvini non ci lascerete mica soli?" Mi gelò. Gli ultimi intervistati della famosa nave che finalmente hanno fatto sbarcare a Malta hanno detto di voler rimanere nell’isola. Anche questo deve far riflettere. Per questo dico che siamo messi alla prova: davanti a tutto questo ci laviamo le mani come Ponzio Pilato o ci si rimbocca le maniche e ci mettiamo tutti insieme?

Perché c’è sempre e solo negatività sul tema dei migranti?
Un motivo è anche perché non siamo stati bravi a comunicare le cose buone fatte. La Giunta in vista delle elezioni comunica le cose che ha fatto che poi sono concrete e tangibili, vere. Se fosse stato fatto anche per i migranti la gente avrebbe forse capito che sono persone che si danno daffare per integrarsi nella nostra società. In questo siamo mancati.

A maggio si vota, da che parte stai?
Come sempre col centrosinistra, voterò Brenda Barnini. Secondo me ha vicino dei ragazzi interessanti e qualcuno, al termine della prossima legislatura, sarà pronto per incarichi più importanti. Lasciamoli crescere.

Come andranno le cose alle urne?
Secondo me qui a Empoli non ci saranno problemi perché questa Giunta ha lavorato bene. Io non entro nei particolari e nei problemi anche interni al Partito che hanno, ma il governo della città lo stanno facendo bene.

Cosa chiedi al nuovo Sindaco che, secondo te, sarà la Barnini?
Di avere un pochino più di coraggio nel settore socio-lavorativo, di mettere insieme le forze positive, le realtà e le potenzialità che il territorio ha. Poi dovrebbe, secondo me, fare due cose: innovare una modalità di pianificazione strategica degli interventi, cioè coinvolgere tutte le realtà positive non solo sugli obiettivi che l’amministrazione si è prefissata ma ascoltando anche quelli di queste realtà e, poi, far lavorare sempre più insieme gli Assessori, un lavoro multidisciplinare che Brenda ha già iniziato a fare. C’è tanta roba bella sul territorio che va a compartimenti stagni, mettendo tutti insieme ci sarebbe un’esplosione di positività.

Chiudiamo con la classica domanda ad un pensionato: ora come passi le giornate?
Faccio il nonno con i miei due nipoti e sto più tempo con i tre figli. Poi mi dedico al Cae e parzialmente in Consorzio per conto del quale seguo la FederSolidarietà e ConfCooperative a livello regionale e nazionale. Le cose su cui impegnarmi non mancano.

Come lavoro o da semplice volontario, ancora a fianco di chi ha bisogno. Come sempre.

Marco Mainardi

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