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Eduardo De Filippo 'incontra' Pirandello al Teatro del Popolo di Castelfiorentino

Pirandello nostro contemporaneo? Sembra un ossimoro per un autore che usa un linguaggio in qualche modo arcaico, e che pone i suoi personaggi in contesti che spesso paiono superati. Ma allora perché lo scrittore siciliano, ancora oggi, è così rappresentato e rappresentativo? Senz’altro proprio perché, ora come allora, parla in profondità a noi, di noi esseri umani, che sempre di più abbiamo perso la dimensione più intima delle cose, concedendo alla superficialità del mondo tutte le nostre più segrete ambizioni.

Ed è quello che succede appunto a Michele Crispucci, protagonista de L’abito nuovo, che Michelangelo Campanale, della compagnia pugliese La luna nel letto, ha deciso di mettere in scena avendo come protagonista d’eccezione Marco Manchisi e che andrà in scena al Teatro del Popolo di Castelfiorentino martedì 4 dicembre alle 21.00.

Il testo e lo spettacolo nascono nel 1935 dalla collaborazione tra il giovane Eduardo De Filippo e il maestro Luigi Pirandello, dialogato in due atti e tre quadri, che andò in scena per la prima volta nel 1937 al teatro Manzoni di Milano.
Il loro progetto nacque intorno all’omonima novella di Pirandello, che Eduardo individuò come adatta ad una trasposizione teatrale e che segnò in qualche modo il distacco di Eduardo dal fratello Peppino, alla ricerca di un teatro più profondo, meno di evasione. Purtroppo Pirandello morì durante la stesura definitiva del testo e non vide mai la sua rappresentazione.

La vicenda ha come protagonista lo scrivano Michele Crispucci, un personaggio grigio come l’abito che da sempre indossa e che, partendo da un’umile condizione sociale, non accetta, per lui e la figlia che si deve di lì a poco maritare, la cospicua eredità della moglie, che lo ha lasciato da tempo per diventare Celie Buton, una famosa soubrette che, tornata in città, morirà calpestata dai cavalli.
Non la gradisce affatto, come vorrebbero fortemente tutti quelli che gli stanno intorno, per non perdere la sua dignità e la sua onestà. Ma infine, nonostante tutto, è proprio quel suo amore profondo per la moglie, intravista nella figlia, che con lucida follia gli farà accettare il cambiamento del suo vecchio vestito in uno nuovo, ora che se lo può permettere, trasformandolo in una sorta di eroe, folle e disilluso suo malgrado, perfettamente in linea con il mondo che purtroppo sia lui, sia noi, abbiamo sotto gli occhi.

Come si vede, i temi di Pirandello ci sono tutti: la difesa della propria identità contro la maschera fasulla che gli altri ci vogliono fare indossare, la follia che sola è in grado di percepire la verità, il teatro nel teatro, l’attaccamento “alla roba” (i soldi, il possesso…), ma soprattutto la dignità, come supremo onore da difendere e da perdere venendo a patti con la vacuità del presente, che come ben sappiamo è anche alla base del teatro di Eduardo.

Fonte: Giallo Mare Minimal Teatro - Ufficio Stampa

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