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Azione Ncc: "Incostituzionale l'obbligo di rientrare in garage dopo ogni servizio"

“Sarebbe davvero masochista se l'Italia decidesse di mantenere quella norma perché non solo punirebbe, forse irrimediabilmente, migliaia di aziende e migliaia di consumatori, ma si espone al rischio di una multa da parte dell'Unione Europea. E' un provvedimento palesemente incostituzionale come ci hanno confermato i giuristi da noi consultati” così Giorgio Silvano Dell'Artino, presidente di Azione Ncc, l'associazione delle aziende di servizio di trasporto pubblico con conducente, spiega la contraddizione in cui s'è venuto a trovare il Legislatore italiano a proposito della norma dell'art. 29/1 quater della legge quadro per il trasporto di persone mediante autoservizi pubblici non di linea. Quella disciplina che prevede, nello specifico, che l'auto con conducente che svolge servizio di trasporto pubblico non di linea debba rientrare in deposito una volta finito il servizio e da quel deposito debba ripartire ogni volta che deve svolgere un nuovo trasporto.

“Lasciamo pure stare le ragioni che hanno portato alla genesi di una norma cervellotica come quella, che vanno trovate solo nella volontà di rendere il nostro lavoro più complicato e più costoso rispetto ad altri tipi di servizi di trasporto non di linea. Lasciamo pure stare le conseguenze in termini sia di costi economici che ambientali per imprenditori e cittadini – commenta Dell'Artino - . Ma è evidente che si tratta di un ostacolo ingiustificabile posto alla libertà di impresa che viola sia i principi della nostra Costituzione che quelli dei trattati dell'Unione Europea che, non va dimenticato mai, sono obbligatori per tutti i Paesi membri della Ue, quindi anche per l'Italia”.

“Non è un caso – continua il presidente di Azione Ncc – che quel vincolo sia stato via via sospeso di volta in volta fino a oggi, proprio perché è stato lo stesso legislatore a rendersi conto di aver scritto una norma incostituzionale. Nella relazione di accompagnamento infatti si può leggere che “scaturirebbero notevoli profili di criticità, sotto il profilo sia costituzionale che europeo” e che “la predetta disposizione contiene elementi fortemente restrittivi dei princìpi di libera concorrenza”. Per questo prima il provvedimento è stato sospeso, poi quella sospensione è stata prorogata di anno in anno”.

“Del resto – aggiunge Dell'Artino - ad avvisare che quella norma era illegale, oltreché sbagliata, già ci aveva pensato l'Autorità garante per la concorrenza e per il mercato invitando il Parlamento non solo a non applicarla, ma anche a disciplinare meglio tutto il settore”.

“Inoltre o la norma cambia o l'Unione Europea ci multerà – spiega il presidente di Azione Ncc – perché viola il principio cardine dell’Unione Europea che prevede un sistema che garantisca che la concorrenza non sia falsata nel mercato comune, come prevedono i Trattati Ue e come stabilito dalla stessa Corte di Giustizia Ue. Quei principi di libera concorrenza non possono essere elusi perché così si violerebbero i diritti dei cittadini sia nelle loro vesti di imprenditori sia in quelle di consumatori”.

“E' lecito auspicare che Governo e Parlamento non commettano altre illegalità e cancellino definitivamente quella norma incostituzionale. Altrimenti non solo commetterebbero un illecito, ma costringerebbero circa 2mila aziende Ncc della Toscana a chiudere con grave danno per l'economia regionale e per tutti i Toscani. Per questo motivi consegneremo al Governo e al Parlamento lo studio fatto dai nostri giuristi, perché se sbagliare è umano, perseverare non lo è e non può esserlo” conclude Dell'Artino.

Fonte: Ufficio Stampa

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