Chirurgia robotica, Bambagioni ci ripensa: “Valutiamo se vale la pena investire così tanto"
Oltre ventisette milioni all’anno. E’ quanto spende la Regione Toscana per la chirurgia robotica endoscopica, realizzata mediante apparecchiature di alta tecnologia – DaVinci - che permettono al chirurgo, seduto a una consolle con due joystick e una pedaliera, di intervenire sul paziente attraverso il comando remoto di braccia dotate di attrezzature di precisione. La Toscana conta ad oggi 11 robot, il cui costo medio va dai 2,4 milioni per quelli a consolle singola, ai 3,2 milioni per quelli a consolle doppia (tutti prodotti dalla stessa azienda americana “Intuitive inc.” e distribuiti dalla AB medica). Degli 11 robot presenti 10 sono operativi, così distribuiti: tre ciascuno all’Azienda ospedaliera universitaria di Careggi e Pisa, due a quella di Siena, due a Grosseto (uno operativo, uno per la formazione dei chirurghi), uno ad Arezzo. Di questi nove sono di proprietà, e due (uno a Pisa e uno ad Arezzo) sono stati noleggiati per otto anni con una determinazione Estar del 7 maggio 2018, per un ammontare di 9.296.000 euro (iva esclusa). Determinazione che fa seguito a una gara che prevede un quadro economico di 18.592.000 euro, così da prevedere che nei prossimi mesi si potrebbe procedere ad un ulteriore noleggio che porterebbe il numero dei robot operativi da dieci a dodici.
Un numero che confermerebbe il secondo posto della Toscana nella classifica nazionale, dietro alla sola Lombardia. Secondo i dati forniti dal distributore italiano del robot Da Vinci in Lombardia si contano 19 robot, contro gli 11 della Toscana, i 9 del Veneto e, ad esempio, i soli 3 dell’Emilia Romagna. Secondo gli open data del ministero della Salute sulle grandi apparecchiature la Toscana ne ha 13 (due sono i robot ortopedici MAKO presenti ad Arezzo e San Giovanni Valdarno), dietro il Veneto con 12, Lazio 7, Campania 6, Puglia e Piemonte 5, Umbria 4, Emilia Romagna e Abruzzo 3, Sardegna, Liguria e Marche 2, Sicilia, Calabria e Basilicata 1. (NB i dati contemplano anche i robot ortopedici).
Gli oltre ventisette milioni spesi ogni anno derivano dall’ammortamento del costo di acquisto o della quota di noleggio, dal costo di manutenzione, e dal costo della strumentazione chirurgica, caratterizzata da una vita di utilizzo limitata (generalmente dieci utilizzi per strumento, dopo i quali questo si disattiva automaticamente). Tra ammortamento e noleggio la Regione spende quasi 5,5 milioni (1,5 milioni di ammortamento macchine dei cinque robot con consolle singola; 2,4 milioni per ammortamento dei robot con doppia consolle; 1.560.000 euro per il noleggio delle ultime due macchine). A questi si aggiungono i 2,2 milioni di euro per l’assistenza (200mila euro l’una deliberati) e 20milioni di euro per il materiale consumabile. La somma sfora i 27 milioni di euro.
Nel 2017 in Italia ci sono stati circa 18mila interventi di chirurgia robotica, di cui quasi 12mila in ambito urologico: una media di duecento a robot, la soglia minima per la produttività. La letteratura scientifica non è concorde sull’utilità dei robot chirurgici: molti sono i dubbi sui benefici rispetto alla laparoscopia. Solo su alcuni interventi (su tutti la prostatectomia radicale) il giudizio positivo è univoco. Un intervento che in Toscana è effettuato circa 1000 volte all’anno, di cui la metà a Careggi.
Numeri che hanno spinto il consigliere regionale del Pd e vicepresidente della commissione regionale Sanità Paolo Bambagioni ad approfondire il tema e sollecitare una riflessione. “La sostenibilità economica del sistema sanitario toscano passa anche da scelte come queste, poiché mentre si sta cercando di risparmiare su presidi ospedalieri di uso comune si stanziano cifre consistenti per la chirurgia robotica. Il prestigio dato dall’essere tra le regioni all’avanguardia si scontra con costi altissimi, non sempre compensati dai risultati. Per questa ragione ho predisposto sue atti: un’interrogazione per conoscere i numeri ufficiali dettagliati – quanti e quali interventi a fronte di quali costi – e una mozione per avanzare una richiesta di moratoria sulla chirurgia robotica: valutiamo se ridurre il numero dei robot, prendendo in considerazione anche i nuovi ingressi sul mercato, e creiamo tre centri specializzati su cui far convergere gli interventi veramente necessari”, ha concluso Bambagioni.
Fonte: Ufficio stampa