Spray al peperoncino, Bussolin (Lega Firenze): "Per ogni bomboletta distribuita un nome e cognome registrato"
Sullo spray al peperoncino e le polemiche nate dopo la tragedia della discoteca di Corinaldo, ecco l'intervento del commissario fiorentino della Lega Federico Bussolin.
“Sono passati pochi giorni dai tragici eventi di Corinaldo, quanto basta però per porre al centro del dibattito la famosa bomboletta di spray al peperoncino.
Come saprete la Lega anche a Firenze ha distribuito alle donne che si tesseravano una bomboletta spray in omaggio. Perché per una donna camminare sola la sera avendo uno strumento in borsa rappresenta non solo una difesa personale, ma anche una maggiore percezione di sicurezza per se stessa. Perché a Firenze Nardella sbandiera le telecamere, inizia raccolte di firme per attaccare il Governo ma, nei fatti, in questi cinque anni ha mancato di delineare un progetto a lungo termine in tema di sicurezza: difficile invertire una tendenza in qualche mese.
Difficile accusare la Lega di distribuire “armi” senza criterio: ogni bomboletta distribuita a Firenze corrisponde a un nome e un cognome che abbiamo registrato e che rimane in contatto con noi. Quando veniamo contattati sentendoci ringraziare perché in un episodio quella bomboletta ha aiutato una persona, mi ritengo soddisfatto del lavoro svolto, perché per noi prevenire è meglio che curare.
Ma chiariamo una questione: è una assurdità equiparare lo spray al peperoncino a un’arma bianca, come ha detto il calciatore Balotelli. La stolta moda dello spray agli eventi perdura da cinque anni, spesso per scopi di furto al fine di poter agire liberamente durante il caos. Dove erano le polemiche allora? Se assurdità chiama assurdità, rispondo chiedendomi cosa dovremo farne dei coltelli da cucina, o delle forbici, se un malintenzionato o un idiota decidono di utilizzarli nel modo sbagliato: ne proibiremo la vendita? La verità è che per lo spray al peperoncino, così come per le pistole, la polemica non sussiste: il problema è e sarà sempre chi sta dietro l’arma, e non viceversa”.