Incendio Monte Serra, il presunto piromane non risponde al gip
Il presunto piromane del Monte Serra si è avvalso della facoltà di non rispondere. Giacomo Franceschi, volontario 37enne dell'antincendio boschivo di Calci (Pisa), è detenuto da martedì 18 dicembre al Don Bosco di Pisa. I suoi avvocati hanno rivelato la volontà di non rispondere davanti al gip, la cui decisione riguardo la convalida del fermo ancora non è conosciuta. All'udienza di convalida era presente anche il pubblico ministero Flavia Alemi, che non ha rilasciato dichiarazioni.
Sembra che il 37enne abbia più volte detto di non avere niente a che fare con l'incendio, se non solo con le operazioni di spegnimento. I conoscenti e gli amici ancora non credono alla possibilità che Franceschi abbia appiccato l'incendio, soprattutto alla luce dei sui post su Facebook in cui esprimeva la sua sofferenza per il Monte Pisano in fiamme.
La rabbia di Pieroni (PD)
“Lascia sbigottiti ed increduli la notizia dell'arresto di un calcesano, per di più volontario dell'antincendio boschivo, quale presunto autore del devastante rogo del 24 settembre! Sarebbe da sperare che non fosse vero! Ma se l'esito delle indagini e dei procedimenti giudiziari in corso dovessero confermarlo, giustizia dovrà essere fatta e le pene inflitte molto severe! Intanto, un grazie sentito ai Carabinieri ed agli inquirenti per il prezioso lavoro che, anche in questa circostanza, stanno facendo” afferma il consigliere PD Pieroni.
CVT, il presidente Salvadori: "Dispiaciuti"
"Desideriamo portare a conoscenza di tutti l'amarezza e il dispiacere dei 4500 volontari e delle 13 associazioni appartenenti al Coordinamento Volontariato Toscano in merito alla notizia che il presunto responsabile del grave incendio del Monte Serra è un volontario di un'associazione locale. Pur ritenendo che fino a che non si giungerà ad una conclusione definitiva delle indagini e alla eventuale relativa condanna nessuno è da considerarsi colpevole, abbiamo la massima fiducia nel lavoro svolto dagli inquirenti e auspichiamo la giusta punizione per chi si è reso protagonista di un simile atto. Ci sentiamo feriti e vittime. Investiamo tempo e fondi, spesso raccolti con fatica immane in servizi o iniziative di promozione, con i quali finanziare ore di formazione, pagare attività di gestione come carburante, assicurazioni, sedi associative. Quella notte troppi hanno rischiato la propria incolumità, dagli abitanti ai numerosi volontari intervenuti, ci sono persone che hanno perso l'abitazione, il lavoro, i sacrifici di una vita senza contare le enormi spese sostenute per lo spegnimento e il ripristino dell'area percorsa dal fuoco. Tutto questo non ha giustificazione neanche nella eventuale follia di un essere umano malato. Provocare un incendio in quelle zone con vento a 80-90 kmh per giunta di notte quando i mezzi aerei non volano, può essere frutto solo di premeditazione.
Non vogliamo neanche però che si generalizzi la questione e quindi si dica che dove esistono i volontari succedono queste cose. Le nostre attività sono regolate da convenzioni con gli enti pubblici che hanno fondamento nelle attività di prevenzione e riduzione delle superfici bruciate. Ogni associazione ha nel proprio statuto articoli che vietano i rimborsi per le ore di servizio prestato. Purtroppo nella società odierna ogni tanto e come successo altre volte in passato, si sviluppano situazioni simili che coinvolgono anche in maniera eclatante personaggi da cui mai ci saremmo aspettati situazioni simili.
Nello stupore generale che ci lascia storditi in questo momento per noi difficile, invitiamo tutti a non lasciarsi andare in commenti e offese pesanti sui social nei confronti di chi tutti i giorni con passione e sacrificio, dedica il suo tempo libero sottraendosi a volte anche alla propria famiglia o consumando le proprie ferie. Nessuno di noi ha preteso ringraziamenti dopo quella notte, ne premi o più soldi che comunque sarebbero stati investiti in attrezzature o mezzi poiché essendo associazioni senza scopo di lucro, non possiamo produrre utili. Oggi viene voglia di smettere, di dire basta! Ma siamo sicuri che al primo incendio saremo nuovamente in mezzo al fumo e alle fiamme perché un grazie da parte di coloro a cui hai salvato qualcosa di caro non ha prezzo. La consapevolezza di salvare un pezzo di futuro per chi viene dopo di noi, ci spingerà a migliorare ancora, a perfezionare il nostro addestramento.
Il gesto sconsiderato di una persona che non sapremmo come definire ma sicuramente non "volontario", non può rovinare uno dei pochi sistemi al servizio della collettività che ancora funziona".
Rossi: "Grazie alla Magistratura"
"Ringrazio la Magistratura, le forze dell'ordine e tutti coloro che collaborano all'inchiesta sul rogo di Calci. E' un lavoro davvero importante che mi auguro consenta di fare piena luce sulle responsabilità di chi ha causato un danno enorme al territorio e alle sue comunità. E se sconcerta il fermo di un volontario, voglio ribadire il ruolo fondamentale del Coordinamento Volontariato Toscano e quanto il mondo dei volontariato, uomini e donne che offrono tempo, impegno e passione senza ricavarne alcun beneficio economico, rappresenti una componente fondamentale dell'organizzazione regionale antincendi boschivi, che nel tempo ha acquisito grande professionalità anche attraverso la formazione acquisita presso il Centro regionale di addestramento di Monticiano, nel senese, una struttura unica in Italia, efficiente e direi esemplare".
Il presidente della Regione Enrico Rossi commenta le novità emerse nelle indagini sull'incendio che nel settembre scorso ha devastato i boschi e gli oliveti dei Monti pisani.
"Gli elementi portati alla luce dagli inquirenti – prosegue – ci mettono a confronto, molto probabilmente, con una realtà del tutto particolare: quella della piromania, un disturbo del controllo degli impulsi in cui una persona non riesce a resistere alla necessità improvvisa e irrefrenabile di avviare deliberatamente fuochi, con l'obiettivo di alleviare proprie tensioni e ansie o per raggiungere una sua gratificazione immediata".
"Ne ho parlato – continua - con il professor Andrea Fagiolini, dell'Università di Siena. I piromani, mi ha chiarito, sono attratti e si fissano spesso su istituzioni come i vigili del fuoco, sono consapevoli dell'antisocialità del loro comportamento, ma non riescono a resistere e cercano dunque di nasconderlo. Questo rende estremamente difficile, se non impossibile, individuarli prima che abbiano compiuto atti illegali. E' un comportamento diverso da quello di chi appicca dolosamente incendi per ricavarne un qualche vantaggio personale (assunzioni, finanziamenti per le attività di rimboschimento, anche fama individuale nelle attività di spegnimento). Tutto questo – conclude Rossi - non esclude il nostro impegno a investire tutte le risorse disponibili per rendere più difficile possibile il verificarsi di questi episodi, anche attraverso il potenziamento dell'educazione nelle comunità su malattie come la piromania, al fine di aiutare le famiglie a indirizzare coloro che dessero segnali di questa malattia ai servizi sanitari e psicologici più adeguati alle loro cure".
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