Com'è cambiata la fruizione della musica? Tutti i dati aggiornati sull'industria musicale
Com’è cambiata la fruizione della musica nel corso degli anni? E quanto vale l’industria musicale? Ce lo spiega, in un recente approfondimento arricchito da un’infografica, Recovery Data, condividendo con noi alcune ghiotte statistiche su un business in continuo mutamento, la cui trasformazione vale miliardi di euro.
Come si ascolta la musica oggi
Cominciamo con uno sguardo sulle statistiche sulla fruizione dei contenuti musicali. Secondo Recovery Data, azienda di recupero dati da dispositivi digitali, l’utente medio utilizza dei supporti differenti per poter ascoltare la musica, con una consolidata prevalenza per la radio (87%, con una quota crescente – 35% - del digitale), e per lo streaming video (75%), e con statistiche non certo marginali per quanto concerne lo streaming audio (45%, con un 27% a pagamento) e il supporto fisico (prevalgono ancora i CD, con il 32%, ma risulta di interesse scoprire una nicchia in crescita sul fronte dei vinili, con il 17%).
Complessivamente, il tempo trascorso in una settimana ad ascoltare musica si mantiene su livelli soddisfacenti, sfiorando le 18 ore.
Dove e quando si ascolta musica
Tracciata una prima panoramica sul supporto usato per ascoltare la musica, cerchiamo di capire dove e quando si ascolta la musica. In tale contesto, prevale ancora l'automobile (66%), considerato il suo frequente uso per i tragitti da e verso il luogo di lavoro. Simile è la statistica dell’ascolto a casa, con il 63% delle persone che lo fa per rilassarsi e il 54% che lo fa mentre cucina o sistema casa.
Non solo: si ascolta molta musica anche quando si sta andando a lavoro o a scuola (54%) o mentre studiamo o lavoriamo (40%), o ancora mentre si fa attività fisica (36%) e prima di andare a dormire (19%).
Quanto vale il mercato della musica
Per quanto attiene il valore dell’industria musicale globale, il report ci segnala come il mercato sia in crescita per il terzo anno consecutivo, con un incremento dell’8,1% rispetto all’anno precedente. Per macro aree, il trend più dinamico si registra nel Sud America (+17,7%) e nel Nord America (+ 12,8%). Più tenui, ma pur sempre con uno stabile segno positivo, sono gli sviluppi nella macro area Asia – Australia (+ 5,4%) e Europa (+ 4,3%). In totale, i ricavi ammontano a quasi 15 miliardi di euro.
Sul lato della provenienza di tale valore, si allarga la forbice tra lo streaming e i supporti fisici. Da qualche anno lo streaming è la fonte di ricavo maggiore per l’industria musicale, con il 38% della quota mercato (5,6 miliardi di euro, + 41,1% rispetto al 2016), davanti al 30% dei supporti fisici (4,5 miliardi di euro, - 5,4% rispetto al 2016). In flessione del 16% il business dei download, per 2,4 miliardi di euro (- 20,5% rispetto al 2016), mentre la quota rimanente è pari a 2,3 miliardi di euro.
Da tali statistiche, emerge dunque il vero e proprio boom dello streaming, supportato prevalentemente dal ricorso allo smartphone, con il 90% degli utenti che ascoltano musica con un dispositivo mobile come i cellulari di nuova generazione.
Si noti tuttavia come ogni fascia di età anagrafica lo faccia in misura differente. I più affezionati allo streaming con lo smartphone sono infatti i giovani tra i 16 e i 24 anni (84%), davanti a coloro che hanno tra i 25 e i 34 anni (78%). Man mano che sale l’età, diminuisce invece la quota di coloro che usano lo smartphone (anche) per ascoltare musica in streaming, con una flessione al 64% per i 35-44enni, al 53% per i 45-54enni e al 30% per i 55-64enni.