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Calcio in testa all'agente penitenziario per non essere trasferito: succede al 'Don Bosco'

Questa mattina un detenuto georgiano, già noto per precedenti aggressioni nei confronti di agenti penitenziari, mentre usciva dalla cella per essere trasferito altrove ha colpito un agente con un calcio alla testa. L'uomo è stato soccorso e trasferito al pronto soccorso, poi ricoverato.

Sempre in mattinata, un nigeriano, anch'egli assegnato in altro istituto, ha tentato la strada della rivolta dei compagni per evitare di essere trasferito. Per evitare possibili gravi conseguenze, in considerazione anche della carenza d'organico in quel momento presente, il trasferimento è stato annullato.

A dare la notizia è il Segretario Generale dell’Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria) Leo Beneduci che aggiunge: "Si tratta degli ennesimi episodi in cui è la Polizia Penitenziaria a fare le spese di un sistema in cui l’assenza di sostanziale legalità e di regole certe rende possibile che i detenuti colpiscano impunemente chi rappresenta lo Stato e i principi della civile convivenza.

Peraltro – prosegue Beneduci – se tali condizioni sono caratteristica del sistema penitenziario nazionale il disagio e la sostanziale sofferenza del personale di Polizia Penitenziaria in ogni attribuzione costituiscono la principale falla nella gestione delle carceri nelle Regioni Toscana e Umbria in ragione dell’inerzia e della completa assenza di iniziative utili e produttive di miglioramenti da parte dell’attuale Provveditore Regionale dell’Amministrazione Antonio Fullone. Adottare un trasferimento di un detenuto noto per le intemperanze e per le aggressioni nei confronti dei Poliziotti Penitenziari, in un istituto Umbro a custodia attenuata, fa parte di una chiara incompetenza gestionale da parte del Provveditorato Regionale
di Firenze.

Nella sostanza purtroppo – conclude Beneduci – l’inettitudine dell’attuale sistema penitenziario Italiano a conseguire risultati nell’interesse della sicurezza della collettività nazionale ed il crescente disagio del personale di Polizia Penitenziario in servizio nelle carcere italiane oggetto di aggressioni e offese è di una costante disorganizzazione, non sono determinati esclusivamente dalla contingente penuria di risorse o dal persistente buonismo adottato nei confronti dei soggetti anche non meritevoli nella popolazione detenuta, ma sono soprattutto il frutto delle incapacità e dello scarso senso di responsabilità dimostrate da una dirigenza penitenziaria che andrebbe rinnovata, rinnovata".

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