Gay Pride, il Popolo della Famiglia: "Pisa sappia dire No. Iniziativa volgare e blasfema"
È facile per gli organizzatori del gay pride dire di essere un movimento che lotta per i diritti, per l'inclusione, per l’apertura verso la diversità, contro le discriminazioni, fino ad arrivare a proclamare “la rivoluzione dell’amore”.
Ma chiunque partecipa ai gay pride, rimane colpito dagli atti blasfemi come a Pompei, dalle bestemmie ripetute come a Imola, dalla derisione del sentimento religioso, da abbigliamento e scritte volgari, e nondimeno dal coinvolgimento dei bambini su temi che superano la loro capacità di comprensione.
Nonostante tanti giudichino i vari pride “provocatori e offensivi, volgari e blasfemi”, ad oggi nessuno ha mai avuto il coraggio di vietarli.
Abbiamo assistito alla eliminazione in tempi record dei manifesti a favore della vita, della revoca delle autorizzazioni delle marce pro-life e dei pullman anti-gender, ai processi contro chi dava nozioni medico-scientifiche sui rapporti omosessuali, ma guai a chi tocca i gay-pride.
Il Papa stesso ha affermato che “sono da condannare quelle manifestazioni offensive per gli altri”.
Eppure se una manifestazione offendesse il Presidente della Repubblica o la Regina d’Inghilterra sicuramente non verrebbe autorizzata. Se una manifestazione fosse di oltraggio per l’Islam o per ogni altra religione non troverebbe posto in nessuna nazione.
Perchè dunque si permette a queste persone di offendere ancora il nome di Gesù e Maria e si giustificano le rappresentazioni blasfeme come quella di Siracusa, mentre nella vicina Libia i cristiani venivano trucidati?
Perché dopo le orge dell’Anddos si continua a finanziare con soldi pubblici le loro associazioni?
Bene ha fatto la giunta pisana ad uscire dalla rete Ready, assidua e fedelissima nel divulgare le tematiche Lgbt; ma è privo di senso far mettere la Croce nei luoghi pubblici se poi si autorizzano manifestazioni da parte di chi usa la Croce per rappresentazioni blasfeme come al Cassero.
Chiediamo dunque, che si abbia la forza e il coraggio di non consegnare la città in mano a chi porta avanti una rivoluzione antropologica e culturale pericolosa prima di tutto per i bambini.
Popolo della Famiglia di Pisa