Rossi al convegno sulla cronicità: "Necessario un patto per la sanità tra istituzioni, operatori e cittadini"
"Una delle più grandi infrastrutture civili del nostro Paese, la legge che ha istituito il Servizio sanitario nazionale, compie 40 anni. Il mio augurio è che in questa occasione le forze politiche possano tornare a discutere tra loro per rilanciarla e tra i temi c'è anche la mancanza di una legge che garantisca l'assistenza alla cronicità di tutti i cittadini. Tutti gli altri Paesi hanno un fondo appropriato per questo. Noi invece mettiamo toppe: è il momento di dare una soluzione a questo problema".
Lo ha detto il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, intervenendo questa mattina ad un forum sui percorsi della cronicità organizzato dall'associazione Motore Sanità al Grand Hotel Mediterraneo di Firenze.
"L'impianto della legge – ha proseguito la sua riflessione Rossi - è stato sufficientemente forte da tenere, grazie all'attenzione dei governi che si sono succeduti e all'impegno degli operatori. La presa in carico, il curare come missione fondamentale è la cultura del nostro Paese, antropologica, cristiana, costituzionale. Inoltre questo sistema ha dimostrato di costare poco e curare bene. La sua tenuta si deve all'insieme di tutti questi fattori. La stessa Corte Costituzionale ha detto che il Ssn ha contribuito al risanamento dei conti".
"Ora però – ha aggiunto Rossi - il Servizio sanitario nazionale ha bisogno di essere riformato, dopo aver subìto diversi colpi negli ultimi tempi. E' cresciuta la sofferenza nel mondo degli operatori, che da dieci anni aspettano il rinnovo dei contratti e che rappresentano una componente fondamentale per ripartire. La sanità funziona se facciamo un patto fra questi tre soggetti: istituzioni, operatori, cittadini. Qualcosa ora si sta muovendo, ma ci sono spinte verso corporativismi che diventano distruttivi. Bisogna che il governo dia più finanziamenti alla sanità, che è un fatto eminentemente politico, perché solo la politica può costruire un patto".
"Tuttavia – ha ribadito ancora il presidente - questa grande infrastruttura civile, sociale, di progresso va rilanciata nel secolo nuovo. E' il momento di ritoccare alcune cose: non solo colmare una lacuna come quella della cronicità, ma, a mio parere, va per esempio rivisto e analizzato il tema dell'intramoenia, perché l'opzione privata è quella a cui oggi si avvicina chi sceglie di fare il medico. Dobbiamo recuperare il senso etico di questa professione, altrimenti si scredita il servizio agli occhi dei cittadini".
"Il mio augurio – ha concluso Rossi - è che questo sia un anno di discussione per il Servizio sanitario nazionale, e questo di oggi è un contributo importante alla discussione. Abbiamo bisogno di un protagonismo degli operatori, che si facciano carico della tenuta del Ssn".
Saccardi: "I valori fondanti di questo sistema sempre attuali"
"L'occasione dei quarant'anni del Servizio sanitario nazionale ci dà l'opportunità di fare il punto della situazione, capire se oggi questo sistema ha ancora un senso, oppure come possiamo cambiarlo o declinarlo diversamente. Tutti i valori fondanti di questo sistema sono sempre attuali, hanno un filo culturale che li lega, e ancora oggi devono essere asse portante di un sistema che vede al centro i diritti del cittadino, qualunque sia la sua condizione, il colore della sua pelle, la sua religione, il suo permesso di soggiorno". Con queste parole l'assessore al diritto alla salute e al sociale Stefania Saccardi ha chiuso la prima mattinata di lavori del convegno "I percorsi della cronicità", organizzato al Grand Hotel Mediterraneo da Motore Sanità, con il patrocinio della Regione Toscana, in occasione dei quarant'anni della legge 833 che ha istituito il Servizio sanitario nazionale.
"Quelli su cui si fonda il Ssn sono ancora princìpi da conservare, da non dimenticare mai - ha proseguito Saccardi - Magari, da declinare meglio. Ed è necessario ribadire che quei princìpi sono ancora validi, perché segnali di arretramento purtroppo ci sono. Diceva il sindaco La Pira che la cultura è un progetto di uomo. Oggi esiste un problema culturale, in una comunità che pare arrendersi a una visione sempre più individualista, che costruisce muri anziché ponti. E la legge 833, che afferma princìpi di solidarietà e uguaglianza nell'accesso alle prestazioni, oggi vive momenti di grande difficoltà. Oggi - ha sottolineato l'assessore - abbiamo un Paese che va a diverse velocità, e l'autonomia differenziata che anche la Toscana si sta avviando a chiedere è il segnale di una grandissimo fallimento politico: una scelta sbagliata, ma per certi versi obbligata".
"Perché le Regioni devono essere lasciate a scannarsi tutte le volte che si discute del riparto del Fondo sanitario nazionale o della mobilità? - insiste Stefania Saccardi - Le Regioni vengono lasciate sole e aumenta l'aspirazione all'autonomia differenziata. Io cerco di avere uno sguardo più largo: si sta meglio in una regione se si sta meglio nel Paese. Su questo - suggerisce - il governo potrebbe riappropriarsi di un ruolo, come anche potrebbe esercitare un ruolo nel metterre sanità e politiche sociali in un unico grande contenitore. E invece si immagina di mettere 9 miliardi sul reddito di cittadinanza: una filosofia che abbatte il senso di responsabilità dell'individuo e depotenzia i servizi. Assistenzialsimo allo stato puro".
"Un sistema equo, sia sanitario che sociale - ha detto ancora l'assessore -, risponde in base al bisogno. E se non faccio un lavoro sull'appropriatezza, tra qualche anno sono punto e a capo. Dobbiamo lavorare sull'idea di sistema e di presa in carico delle persone, l'idea delle reti. Questo è un sistema che ha un valore assoluto, che non possiamo permetterci di far scricchiolare neppure per un secondo. Ma dobbiamo governarlo, la sfida la vinceremo se la vinceremo tutti insieme. E' fondamentale l'alleanza auspicata dal presidente Rossi nel suo discorso di apertura. Dobbiam o - ha concluso Saccardi - sentirci tutti responsabili del buon andamento e del mantenimento del sistema, ognuno - amministratore, operatore, cittadino - deve sentirsi un pezzo del sistema. Sono princìpi che dobbiamo sempre ricordare e riaffermare nel nostro lavoro di tutti i giorni".