Club Scherma Cambiano: esordienti e il coraggio per dire "Io c'ero"
Spesso tecnici e allenatori si chiedono quando è il momento migliore per far iniziare l’attività agonistica ai propri allievi. L’esordio è un momento tanto importante quanto delicato poiché l’atleta si trova davanti un’infinità di ostacoli da dover superare ancor prima di iniziare a competere. Nello sport individuale queste difficoltà non si possono condividere con i compagni e diventa per tanto una sfida con loro stessi nel vincere timori, controllare le emozioni, caricare il proprio temperamento, dare il meglio di sé. Gli adulti (genitori e tecnici) osservano questo scenario da un loro punto di vista che è diverso da quello dei giovani atleti poiché costituisce un momento importante della loro vita in cui potranno scoprire il risultato delle loro fatiche, misurando la loro performance, affrontando nuovi avversari. In una gara di scherma di carattere nazionale l’atleta entra in un ambiente con centinaia di atleti, decine di pedane, arbitri, tecnici e accompagnatori. Gli altoparlanti che scandiscono i nomi dei tiratori per chiamarli alle pedane; si odono le grida degli schermidori mentre mettono la stoccata a segno o dopo la vittoria dell’assalto. C’è tensione nell’aria, quella tensione agonistica che tiene alto l’adrenalina fino a stordirci. A Ravenna e Treviso era questo lo scenario in cui si sono trovati gli atleti del Club Scherma Cambiamo, molti dei quali al loro esordio o, comunque, alle prime esperienze di gara. Hanno esordito a Ravenna nella spada: Bianca Bonechi, Ada Del Pasqua, Maria Vittoria Pierattelli e Bianca Maria Zanoboni, mentre Federico Gronchi era già al suo quarto nazionale. La loro vittoria era già stata quella di partecipare ad una gara così impegnativa dopo solo pochi mesi di scherma. Una gara è una grande esperienza da cui se ne esce sempre arricchiti a prescindere dal risultato conseguito poiché anche la sconfitta fa parte del percorso formativo. La paura (stress di gara) nasce quando l’atleta non si sente all’altezza per sostenere quella gara ed è quindi fondamentale dare loro degli obiettivi raggiungibili che ridimensionano questa loro visione per poi chiedere una prestazione più di rendimento che di risultato. Quando l’atleta sa di aver dato il massimo è felice anche dopo una sconfitta perché non ha nessuna remora e niente di cui rimproverarsi; quell’atleta non cercherà falsi alibi per giustificare la sua prestazione, anzi, valuterà con il proprio allenatore gli aspetti tecnici e i punti di debolezza su cui dover lavorare. Merito anche a Margherita Pallicca che ha esordito nel fioretto ai nazionali di Treviso insieme alle compagne di sala Benedetta Cristalli, Clara Mongason, Martina Ono e Elena Taddeini. Una nutrita squadra del Club Scherma Cambiano che sta crescendo nei numeri e come presenze nel nutrito calendario agonistico.
Fonte: Club Scherma Cambiano